Passi per la chiusura di 455 sportelli, che l’amministratore delegato Francesco Caio derubrica alla voce “razionalizzazione”. Passi per la consegna di lettere e cartoline un giorno sì e uno no, purché la novità non riguardi più del 25% dei cittadini della Penisola. Ma le altre trovate con cui il numero uno di Poste Italiane conta di rimettere in sesto i bilanci del gruppo pubblico che si avvia verso la privatizzazione hanno suscitato non poche perplessità in seno all’Agcom. L’authority, in particolare, considera eccessivi gli incrementi tariffari proposti dal manager per la posta prioritaria e ordinaria. La decisione definitiva arriverà in maggio, al termine dei 30 giorni di consultazione pubblica sulle due delibere approvate sabato sera, e avrà un peso rilevante sui conti dell’azienda, che ha chiuso il 2014 con utili in calo del 79% (anche a causa della svalutazione della quota detenuta in Alitalia) e senza interventi rischia il rosso nel 2017.
Per Poste arriva (ma con l’astensione del consigliere Agcom Antonio Preto) un sostanziale via libera sul fronte della reintroduzione della posta ordinaria con consegna entro quattro giorni e della possibilità, a fronte della riduzione a 262 milioni del contributo pubblico per il servizio universale, di fare consegne a giorni alterni, come consentito dalla legge di Stabilità. Purché siano individuati “specifici criteri e indici di determinazione dei Comuni che potranno essere interessati dalla misura entro il limite massimo del 25% della popolazione” e “in funzione delle particolari circostanze, anche di natura geografica, che caratterizzano l’ambito del recapito postale sul territorio italiano”. Preto ha poi fatto sapere di essersi astenuto “perché ritengo che la proposta debba essere verificata con la Commissione europea” visto che “la direttiva europea sui servizi postali prevede l’obbligo di recapito per un minimo di cinque giorni a settimana nell’ambito del servizio universale e ciò anche nelle zone remote e scarsamente popolate. La direttiva stabilisce che la riduzione di frequenza può essere autorizzata dall’Autorità di regolazione solo in circostanze o per condizioni geografiche eccezionali”.
Il consigliere Preto si è astenuto sulla proposta di ridurre le consegne: “La direttiva Ue prevede obbligo di recapito per minimo 5 giorni su 7” 
I consiglieri hanno poi rivisto al ribasso gli adeguamenti delle tariffe sollecitati da Caio: troppi, hanno decretato, 1 euro a lettera per l’ordinaria e 3 euro per la prioritaria. Nel documento sottoposto a consultazione si legge che la forchetta di prezzo, per la prima tipologia, dovrà andare al massimo da 0,80 euro a 0,95 euro, sulla base della “verifica dell’andamento dei volumi e del rispetto degli indici di qualità del recapito da parte dell’Autorità”. Quanto alla posta prioritaria, la decisione è rimandata ma il prezzo “sarà fissato nel rispetto dei principi di equità e ragionevolezza prevedendo strumenti di verifica della qualità, anche – avverte l’Autorità – attraverso un meccanismo di rimodulazione proporzionata verso il basso dei prezzi laddove dovesse essere riscontrato un degrado non occasionale della qualità con riferimento ai giorni di avvenuto recapito”. Poste potrà comunque “arricchire l’offerta con servizi innovativi a valore aggiunto”, quali la tracciabilità, “al fine di migliorare la certezza sui tempi di recapito”.
“Le due decisioni messe a consultazione e nate dalle due istanze di Poste Italiane”, scrive l’Agcom, “mirano da un lato, a ridurre (modalità di recapito) o coprire (prezzo del servizio postale universale ordinario) il costo di offerta del servizio, garantendo la soddisfazione dei mutati bisogni dei cittadini e dei consumatori, dall’altro, a offrire una maggiore flessibilità alla società nella formulazione delle offerte alla clientela, per testare nuove formule che diano risposta alla minore domanda dei servizi tradizionali di corrispondenza e possano invertire la tendenza di forte calo nei volumi”. Che negli ultimi quattro anni è stato del 10% medio annuo, mentre “la spesa media mensile pro-capite in servizi di corrispondenza è passata da 4 euro nel 2010 a 2 euro nel 2014, con un impatto significativo sui costi del cosiddetto “diritto a comunicare”, sotteso al servizio universale”. Di qui “la riflessione sulla trasformazione del settore e il rilancio del mercato”, “ancora più importante in Italia per accompagnare Poste Italiane verso la privatizzazione”.
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