“Mi capita spesso, la mattina, di svegliarmi provando una forte nostalgia per Funchal”, così si apre la prefazione del libro Memorie dell’Europa Calcistica (a cura di Federico Mastrolilli, Edizioni InContropiede, 2015, p. 116), per poi concludersi con la seguente frase: “Perché io, a Funchal, non ci sono (ancora) mai stato”. Perché la nostalgia che percorre i dieci racconti di calcio e vita del libro, a volte intimi altre intimisti, e che fa da trait d’union tra i diversi ricordi dei dieci autori, è una nostalgia calcistica tutta particolare, proiettata al futuro, a quello che non c’è ancora e forse non ci sarà. Per questo il libro si discosta dalla classica antologia calcistica per diventare qualcosa di completamente diverso, nonostante l’assonanza, e cioè una hantologie del pallone, intendendo con il termine quell’ontologia del non essere che per Jacques Derrida era il fantasma del passato che impregna il presente.
I racconti del libro sono ricordi di viaggi, trasferte, infanzie vissute realmente o forse no in giro per l’Europa. Amori mai consumati a Barcellona, kotlet shabowy messe a cuocere in improbabili appartamenti di Varsavia, birrerie che forse non sono mai esistite a Norimberga, sono il dietro le quinte e il primo piano di narrazioni che poi hanno per protagonisti partite, calciatori e allenatori, sciarpe e tifosi, curve e interi stadi. Memorie dell’Europa Calcistica è il nono libro pubblicato dalla piccola ma combattiva casa editrice InContropiede, fondata due anni fa da Alberto Facchinetti e Nicola Brillo. “Lo sport (il calcio soprattutto) come protagonista o come sfondo su cui ambientare le storie. L’obiettivo quello di riuscire un giorno a dare alla letteratura sportiva una dignità che spesso in Italia non è riconosciuta”, spiegano i due a proposito della loro piccola realtà editoriale.
Questa hantologie calcistica è il primo volume della collana Lacrime di Borghetti, che prende il nome dal noto sito. Un blog la cui dedica tutta programmatica è al Magico Gonzalez, purissimo talento salvadoregno degli anni ’80, forse il giocatore più forte al mondo, tanto che Maradona l’ha definito l’unico più bravo di lui, ma che la pigrizia e la dissolutezza hanno portato ad avere una carriera senza rimpianti nel calcio minore. “Nel blog c’è un approccio integrale al calcio e alla vita che non abbiamo mai tradito e che è basato sul disincanto, sulla suggestione, sulla nostalgia, sul dilettantismo. Sulla consapevolezza che, nelle nostre condizioni, non potevamo che apprezzare chiunque sul rettangolo verde avesse deciso che era più onorevole sprecare il proprio talento, piuttosto che venderlo per un pugno di voti dei giurati di France Football”, lo descrive Federico Mastrolilli, il suo fondatore.
E così nelle Memorie dell’Europa Calcistica, il pallone rotola secondo imperscrutabili traiettorie tra un racconto e l’altro in quello che è un vero e proprio “Erasmus immaginario del pallone”. Brighton, Sion, Istanbul, Anversa, Dunfermline, Lione, Utrecht sono i luoghi delle pasticcerie dove sono impastate queste piccole madeleine calcistiche, dove si ricerca uno stile di scrittura che riesca ad affrancarsi tanto dal racconto tecnico e scientifico quanto dallo storytelling retorico ed emotivo che da sempre si sono imposti nel calcio. Un esperimento di letteratura calcistica che cerca canoni espressivi autonomi e autosufficienti, un tentativo di restituire una dignità letteraria al pallone a oramai diversi anni di distanza dalle opere dei maestri sudamericani. In comune con quelle storie, che arrivarono a noi esotiche e lontane raccontando di indigeni e marinai, eserciti e dittature, c’è l’approccio integrato tra calcio e vita, oltre alla predilezione per un calcio marginale. La differenza è nei luoghi e nei tempi vissuti dagli autori, che sono i nostri.