L'ex parlamentare grillino è al secondo cambio di casacca in pochi mesi. Al tempo stesso conserva la poltrona di consigliere comunale a Busto Arsizio in Lombardia. Solo una settimana fa a unirsi agli ex montiani era stata la collega Paola Pinna
Quando il segretario Enrico Zanetti ha detto che altri ex 5 Stelle sarebbero entrati in Scelta Civica, qualcuno si è messo a ridere. E invece non è passata nemmeno una settimana e dopo l’annuncio di Paola Pinna ecco la nuova adesione: Ivan Catalano aderirà al partito degli ex montiani. Il deputato lombardo di Busto Arsizio è al terzo cambio di casacca in poco più di due anni: prima dal M5S al gruppo misto poi dal gruppo misto al Partito liberale italiano e ora il grande passo. “Entrerò nel gruppo, ma non aderirò al partito”, si è affrettato a specificare il parlamentare.
Per andarsene dal Movimento 5 Stelle aveva scelto il periodo delle nove fuoriuscite in Senato tra dimissioni ed espulsioni a febbraio 2014. Tutti lo contestavano per le sue spese, lui decise l’addio con Alessio Tacconi (un altro da sempre criticato per i rendiconti salati) e accusò la poca democrazia del gruppo. Ma non è stata la sua unica azione a far discutere i grillini. Poco dopo la rottura con i 5 Stelle infatti, è successa la cosa più paradossale. Il consigliere comunale di Busto Arsizio Giampaolo Sablich (marito della senatrice dimissionaria Laura Bignami) ha salutato il Movimento a febbraio 2014 in polemica, lasciando il posto al primo dei non eletti: proprio Ivan Catalano. E lui? Invece di rifiutare, ha deciso di fare il suo ingresso trionfale in consiglio comunale e mantenere le due cariche.
Gli ex M5S continuano ad essere frammentati. Al Senato sono divisi nel gruppo Misto tra Italia lavori in corso, Movimento X ed ex coordinamento M5S. La nuova formazione a unire alcuni deputati e senatori è invece Alternativa libera. I portavoce ad aver aderito ad altri partiti sono Fabiola Anitori, che ha scelto Ncd e Lorenzo Battista, ora nel Gruppo per le Autonomie insieme all’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.