I testi sono il frutto del lavoro dell'ex tecnico incaricato da Enrico Letta e ora sostituito dal renziano Gutgeld. Fino a poche settimane fa il ministero dell'Economia e la presidenza del Consiglio dicevano di "non avere idea di dove fossero i documenti"
Ci sono voluti più di dodici mesi, decine di richieste ufficiali e ufficiose e poi finalmente il dossier Cottarelli sulla spending review della spesa pubblica è stato pubblicato. A un certo punto, a chi chiedeva spiegazioni, il ministero dell’Economia e la presidenza del Consiglio hanno risposto che “non avevano idea di dove fosse”. Ora finalmente qualcuno devo averlo trovato ed è stato addirittura reso pubblico sul sito revisionedellaspesa.gov.it. I gruppi di lavoro coordinati dall’ex tecnico, ora tornato al Fondo monetario internazionale, erano una ventina, così come i rapporti che ne hanno ispirato il lavoro e che ora sono accessibili per tutti. Qualche intervista, un po’ di polemiche sul suo blog e un addio in sordina: il commissario scelto per pianificare i tagli da Enrico Letta se ne è andato nell’autunno scorso, ma ancora nessuno aveva potuto vedere i suoi documenti. Ora al suo posto ci sono il renzianissmo Yoram Gutgeld e Roberto Perotti, che per prima cosa hanno deciso di rendere pubblici i dossier.
La denuncia più forte all’interno del rapporto è quella che riguarda i finanziamenti nel mondo della politica: “Sono misteriosi e non accessibili molti dei flussi finanziari che rappresentano forme diverse di finanziamento del sistema della politica nel nostro Paese”. In questo campo, “l’esigenza della trasparenza e della massima fruibilità dei dati rappresenta ancora un obiettivo da raggiungere”. Le analisi dei tecnici, da oggi pubblicate online, riguardano ogni settore, ogni comparto e ogni rivolo di spesa pubblica e scendono nel dettaglio dei costi e dei possibili tagli da attuare nel breve, nel medio e nel lungo periodo. Alcune proposte sono rimaste sulla carta. Altre sono state invece sposate a pieno da Cottarelli e sono state utilizzate come base per l’azione legislativa (basti pensare alle centrali di acquisto, alla riforma dell’utilizzo degli immobili pubblici, alla mobilità o alla razionalizzazione dei corpi di polizia di cui si sta discutendo nella delega per la riforma della pubblica amministrazione).
Costi della politica, possibili tagli per 600 milioni
Secondo gli esperti è possibile tagliare sono più di 600 milioni di euro di costi della politica. “Nel caso dei comuni – spiega il documento – l’adozione delle proposte contenute in questo rapporto comporterebbe risparmi dell’ordine di 255 milioni di euro all’anno (275 se esse venissero estese anche alle regioni a statuto speciale), di cui almeno 158 ottenibili in tempi rapidi. Dato che la spesa complessiva per i costi della politica per questo ente di governo è stimata attorno al miliardo e 140 milioni, ciò rappresenterebbe un risparmio a regime di circa il 22%”. Secondo il documento della squadra di Cottarelli nel caso delle Regioni “l’adozione delle proposte contenute in questo rapporto comporterebbe risparmi dell’ordine di 360 milioni di euro annui, di cui almeno 110 nell’immediato”. Quanto al finanziamento dei partiti: “Le proposte di emendamento avrebbero comportato risparmi addizionali, rispetto a quanto previsto nello stesso decreto, di circa 65 milioni di euro nel prossimo triennio”.
Stop cumulo pensioni e retribuzioni a carico contribuente
I tecnici lo definiscono “un segnale forte all’opinione pubblica di eliminazione di privilegi percepiti come insostenibili”. L’idea è questa: i titolari di pensione erogata dagli enti previdenziali (o in generale da organi la cui attività è sostenuta da finanziamenti a carico del bilancio statale) che si trovano a svolgere incarichi di governo o in sedi istituzionali come Quirinale, Corte dei Conti, Consiglio di Stato e Tar, di sindaci, assessori o consiglieri regionali, consigliere di amministratore di società pubbliche, devono riversare allo Stato l’importo della pensione. I risparmi non sarebbero indifferenti, certamente nell’ambito di qualche milione (forse anche qualche decina di milioni) di euro.
Addio piccoli Comuni
La proposta è di obbligare alla fusione tutti i Comuni al di sotto di una certa soglia di popolazione (3.000, 5.000 o 10.000 abitanti). Altri possibili interventi riguardano la riduzione del 20% del numero di assessori e consiglieri e l’eliminazione dell’indennità di fine mandato dei sindaci, oltre al taglio degli emolumenti. L’adozione delle proposte contenute in questo rapporto comporterebbe risparmi dell’ordine di 255 milioni di euro all’anno.
Costi standard anche per consigli regionali
Il metodo diffuso nella p.a. a partire dalla sanità potrebbe essere esteso anche allo stesso consiglio riducendo il numero dei consiglieri, riportando la remunerazione di ciascun a quella del sindaco del comune capoluogo, riducendo i vitalizi.
Mobilità, mercato vince anche per i dipendenti pubblici
In caso di eccedenza di personale, il Dipartimento della Funzione Pubblica, potrebbe provvedere al suo collocamento d’ufficio presso le amministrazioni che presentino vacanze in organico. A regime, secondo il gruppo di lavoro, andrebbe introdotto un meccanismo di mercato all’interno del macro comparto pubblico. Nel contempo, andrebbe previsto che il personale in disponibilità cessi dal servizio in caso di rifiuto dell’assegnazione d’ufficio.
Licenziamento fisiologico anche in Pubblica amministrazione
L’obiettivo è superare il problema vero del licenziamento nelle pubbliche Amministrazioni, rappresentato dalla ritrosia del management a ricorrervi come strumento “fisiologico” di gestione del personale. Si dovrebbe quindi pensare ad una revisione della disciplina sui licenziamenti individuali, in un’ottica di maggiore responsabilizzazione sia dei singoli lavoratori, sia dei dirigenti delle strutture.
Sanità, no a tagli lineari
L’azione potrebbe concentrarsi sui farmaci (favorendo la concorrenza di principi attivi differenti con sovrapponibilità terapeutiche, lo sviluppo dei farmaci biosimilari, la revisione delle modalità distributive e la definizione di prezzi di riferimento per categorie omogenee) e sui dispositivi medici (con la costituzione di un Prontuario Nazionale attraverso la standardizzazione e la definizione di un codice unico nazionale, la definizione di prezzi di riferimento per categorie omogenee, l’espletamento di gare regionali per le categorie di dispositivi di utilizzo trasversale e lo sviluppo di Osservatori regionali su consumi e prezzi. La parola d’ordine è costi standard.
Gutgeld: “Obiettivo 2016: tagli di 10 miliardi”
In giornata aveva parlato il nuovo commissario della revisione della spesa, Yoram Gutgeld (già consigliere economico di Palazzo Chigi): “L’obiettivo per il 2016 è tagliare di 10 miliardi la spesa pubblica – ha detto a 24Mattino, su Radio 24 – e lo faremo entro novembre di quest’anno per inserire il tutto nella legge di stabilità”. Il target di 10 miliardi serve “per assicurare di poter eliminare del tutto le clausole di salvaguardia”. E “se riusciremo a fare di più potremo continuare nell’operazione di riduzione delle tasse”. I tagli, ha ribadito Gutgeld, “dovranno essere concretizzati nella legge di stabilità del 2016 quindi formalizzati entro il novembre di quest’anno”.