Di fronte ad eventi angosciosi legati alla “variabile umana“, individuale o collettiva, sorgono comunemente alcuni interrogativi: è possibile comprendere il senso di quello che è successo? E quanto sarebbe stato possibile prevederlo e prevenirlo. La ricerca di un “principio di coerenza“, urge dentro di noi fin dall’infanzia, la consequenzialità logica favorisce la prevedibilità e la sicurezza. Viceversa la complessità della mente umana rende spesso questo compito difficile. La motivazione profonda che spinge le persone verso il “Bene” o verso il “Male”, non è facilmente comprensibile e in questo consiste il bello e brutto della variabile umana. In alcune occasioni si può solo ipotizzare che una persona potrebbe mettere in atto azioni potenzialmente dannose, ma è impossibile immaginare il quando e il come, se non a cose avvenute.
Le persone sulle quali possiamo azzardare maggiori previsioni sono proprio coloro che esprimono un malessere, in altre parole manifestano un disturbo mentale e lo rendono esplicito. Ben più numerosi sono coloro che, per timore di perdere lo status di normalità, celano a se stessi e agli altri la loro problematicità, quindi, paradossalmente, gli “atti di follia” sono più frequenti nelle persone cosiddette “normali”. Nuclei mentali distruttivi, possono crescere dentro di noi, scissi dalla coscienza ordinaria. Questi nuclei possono rimanere silenti per tutta la vita, con disagi più o meno manifesti, o possono, improvvisamente, attivarsi sotto forma di comportamenti fuori controllo. Non riesco ad immaginare una madre che “decida consapevolmente” di nuocere al proprio bambino e che dica a se stessa in maniera lucida “ora vado di là e lo faccio fuori”, o un pilota che pensi “ora mi butto giù con l’aereo e tutti i passeggeri”.
Siamo di fronte a stati mentali molto particolari, lontani dalla piena consapevolezza di un atto deliberato che ha dietro un pensiero lucido ed una emozione adeguata. Ma è anche vero che ognuno di noi può provare mille volte nella vita sensazioni simili, senza che prendano mai la via della concretezza. I profondi abissi in cui possiamo a volte cadere, sono l’altra faccia della medaglia che mostra anche la parte migliore degli esseri umani, la spinta verso la creatività, l’amore, la solidarietà o l’abnegazione verso l’altro.
E’ possibile parlare di prevenzione? Credo di sì ma in senso più generale, se l’atto fuori controllo può essere attenuato attraverso un dialogo interno, l’educazione alla relazione con l’altro è fondamentale per fungere da mediatore nel rapporto fra me e me, che può tendere al solipsismo. Bisognerebbe allora utilizzare la scuola, iniziando dalla materna, per insegnare l’intimità, l’amicizia, il sostegno reciproco, il confronto e la negoziazione, come valori aggiunti alle materie in programma. Solo lo sforzo quotidiano verso una cultura che incoraggia momenti d’incontro dialettici, autentici e pluralisti, sia con se stessi che con gli altri, può attenuare il senso di paranoia che pervade la nostra esistenza e che spesso favorisce gesti inconsulti. Purtroppo non sono possibili scorciatoie!