Heart&SpineNella sua patria, il Portogallo, è considerato un talento della nuova scena musicale: Frankie Chavez è un chitarrista che si distingue per le sue innovative accordature grazie alle quali riesce a unire le tradizionali melodie malinconiche portoghesi con i riff blues. Il risultato è riscontrabile nel suo secondo disco intitolato Heart & Spine, composto da 13 brani registrati a Lisbona tra lo studio Praça das Flores della Valentim de Carvalho, la storica etichetta portoghese, e la Mimosa da Lapa, un’antica, tradizionale, drogheria di quartiere. Già perché Frankie della sua terra natia si porta dietro il sole, il vento e il mare che sono sempre presenti nelle sue canzoni. Il 26 marzo parte dal Locomotive Club di Bologna la sua tournée nel nostro paese, l’abbiamo intervistato per conoscerlo più da vicino.

Frankie, cosa ti ha portato a dire un giorno: “Voglio fare il musicista”?
Ho cominciato a strimpellare con la chitarra a 9 anni, ma da quel che ricordo sono cresciuto ascoltando musica. Dapprima i vinili di mio fratello: a quel tempo ascoltavo AC/DC, Pink Floyd, Jimi Hendrix, Rolling Stones, Eric Clapton, Ramones, Fleetwood Mac, band portoghesi come Xutos e Pontapés, Peste & Sida. Col passare del tempo, ho iniziato a esercitarmi con la chitarra, e a cercare di suonare le canzoni che mi piacevano di più per imparare. Ma non ho mai pensato che un giorno sarei diventato musicista. La musica era più un hobby, ma in seguito, durante gli anni dell’università ho cominciato a esibirmi dal vivo, avendo parecchie band nelle quali militavo ed è stato in questo modo che la musica ha cominciato ad avere maggiori probabilità che diventasse la mia occupazione principale.

Chi è oggi Frankie Chavez?
Frankie Chavez è il mio personaggio musicale. Qualcuno che suona la chitarra, che gradisce la musica fatta con strumenti reali, il blues e il rock and roll.

Come descriveresti la tua musica e il tuo stile?
La mia musica è, appunto, una miscela di rock and roll e blues, e la chitarra è lo strumento principale. Prima di essere un songwriter sono un chitarrista, così le mie canzoni sono anche il risultato dei miei esperimenti con la chitarra. Questo però non significa che ascolto soltanto un tipo di musica. A mio parere una buona canzone è quella che crea emozioni in chi l’ascolta: gioia, felicità, collera, tristezza, lo stimolo a ballare.

I testi come nascono e quali storie raccontano?
Le mie canzoni raccontano solitamente storie che ho vissuto in prima persona o situazioni che ho sperimentato… Per esempio Sweet Life (quarta traccia del disco, ndr) parla di un periodo particolare della mia vita, legato anche alla crisi economica che ha attraversato il mio Paese. Il tasso di disoccupazione stava raggiungendo livelli record, tanto che molte persone hanno cominciato a lasciare il Paese, in cerca di nuove opportunità. E poi l’aumento delle tasse, il morale basso, un miglioramento al di fuori della portata di tutti. Fattori che mi hanno portato a mettere a fuoco la mia attenzione sulle cose buone che accadevano, evitando di cadere in depressione. Fight (la canzone che apre il disco, ndr) incita a non rassegnarsi, a raggiungere lo scopo che ci si è prefissati, combattendo.

Negli ultimi anni c’è un panorama musicale vasto, dovuto alla grande visibilità che offre il web e al self-made: quali sono le tue considerazioni?
Penso che la tecnologia permetta di fare parecchie cose. Ad esempio la gente a Sydney può condividere immagini con qualcuno a Lisbona in un batter d’occhio… una cosa impensabile fino a qualche anno fa. Al giorno d’oggi ognuno può sviluppare una fan base in altri Paesi senza l’esigenza di avere alle spalle un’etichetta importante. Ci sono piattaforme che contribuiscono a costituire un fondo per i progetti indipendenti quali i siti crowdfunding, permettendo a un artista indipendente di ottenere i fondi per registrare un album, o per stampare un libro o per produrre un film. Il lato negativo è rappresentato dal fatto che la tecnologia permette anche di far scaricare un disco, un film o un libro gratuitamente. Essere un artista indipendente, senza alcun supporto di sostegno, è davvero difficile.

Scrivere in inglese per te è una scelta stilistica?
Ho sempre ascoltato musica anglosassone, più di quanta ne abbia ascoltata in portoghese o in qualunque altra lingua. È stato dunque naturale scrivere le mie canzoni in inglese.

Quando hai una tournée come viaggi? E cosa ascolti durante i tuoi spostamenti?
Solitamente viaggio in aereo, ma poi per i piccoli spostamenti ci muoviamo con un van. Mi piace ascoltare la musica originaria dei luoghi in cui mi trovo. Ma i miei preferiti sono i Rolling Stones, The Ringo Jets, Jack White e i Queens of the Stone Age.

Ci sono questioni politiche che ti stanno particolarmente a cuore?
La corruzione, l’abuso di potere e l’ambiente sono argomenti per i quali nutro una spiccata sensibilità. Mi piacerebbe che venisse promosso il merito e si uscisse dalle logiche in cui prevalgono le ‘conoscenze’ di personaggi importanti o influenti. Permettendo alle persone di vivere facendo quel che più l’aggrada.

Queste le date del tour di Frankie Chavez in Italia:
domenica 29 Marzo Locomotive Club, Bologna
lunedì 30 Marzo The Brothers, Grezzana (VR) (in solo acustico)
giovedì 2 Aprile Centro Candiani, Mestre (VE)
venerdì 3 Aprile Bloom Mezzago (MI)
sabato 4 Aprile The Cage Theatre, Livorno
giovedì 16 Aprile Teatro Quirinetta, Roma
sabato 18 Aprile Flog, Firenze

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