Anche se a sfrattarti è il Pd di renziano conio. Il partito in questione, del resto, sconta una certa inattendibilità, quale gendarme della morale pubblica, nonostante i suoi trascorsi simil- giustizialisti. Agli albori degli anni ’90, infatti, la mattanza giudiziaria di Mani Pulite risparmiò le anime belle del postcomunismo (PDS),
Ai più accorti non sfuggì il fatto che gli eredi del partito di Gramsci, in realtà, avevano già ceduto, in “comodato d’uso”, alle Procure, la titolarità della lotta politica. Abdicandovi. Una sorta di masochistica e mortificante diserzione dall’agire in prima linea. Di più. La cosiddetta rivoluzione giudiziaria si configurò come la variante vicaria della palingenesi berlingueriana. La medesima nomenklatura, lungo tutto il ventennio successivo, darà in subappalto ai Pubblici Ministeri l’opposizione a Silvio Berlusconi. Una vera e propria goduria a beneficio degli amanti dell’iconografia patibolare. L’ossequio alla bulimia puritana della cosiddetta base. Il primato della politica dilaniato dalle fauci del basic instinct delle masse. Come dire: da Togliatti a Javert, perfida creatura manettara di Victor Hugo, il passo fu breve..
L’epopea di Renzi sembra contraddire la tendenza del recente passato. La magistratura, suo malgrado, acquisisce un ruolo inedito, nella percezione del nerboruto leader. Quello di foglia di fico del Palazzo (pasolinianamente inteso) che non è abitato da francescani con le pezze al culo o da Frati Cappuccini di Monasterace. Matteo coltiva il culto di Cantone e di Gratteri, indicandoli addirittura come possibili Ministri, allo scopo di rastrellare facili consensi, in nome di un’improbabile catarsi.
Contestualmente, dopo l’esilio di Lupi, a quanti reclamano le dimissioni dei sottosegretari indagati,risponde:”Non mi faccio dettare la line dagli inquirenti”. E cita Montesquieu. Intanto, in un ineffabile gioco delle tre carte, impiega le icone togate, quali garanti della virtù di Stato, mimando una bonifica di facciata. Il sospetto di un’operazione quantomeno schizofrenica non può dirsi fugato. Altro che separazione dei poteri! Siamo al meticciato dei medesimi. E’ verosimile ritenere interdetta la migrazione delle prerogative del Parlamento o dell’Esecutivo nella direzione dei Palazzi di giustizia?
L’orizzonte, allo stato, è nebuloso. La politica stenta a farsi protagonista di una regulation che non esiga supplenza giudiziaria. Ad ogni modo,le imminenti elezioni regionali potrebbero rappresentare un interessante snodo. Per esempio: i consiglieri uscenti del Pd ( o di altri partiti), che si sarebbero fatti rimborsare stuzzicadenti, pannoloni, tampax,pomate callifughe e gratta e vinci, rientreranno in gioco? Saranno sacrificati, in nome del decoro istituzionale o ricandidati, grazie alle consuete indulgenze plenarie?
Qui non si tratta di “dimissionare” ma di scegliere il ceto dirigente delle assemblee elettive territoriali, prima dell’ennesima entrata in scena dell’attore giudiziario. Tana, liberi tutti o castigo al grido di Posalaquaglia!
Certo, non appare plausibile la discesa in campo della Congregazione Mariana delle case della Carità o dei monaci cistercensi. Un’unica certezza. Sin qui risulta irrevocabile solo il veto su San Procopio, amico di De Michelis e sospettato, in passato, di contrabbando di sangue liquefatto, in concorso con San Gennaro e Pietro Nenni. I soliti socialisti…
E’ pur vero che Renzi potrebbe dettare la linea, chiamando in correità ideologica, Benedetto Croce, che, nel merito, sentenziava: “La petulante richiesta che si fa dell’onestà nella vita politica non è altro che una volgare manifestazione dell’inintelligenza(mancanza d’intelligenza) circa le cose della politica”. Tradotto: gli innocenti non sempre hanno la stoffa da statisti..Con buona pace di Sabelli e della sua ANM. Schiaffeggiati. sì, ma con Filosofia. Crociana, per l’appunto.