La signora non ritiene che sia stata fatta giustizia sulla morte di sua figlia: "Non c'è una soluzione del delitto. Finisce tutto così, con un punto interrogativo". Diverso il pensiero di Giulia Bongiorno, legate di Sollecito, che soddisfatta afferma: "Chi sbaglia paga. Però, non chiunque paga"
La madre di Meredith non ci sta. Dopo l’assoluzione di Raffaele Sollecito e Amanda Knox dall’accusa di concorso nell’omicidio della figlia – uccisa a Perugia la notte tra il 31 ottobre e il 1° novembre del 2007 con una coltellata alla gola – punta il dito contro la sentenza della Cassazione: “Sono rimasta molto sorpresa. Sono tuttora sotto choc. Quei due giovani erano stati condannati già due volte da tribunali differenti per l’omicidio di Meredith. Non mi aspettavo che ora sarebbero stati definitivamente assolti. Non riesco a capire la motivazione“.
Airline Kercher – intervistata da Repubblica – non ritiene che sia stata fatta giustizia: “Volevamo sapere chi l’ha uccisa e vedere punito il colpevole o i colpevoli. Invece, dopo otto anni, siamo tornati alla casella di partenza”. Per la donna, privata della figlia da 8 anni, nessuno sembra in grado di arrivare alla verità: “Cosa è successo quella sera? Chi c’era con lui – Rudy Guede – quella notte?”. E non risparmia la sua delusione nei confronti dell’Italia, per come è stata gestita la vicenda: “La nostra famiglia ha sempre espresso fiducia nella giustizia del vostro paese. Adesso siamo delusi. Perché non c’è una soluzione del delitto. Finisce tutto così, con un punto interrogativo. E allora questo verdetto è una sconfitta del sistema giudiziario italiano”. E sulle dichiarazioni rilasciate da Amanda Knox, la donna preferisce non commentare: “Non voglio parlare di quella ragazza”. Un verdetto amarissimo, dunque, per la famiglia della studentessa inglese uccisa all’età di 22 anni.
Sul fronte Sollecito si esprime Giulia Bongiorno – legale dell’uomo, che aveva definito “sentenza mediatica” la condanna inflitta dalla Corte d’Assise d’appello di Firenze nel gennaio 2014 – che al Corriere della Sera confessa: “Questo processo mi ha cambiato”. L’avvocato esprime la sua perplessità sulle indagini: “Accanto ai tabulati telefonici abbiamo trovato epiteti, volgarità e insulti rivolti dagli operatori di polizia ai familiari di Raffaele, e ho capito che ci poteva essere animosità. Quello che è successo ha cambiato molto in me, come capire per la prima volta che non tutto è come dovrebbe essere”. La Bongiorno evidenzia l’attenzione dei media rivolta alla vicenda e il cambiamento di prospettiva da parte delle persone, che in un primo momento vedevano il suo assistito come “un orco“. Ma ci tiene a sottolineare: “Sia chiaro, il processo l’abbiamo vinto in aula”. Intervistata anche da Libero, il legale sottolinea la distione tra “la certezza della pena e la certezza delle responsabilità”, rimarcando ciò che la sentenza della Cassazione ha stabilito: “Chi sbaglia paga. Però, non chiunque paga”.
Rudy Guede – unico condannato a 16 anni con rito abbreviato in concorso per l’omicidio – si è espresso qualche giorno fa, prima della sentenza della Cassazione che ha assolto Sollecito e Knox. Le sue parole – raccolte dal suo avvocato Nicodemo Gentile e riportate a La Stampa – dimostrano l’unica volontà dell’ivoriano di andare oltre all’accaduto: “Voglio solo pensare al mio futuro. Voglio laurearmi ed essere dimenticato. In carcere ho preso il diploma in Scienze sociali e se Amanda e Raffaele sono liberi di rifarsi una vita, spero di poter fare altrettanto. Il caso è definitivamente chiuso anche per me”. A breve visto che l’uomo ha scontato metà della pena potrà accedere ai benefici di legge previsti come la semilibertà.