Ecco che arriva Edoardo Bennato. Che sia diventata una moda? Stiamo ai fatti. Sergio Caputo una manciata di giorni fa si scaglia senza se e senza ma contro un sistema, quello discografico/radiofonico italiano, reo, a suo dire, di privilegiare solo i propri autori e artisti e di ostracizzare, emarginare, boicottare quanti non fanno parte del solito giro, anche quelli, come lui, che hanno fatto la storia della musica leggera italiana. Boom. Se ne parla. Se ne discute. Il suo album nuovo, probabilmente, diventa un po’ più visibile, seppur ancora fuori da quei circuiti.
Uno non fa neanche in tempo a tirare il fiato che ecco che arriva un altro bastimento pesante, Edoardo Bennato, che ci mette sopra il carico da mille. Intervistato dal collega Gianni Poglio di Panorama, infatti, il cantautore napoletano lamenta il suo essere tenuto a bordo campo, nonostante un album bello e finito. Ovviamente, non essendo né Caputo né Bennato due principianti, né dei piangina, la faccenda non è così semplice come l’ho descritta in queste poche righe, atte più che altro ad attirare la vostra attenzione. Bennato, è di lui che si parla oggi, racconta di come ci sia un album di canzoni inedite, a suo dire decisamente valide, lì nel suo cassetto. Racconta di come i discografici, indicando nelle tre major ancora in pista, lo abbiano ascoltato e gli abbiano sostanzialmente proposto come unica ipotesi percorribile quella di andare a Sanremo, in gara. Racconta di come, piuttosto che andare a Sanremo, preferisca tenersi le canzoni ancora lì nel cassetto, con buona pace sua e dei suoi fan.
Ma, c’è un ma. Il fatto che Bennato stia fermo per assenza di una major a supportarlo e per la loro proposta di andare al Festival tradisce due realtà avvilenti. Primo, che Bennato continui a guardare alle major come sola possibilità di pubblicare e di divulgare la propria musica. Secondo, che le major stanno ancora ferme all’idea che per promuovere musica tocchi passare da Sanremo. Questo nonostante i numeri dimostrino da anni il contrario. Non volendo prendere in considerazione l’ultimo Festival, troppo recente per poter dare un’analisi serena dei numeri, guardando al 2014 è evidente che la partecipazione e anche la vittoria non abbia in alcun modo influenzato le vendite. Arisa, la vincitrice, non è arrivata al disco d’Oro. L’unico ad aver venduto bene è stato Renga, che però ha avuto dalla sua un fortunato tour nei teatri e una poderosa promozione, come non se ne vedeva da tempo (il suo essersi ricollocato al centro della scena è attestato non solo dall’imminente concerto all’Arena di Verona, come per altro auspicato in un post di qualche mese fa dal sottoscritto, ma dal suo essere assoldato da Maria De Filippi come giurato di Amici).
A Bennato, come è normale che sia, stanno cominciando ad affiliarsi altri artisti, meno blasonati, ma comunque con un loro passato. Allora viene da fare una proposta ad alta voce, tanto per non lasciare che questa situazione svilisca nel patetico e diventi, invece, qualcosa di costruttivo. Non ci sono le major, ok. Non ci sono i network radiofonici, va bene anche questo. Ma c’è la rete, che fa rimbalzare le notizie con una frequenza un tempo impensabile. E c’è, ovviamente, la musica. Perché invece di stare a bordo campo e di lamentarsi non si pensa a una strada alternativa a quella tradizionale? Nel senso, siamo sicuri che uno come Edoardo Bennato avrebbe vantaggi a farsi pubblicare da una delle tre major? Siamo sicuri che uscire, senza poi avere la giusta promozione, farebbe la differenza?
Perché non seguire l’esempio di altri colleghi, penso a Enrico Ruggeri, con la sua Anyway, farsi le cose in solitaria, con cura e perizia, con la possibilità poi, come nel caso del suo prossimo album Pezzi di vita, di tornare in seno alla Sony, mantenendo comunque autonomia artistica e grande dignità? Parlare di una consorteria farebbe ridere, perché gli artisti sono spesso isole (che ci sono), ma magari usare la propria voce, ascoltabile non fosse altro che per quanto ha già regalato a tutti quanti, per farsi promotore di una via alternativa all’autostrada, valida per chi c’è stato e tanto ha dato, ma anche per qualche giovane che stando le cose come stanno non ha altra possibilità che passare da un talent, potrebbe non essere male. Basterebbe già solo cominciare a affiancare a dischi nuovi la reincisione dei vecchi brani, con nuovi arrangiamenti, tanto per andare contro alla brutta usanza delle suddette major di tirare fuori compilation su compilation a costo zero, per fare un po’ cassa e per rendere il tutto un po’ meno utopistico di quanto non sembrerebbe sulla carta.
Qui garantiamo spazio per raccontare qualsiasi tipo di iniziativa in tal senso. Le idee, come la musica, sono leggere, ma magari messe una di fianco all’altra possono acquistare un certo peso specifico, chissà…