La specialità campana intraprende ufficialmente l’iter per il prestigioso riconoscimento. La decisione finale sarà presa tra l’1 aprile 2015 e il 15 novembre 2016 con un negoziato che coinvolge oltre 160 Paesi
Una corsa lunga e difficile, verso un riconoscimento prestigioso che solo in pochi riescono ad ottenere. È quella iniziata per la pizza napoletana, ufficialmente scelta dalla Commissione Italiana per l’Unesco come unica candidata nazionale per questo periodo ad entrare nel Patrimonio Immateriale dell’Umanità. In realtà il nostro Paese porterà avanti anche l’arte della falconeria, che però verrà presentata come candidatura transnazionale.
Più precisamente è l’“Arte dei pizzaiuoli napoletani” che concorrerà ad entrare nel ristretto novero del Patrimonio, di cui attualmente fanno parte altre 6 entità del nostro Paese (la dieta mediterranea, la vite ad alberello di Pantelleria, l’opera dei Pupi, il canto a tenore, le macchine votive a spalla e l’arte del violino a Cremona) e dove altre specialità italiane sperano di entrare. La candidatura da parte della Commissione Nazionale è il primo passo di un negoziato planetario che coinvolgerà oltre 160 Stati: il relativo dossier sarà ufficialmente presentato alla sede dell’Unesco lunedì 30 marzo. Quindi, dall’1 Aprile 2015 al 15 novembre 2016, i valutatori indipendenti dell’Unesco saranno chiamati ad esaminare la proposta per decidere se promuoverla.
Questo riconoscimento alla pizza napoletana parte da lontano ed ha avuto un forte sostegno popolare, formato da celebrità e gente comune. Anche per questo la soddisfazione all’annuncio della candidatura è stata unanime: “La decisione della Commissione Nazionale Unesco ci riempie di gioia – ha dichiarato il Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina – soprattutto perché arriva a pochi giorni dall’inaugurazione dell’Esposizione Universale a Milano dedicata ai temi della nutrizione”. Una scelta con significati variegati: “Rappresenta il modo migliore per riaffermare l’importanza che il patrimonio culturale agroalimentare ha per l’Italia – prosegue Martina – si tratta di una decisione rilevante anche per contrastare quei fenomeni di imitazione di questa antica arte e rilanciare le tecniche tradizionali di produzione, tramandate di generazione in generazione”.
Anche la Coldiretti ha sottolineato l’importanza dell’inizio di questo iter per il nostro Paese: “Il riconoscimento dell’Unesco ha un valore straordinario per l’Italia che è il Paese dove più radicata è la cultura alimentare e la pizza rappresenta un simbolo dell’identità nazionale – ha sottolineato il presidente Roberto Moncalvo – è un modo di dare importanza ad una tradizione sostenibile, attenta alla naturalità, che parla di materie prime povere e d’ingegnosità umana, di genialità di donne e uomini che volevano trovare modi gustosi e sostanziosi per nutrire le proprie famiglie e la propria comunità”.