Una cartella Equitalia da 200 milioni di euro annullata. Un gruppo nel frattempo fallito anche a causa di quel maxi debito contestato dal Fisco ma, a quanto pare, non dovuto. Infine l’impugnazione e, all’orizzonte, la possibilità di una richiesta di risarcimento danni. Sono gli elementi di una vicenda paradossale che ha come protagonista il gruppo friulano di abbigliamento e intimo Bernardi, in amministrazione straordinaria dal gennaio 2014. Come raccontato dal Messaggero Veneto, la commissione tributaria di Napoli nei giorni scorsi ha ribaltato il verdetto di primo grado annullando la cartella milionaria recapitata alla Life collection, controllata di Bernardi che aveva sede legale nel capoluogo campano e fu poi trasferita a Barcellona.
Nel 2008 la società, dopo la fusione con Nuova distribuzione, era stata acquistata da Bernardi pur facendo già parte del gruppo. Un’operazione finita nel mirino della direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate della Campania, che aveva ravvisato una “frode dei crediti tributari” Iva e Irap. L’avviso di mancato pagamento che di solito anticipa la cartella, però, non è mai stato notificato al gruppo. L’agente di Equitalia Sud, non riuscendo a recapitarlo, aveva chiesto di intraprendere l’azione nei confronti della controllante Bernardi. Ottenendo l’ammissione al passivo per 199 milioni, l’intero ammontare del debito contestato. Di qui il pignoramento effettuato presso il gruppo Coin, che, come racconta al quotidiano friulano l’avvocato Luca Ponti, “era all’epoca l’unico fornitore di Bernardi con cui proprio in quel momento stava trattando per la cessione di 104 negozi. L’operazione, come si può comprendere, è naufragata, Coin ha interrotto le forniture e il sistema bancario ha bloccato ogni tipo di sostegno così per Bernardi Group e per la sua controllata Go Kids si è aperta inevitabilmente la strada verso una procedura concorsuale“.
Ora la commissione tributaria presieduta da Francesco Cervelli ha dato ragione all’azienda, decretando che non avendo ricevuto avvisi non ha avuto la possibilità di difendersi. Peccato che nel frattempo il gruppo, che ha 200 dipendenti e contava 38 negozi, sia finito in amministrazione straordinaria. I punti vendita sono all’asta e i lavoratori in cassa integrazione. Gli ex amministratori Diego e Silvia Di Tommaso hanno impugnato l’ammissione del credito di Equitalia al passivo, convinti che “senza quella improvvisa voragine che si è aperta nel bilancio la storia poteva essere molto diversa”.
Riceviamo da Equitalia e pubblichiamo:
In relazione alle notizie riguardanti il Gruppo Bernardi si precisa che nessun errore è da ricondurre all’operato di Equitalia. La cartella e le relative azioni di riscossione sono state eseguite su incarico dell’Agenzia delle Entrate che ha perseguito una cessione in frode di crediti erariali e proporrà quanto prima ricorso in Cassazione.