Mai più copia e incolla delle intercettazioni (video, telefoniche o epistolari) nei provvedimenti giudiziari ad eccezione delle sentenze “a meno che la riproduzione testuale non sia rilevante a fini di prova” e introduzione del reato di “pubblicazione arbitraria“. Ma non solo: possibilità di disporre le registrazioni anche quando sussistono “indizi di reato”. Sono queste le proposte di Nicola Gratteri, il procuratore aggiunto di Reggio Calabria e mancato ministro della Giustizia (fu bocciato da Napolitano in persona) e che Matteo Renzi ha voluto a capo della Commissione per la revisione della normativa antimafia
Il piano viene rese pubblico proprio nelle ore in cui si riaccendono le polemiche per le trascrizioni anche di persone estranee alle indagini sugli organi di stampa. L’ultimo caso a far discutere è stato quello di Massimo D’Alema e l’inchiesta sugli appalti alla coop rossa a Ischia: l’ex presidente del Consiglio si è detto “indignato” dopo aver visto il suo nome pubblicato sui giornali per essere stato citato nelle intercettazioni. Oggi tocca a D’Alema, ma pochi giorni fa a lamentarsi era stato Maurizio Lupi: l’ex ministro si è dimesso dopo che il suo nome è emerso nelle registrazioni a Ercole Incalza nell’ambito dell’inchiesta sulle Grandi Opere.
Così mentre sui giornali e in Transatlantico si riapre la guerra sul tema delle intercettazioni, Gratteri espone la sua proposta. Tra le norme che andranno al vaglio del Governo e che sono state anticipate dall’agenzia Ansa, Gratteri ha inserito dunque sia il reato di pubblicazione arbitraria, ma anche la previsione che le intercettazioni siano disposte quando sussistono “indizi di reato” e l’intercettazione “è necessaria per lo svolgimento delle indagini”. Un passaggio per superare il regime speciale che contraddistingue i reati di criminalità organizzata. Anche perché, scrive Gratteri, “la ricerca della prova non richiede mezzi diversificati a seconda del tipo di reato cui si riferiscono le indagini”.
Le misure proposte rientrano in un gruppo di disposizioni, spiega il procuratore, per la tutela della privacy: “Si vogliono apprestare un insieme di garanzie volte a colmare delle macroscopiche lacune che sono emerse nella prassi in un’ottica di ‘effettività’ tanto del diritto di difesa, quanto di quello alla riservatezza delle comunicazioni”. E’ in questa direzione che si inserisce “l’inedito divieto” – come lo chiama lo stesso procuratore aggiunto di Reggio Calabria – all’autorità giudiziaria a inserire integralmente i testi delle intercettazioni. Disposizione che mira, nelle intenzione del proponente, “a una tutela rafforzata del diritto di privacy, eliminando il fenomeno negativo della divulgazione, proprio tramite gli atti dell’autorità giudiziaria, del contenuto di informazioni che esulano l’accertamento processuale”. L’obiettivo perseguito da Gratteri è quello di porre “un deciso e serio sbarramento alla possibilità che la lesione alla sfera riservata degli intercettati possa trovare la sua origine nell’attività di impiego procedimentale o processuale dei risultati delle intercettazioni”.
A tutela della difesa, Gratteri prevede il diritto per gli avvocati di ottenere copia dei risultati delle intercettazioni e dei verbali delle operazioni, anche se non sono stati ancora depositati, appena sia stata notificata o eseguita un’ordinanza che dispone una misura cautelare personale. La commissione infine prevede l’inserimento nell’articolato di due nuovi mezzi di ricerca della prova “perfettamente funzionali alle esigenze di efficienza delle indagini”, le intercettazioni epistolari e le intercettazioni in video.