Fino a un paio d’anni fa sarebbe stato impensabile. Matteo Orfini contro Pierluigi Bersani. Il primo per anni è stato al fianco del secondo, anche nella stessa segreteria del Pd. Ora i due litigano a mezzo stampa, sulla legge elettorale e quindi indirettamente sul governo Renzi. Bersani, leader della minoranza del Partito democratico, a Repubblica afferma: “Non sono così convinto che abbia i numeri per approvare l’Italicum. A partire dalla commissione Affari costituzionali. Ne dovrà sostituire tanti di noi per arrivare al traguardo. E se continuerà a fare delle forzature, io stesso chiederò di essere sostituito“. La scissione? “Vediamo se si fa carico del problema – spiega Bersani – Noi abbiamo detto: concordiamo alcune modifiche e poi votiamo l’Italicum tutti insieme sia alla Camera sia al Senato. E lui che dice? ‘Non mi fido’. Ho trovato questa risposta offensiva, molto più di tante battutine personali che riserva a chi dissente. Non mi fido di Berlusconi, lo puoi dire. Ma se non ti fidi del tuo partito, è la fine”. E se Renzi ponesse la fiducia sull’Italicum, Bersani ricorda che è successo “una sola volta: nel 1953, sulla legge truffa“. Insomma, la ferita del passaggio in direzione sulla legge elettorale è ancora aperta.
Bersani non cita De Gasperi ma parla di “legge truffa”. Fa impressione, nel 2015, risentire gli slogan dei comunisti anni 50. E fa pensare.
— Antonello Giacomelli (@Antonellogiac) 1 Aprile 2015
Al suono di “legge truffa” c’è la reazione dei renziani. Non solo quelli fedeli da una vita come Dario Parrini, segretario regionale in Toscana, non solo ex franceschiniani come Antonello Giacomelli. Ma anche quelli che una volta erano “di sinistra” e che con Renzi sono diventati “responsabili”, che si sono assunti il “peso” dell’incarico di governo e della dirigenza del partito. Tra questi Matteo Orfini, che una volta era della corrente di Stefano Fassina e ora fa il presidente del Pd. “Immaginare – dice Orfini all’Ansa – che si possa spaccare il Pd su una richiesta di modifiche marginali all’Italicum, dopo che anche su sollecitazione di Bersani è stato completamente riscritto, lo trovo incredibile e incomprensibile. Non vorrei che per ragioni strumentali si creasse tensione nel Pd”. Dunque le opinioni sull’Italicum di Bersani sono “abbastanza incredibili in un momento come questo”. Sul rischio di una scissione del partito, aggiunge, “spero che Bersani sia stato male interpretato e in ogni caso non credo che corrisponda all’umore e al sentimento della nostra gente”. D’altra parte, aggiunge il presidente del partito, “non vorrei che si finisse per creare una situazione di tensione – sottolinea Orfini – Non è quello che i nostri iscritti ed elettori ci chiedono”.
E il dibattito si infiamma di nuovo – a due giorni dalla direzione del Nazareno – perché Bersani ha replicato anche a Roberto Giachetti, colui che presentò la mozione alla Camera per il ritorno al Mattarellum – durante il governo Letta – e fu lasciato praticamente solo dal partito visto che quel testo fu votato solo da lui e dai deputati del Movimento Cinque Stelle. Per questo “faccio fatica a incazzarmi” aveva detto Giachetti durante il suo intervento in direzione. A questo Bersani ha replicato che il vicepresidente della Camera “ha la memoria corta: non avevamo i numeri per far passare la sua mozione, forse non si ricorda com’era diviso il Parlamento in qulla fase. Io comunque andai grillini e chiesi: voi lo votate il Mattarellum? Mi risposesero: sosteniamo la mozione Giachetti. Insistetti: ma la votate o no? Facevano i vaghi, dovevano sentire Grillo e Casaleggio. Ci avrebbero mandato sotto. Ecco cosa sarebbe successo”.
Ma Giachetti controreplica: “Se sei in buona fede, hai le idee piuttosto confuse. Ti faccio presente che in poche righe hai detto 3 falsità. La verità, limpida e incontrovertibile, è che quando avremmo potuto scegliere per il sì al Mattarellum ci avete obbligato al no. E sentirvi dire che votereste subito per il Mattarellum non è solo una insopportabile provocazione ma una colossale mistificazione della realtà”. Le tre falsità, secondo Giachetti. Primo, che non ci sarebbero stati i numeri, perché “con i soli voti nostri e di Sel avremmo avuto la maggioranza assoluta (330)”. Secondo: “Non so se tu hai effettivamente parlato con i grillini (non mi risulta), ma comunque ti segnalo che il gruppo lo avete fatto decidere per il no ben prima e, quindi, a prescindere dalle scelte dei Cinque Stelle”. Terzo: “E’ falso che i grillini ci avrebbero mandato sotto per la semplice ragione che i loro voti sarebbero stati aggiuntivi, visto che la maggioranza ce l’avremmo avuta a prescindere”.