“Da qui parte una nuova resistenza”. Sono le parole che hanno accompagnato la manifestazione che ha riunito ieri pomeriggio, a Lecce, migliaia di cittadini di tutta la Puglia, in piazza contro l’eradicazione degli ulivi infetti. Apertura simbolica affidata alla “non benedizione” dei “ramoscelli ribelli”, “perché – ha spiegato il sacerdote don Raffaele Bruno – gli ulivi non hanno bisogno di essere benedetti, ma di essere accuditi”. Ad essere contestate sono le misure obbligatorie contenute nel piano del commissario straordinario nominato per l’emergenza Xylella, il comandante regionale del Corpo Forestale dello Stato, Giuseppe Silletti. L’applicazione porterà all’espianto di migliaia di piante in tutto il Salento e l’obbligo di trattamenti insetticidi a partire da maggio. “Il tutto – denunciano gli attivisti – senza certezza della diagnosi sulla fitopatologia né trasparenza dei dati relativi al contagio”. Un cortocircuito nella comunicazione segnalato anche a Bruxelles, tramite Peacelink: “La Commissione europea si è solo fidata di ciò che le è stato comunicato dalla Regione e dal ministero – ha detto la portavoce Antonia Battaglia – e la sorpresa più grande per le istituzioni comunitarie è stata sapere che esistono altri studi scientifici non considerati. Ciò che più desta perplessità, però, è che non sia stata data notizia del fatto che 500 piante siano tornate a rivegetare, grazie a cure naturali, motivo che ha spinto l’Ue ad affidare all’Efsa un nuovo studio e a rimandare eventuali decisioni di un mese”. “Difenderemo gli ulivi ad ogni costo”, hanno ribadito ieri i cittadini che hanno risposto alla chiamata fatta, su impulso dello scrittore Pino Aprile e del cantante dei Sud Sound System, Nando Popu, dal Centro servizi volontariato Salento e dalle associazioni Spazi Popolari, Peacelink, Lilt, Forum Ambiente e salute e Casa delle Agriculture Tullia e Gino, con l’adesione di decine di altre realtà di Tiziana Colluto
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