La vicenda penale è chiusa con l’assoluzione sancita dalla Cassazione di Amanda Knox e Raffaele Sollecito. Per il delitto di Perugia c’è un solo condannato: Rudy Guede, il cittadino ivoriano che sta scontando 16 anni per concorso in omicidio dopo aver affrontato il processo con il rito abbreviato che gli ha garantito uno sconto di un terzo della pena. A questo punto Guede resta l’unico responsabile dell’omicidio della studentessa e restano ignoti coloro che contribuirono alla morte di Meredith Kercher. E così il giorno dopo il verdetto degli ermellini sui due ex fidanzati ci si domanda quali potevano essere le decisioni possibili.
I tre scenari possibili
La prima era quella di conferma del verdetto della condanna inflitta ai due imputati dalla corte d’Assise di appello di Firenze: 28 anni e mezzo per Amanda e 25 per Raffaele. Se fosse andata così per il giovane pugliese sarebbe scattato l’arresto e per la cittadina statunitense una richiesta di estradizione che difficilmente gli Stati Uniti avrebbero soddisfatto. Il trattato tra il nostro paese e gli Usa è stato rinnovato nel 2006. Sarebbe spettato al procuratore generale della Corte d’Appello di Firenze chiedere al ministero della Giustizia di avviare le procedure di estradizione. Amanda avrebbe potuto anche scontare la pena in un carcere americano. La seconda era quella di un annullamento del verdetto e di un un nuovo rinvio ad altra corte di Assise d’appello. Sarebbe stato il terzo giudizio di secondo grado per gli imputati. Con un finale tutto da scrivere. La terza decisione, quella invocata e ottenuta dalle difese degli imputati, era l’annullamento della sentenza di condanna senza rinvio. Con la chiusura definitiva del caso.
Le tappe della vicenda
Meredith Kercher, studentessa inglese di 22 anni in Italia con la formula dell’Erasmus, viene uccisa a Perugia la notte tra il 31 ottobre e il 1° novembre del 2007 con una coltellata alla gola nell’appartamento che divide con Amanda Knox. Il corpo viene trovato il giorno dopo in camera da letto, coperto da un piumone. A occuparsi delle indagini è la polizia. Il 6 novembre in carcere finiscono Amanda, Raffaele Sollecito e Patrick Lumumba Diya. La studentessa di Seattle, all’epoca ventenne, è la coinquilina di Meredith e studia all’Università per stranieri di Perugia. Sollecito, 24 anni, pugliese, laureando in ingegneria, ha da un paio di settimane una storia con Amanda. Lumumba, 38 anni, originario dell’ex Zaire, dal 1988 vive in Umbria dove gestisce un pub in cui lavora Amanda. Tutti e tre si dichiarano estranei all’omicidio. Tre giorni dopo gli arresti il gip convalida i fermi. Successivamente gli investigatori della Scientifica trovano tracce del Dna di Meredith e Amanda su un coltello da cucina sequestrato a casa di Sollecito. Lumumba viene rimesso in libertà dopo che dalle indagini è emersa la sua estraneità al delitto. Nello stesso giorno viene arrestato Rudy Guede, ivoriano, bloccato dalla polizia a Magonza, in Germania, dopo che gli investigatori hanno individuato l’impronta di una sua mano insanguinata su un cuscino accanto al cadavere della studentessa inglese e a diverse tracce di Dna in casa.
Archiviato Lubumba, condanne per Knox, Sollecito e Guede
Archiviata la posizione di Lubumba il 19 giugno 2008 i pm di Perugia Giuliano Mignini e Manuela Comodi depositano l’atto di chiusura indagini. Per loro Mez è stata uccisa da Knox, Sollecito e Guede per futili motivi. Il 16 settembre il gup Paolo Micheli accoglie la richiesta di rito abbreviato per l’ivoriano. Il 18 ottobre i pm chiedono al gup di Perugia la condanna all’ergastolo per Guede e il rinvio a giudizio per Sollecito e la Knox. Il 28 ottobre il giudice per l’udienza preliminare condanna a 30 anni di reclusione Rudy e dispone il processo per i due fidanzati. Il 18 gennaio 2009 inizia il dibattimento per Sollecito e per la Knox. Il 5 dicembre la corte d’Assise di Perugia, escludendo le aggravanti, condanna Knox a 26 anni di carcere e Sollecito a 25. Il 22 dicembre la corte d’Assise d’Appello riduce da 30 a 16 anni la pena inflitta al cittadino africano. Concesse le attenuanti generiche. Il 4 marzo 2010 nelle motivazioni depositate si legge che Amanda e Raffaele hanno ucciso spinti da un movente “erotico, sessuale, violento”. Il 22 marzo i giudici motivano la condanna di Guede scrivendo che “concorse pienamente” all’omicidio Kercher.
La svolta in appello con la nuova perizia sul Dna
Il 24 novembre si apre il processo d’appello per Amanda e Raffaele. Il 16 dicembre la Cassazione conferma la condanna a 16 anni per l’ivoriano che diventa così definitiva. Il 18 dicembre la Corte d’Assise d’Appello di Perugia accoglie la richiesta delle difese per una nuova perizia del Dna presente sul coltello considerato l’arma del delitto e sul gancetto del reggiseno di Mez. Gli accertamenti tecnici, diranno sei mesi dopo i consulenti della Corte, “non sono attendibili“. Il 4 ottobre 2011 la corte d’Assise d’appello assolve i due imputati per l’omicidio “per non avere commesso il fatto” e ne dispone la scarcerazione. Il 15 dicembre 2011 i giudici di secondo grado motivano la loro decisione sostenendo che i “mattoni” su cui si è basata la condanna “sono venuti meno”: c’è una “insussistenza materiale” degli indizi, dalle tracce di Dna all’arma del delitto.
Il processo arriva in Cassazione due volte
Il 25 marzo 2013 il processo ad Amanda e Raffaele approda in Cassazione. Il pg chiede l’annullamento della sentenza di assoluzione, definita un “raro concentrato di violazioni di legge e di illogicità”. Il 26 marzo 2013 la Suprema corte annulla la sentenza di secondo grado e rinvia alla Corte d’appello di Firenze per un nuovo processo. Il 26 novembre il pg Alessandro Crini chiede condanne a 30 anni per Knox e 26 per Sollecito. Il 30 gennaio 2014 la Corte d’Assise d’appello di Firenze condanna a 28 anni e sei mesi e 25 anni la Knox e Sollecito per il quale viene anche disposto il divieto di espatrio. Il 29 aprile vengono depositate le motivazioni della sentenza di condanna. Il 25 marzo 2015 comincia il processo, il pg chiede la conferma della condanna degli imputati. Ieri il verdetto: assolti per sempre.