Il dossier dell'associazione Casa al Plurale ha analizzato le spese correnti, ma anche il costo del personale: "Per una struttura che ospita persone con gravi disabilità, il Campidoglio stanzia 144,15 euro al giorno per ciascun ospite contro i 248,59 necessari". Il presidente: "Se si vogliono strutture con professionisti, devono essere stanziati più soldi"
Quanto costa una casa famiglia? Pensate alle spese di un’abitazione normale: affitto, bollette, alimenti, pulizie. Poi aggiungete i soldi che servono a coprire gli stipendi degli educatori, degli assistenti, degli operatori sanitari. Per questo l’associazione Casa al Plurale ha deciso di presentare un dossier che riporta per filo e per segno le spese mensili necessarie a sostenere le 13 tipologie di case famiglia presenti a Roma. E i numeri parlano chiaro. Per una struttura che ospita persone con gravi disabilità, il Comune stanzia 144,15 euro al giorno per ciascun ospite contro i 248,59 calcolati da Casa al Plurale.
Nella gran parte dei casi queste persone hanno bisogno di assistenza 24 ore su 24 e di cure mediche quotidiane. Sono bambini e ragazzi rimasti orfani dei genitori e che non hanno trovato qualcuno disposto a occuparsi di loro tramite adozione affidamento. Per la fascia 0-18 anni (casi di bambini maltrattati, fuggiti dalla guerra) gli stanziamenti sono bloccati dal 2009: 174 euro al giorno contro i 69,75 euro che arrivano dal Campidoglio. La situazione non cambia, anzi peggiora, quando passiamo alle case famiglia che ospitano donne in difficoltà con i loro bambini. In questo caso per le madri non è previsto alcun sostentamento (tranne che per i primi sei mesi di permanenza), mentre per i minori viene corrisposta una retta di 12,68 euro al giorno.
Secondo quanto riportato dal dossier a pesare di più è il costo del lavoro, che rappresenta il 73% della spesa totale. E a rimetterci sono proprio gli operatori: con i soldi che arrivano dal Comune gli assistenti sociosanitari verrebbero pagati 1,54 euro netti all’ora, contro i 21,17 euro previsti dal ministero del Lavoro. “Abbiamo fatto i conti fino all’ultima virgola” dichiara Luigi Vittorio Berliri, presidente di Case al Plurale. “Se volete le case famiglia con i professionisti, questi sono i soldi che vanno stanziati” ha detto durante la presentazione dello studio, rivolgendosi a Rita Visini, assessore alle politiche sociali della Regione Lazio, e a Francesca Danese, assessore alle politiche sociali del Comune di Roma, entrambe presenti in sala. “So che siete al nostro fianco in questa battaglia – ha aggiunto Berliri – ma è tempo di trovare le risorse necessarie”.
Risorse che erano già state promesse un anno fa, quando durante un flash mob 870 associazioni avevano deciso di lanciare le chiavi delle loro case famiglia nelle acque di Fontana di Trevi. Ma le chiavi – per ora – sono ritornate indietro, perché gli 800mila euro che erano stati promessi dal consiglio comunale di Roma per garantire un futuro migliore ai 1500 minori e ai 380 disabili presenti sul territorio sono spariti nel nulla. Per questo il presidente dell’associazione ha lanciato un appello alle due rappresentanti delle istituzioni: “Basta promesse, abbiamo preparato alcune proposte da sottoporvi e che vorremmo realizzare nei prossimi tre anni”. Le richieste per il biennio 2015-2017 sono state messe nero su bianco: aumento del 30% delle rette per i minori e del 40% per i disabili, integrazione sociosanitaria, realizzazione di un vero budget per la salute.
Perché con i fondi attuali queste strutture stentano a sopravvivere: “Abbiamo fatto tutto il possibile – spiega Berliri – Ci siamo ridotti lo stipendio, abbiamo chiesto aiuto ai volontari e ai cittadini attraverso campagne di fund raising. Se si continua così saremo costretti a chiudere”. Dall’assessore Danese, però, arrivano parole rassicuranti: “Alcune delle vostre proposte sono presenti in un maxi emendamento quasi pronto”. L’assessore sembra condividere le politiche sociali dell’associazione, sia per quanto riguarda le madri (“Se non aiutiamo loro, non aiutiamo nemmeno i bambini”), che i minori (“Ci vogliono strategie pianificate, bisogna pensare a un iter formativo su misura per ogni ragazzo”). La chiusura lascia ben sperare: “Stiamo cercando gli 800mila euro e vi assicuro che per veder realizzate le vostre richieste non ci sarà bisogno di aspettare fino al 2017″.