A breve l’Unità sarà di nuovo in edicola. Ma le difficoltà del suo salvatore Guido Veneziani vanno avanti su altri fronti. Tanto che in edicola questa settimana ha rischiato di non arrivarci, o di arrivare in ritardo, Famiglia Cristiana. Il nuovo numero del settimanale era in stampa proprio quando è stata staccata l’elettricità alla tipografia Roto Alba, lo storico stabilimento in provincia di Cuneo oggi proprietà del gruppo di Veneziani. Divergenze all’interno del rapporto contrattuale, secondo il fornitore di energia Exergia. “Nessun problema finanziario, solo un problema tecnico”, sostiene il neoeditore del quotidiano di Gramsci. Sia come sia, le copie alla fine sono state stampate in un altro impianto. E dopo 24 ore la corrente è stata riallacciata. Ma non è la prima volta che al gruppo editoriale sigillano il contatore da un giorno all’altro. Sempre ad Alba era già successo a novembre, poco prima che venisse chiesta l’attivazione di un concordato preventivo in continuità, finalizzato a evitare la messa in liquidazione dell’azienda che ha un rosso di 12 milioni di euro. E lo stesso è successo in Francia, a Nieppe (a pochi chilometri da Lille), dove l’anno scorso Veneziani ha rilevato una stamperia finita in procedura fallimentare, senza che le attività siano per il momento ripartite.

“Da tre settimane l’elettricità è stata interrotta nello stabilimento”, ha scritto l’8 marzo La Voix Du Nord, quotidiano regionale del nord della Francia. La causa? “Fatture non pagate”, scrive la giornalista Anne-Charlotte Pannier. Cosa che Veneziani, contattato da ilfattoquotidiano.it, non smentisce: “Le bollette erano intestate a noi, ma la corrente industriale per il momento veniva utilizzata dal vecchio proprietario dello stabilimento per un’attività lì accanto. Prima gli abbiamo chiesto per le vie legali di pagare le bollette, poi abbiamo staccato l’elettricità. Noi avremo bisogno della corrente industriale quando partiremo”.

Ma i problemi a Nieppe non sono solo energetici. “Gli stipendi non vengono pagati da gennaio – scrive La Voix Du Nord -. Mentre quelli di novembre e dicembre sono arrivati a inizio anno”. E ciò nonostante a Roto Alba France, questo il nome scelto per l’avventura d’oltralpe, siano stati già versati 375mila euro di fondi pubblici, come la regione Nord-Pas-de-Calais ha confermato a ilfattoquotidiano.it. Un finanziamento che però Veneziani a inizio marzo aveva negato di avere ricevuto: “Verrà erogato solo nel momento in cui lo stabilimento diventerà operativo”. Le verifiche fatte negli uffici della Regione francese raccontano però un’altra storia: i 375mila euro sono la prima tranche di un prestito a tasso favorevole da 750mila euro concordato per il rilancio dello stabilimento e sono stati versati a Roto Alba France lo scorso dicembre, a fronte del milione di euro messo a disposizione dagli azionisti e dell’assunzione dei primi 10 lavoratori, sui 70 previsti. Solo che a pochi mesi di distanza, secondo La Voix du Nord, gli operai hanno già i loro bei problemi con le buste paga. “Non c’è l’ombra di una ripresa dell’attività”, scrive il quotidiano che, nel chiedersi se gli imprenditori italiani credano ancora al progetto, sottolinea: “La presenza della direzione si è fatta più rara sul sito di Nieppe. Fisicamente, ma anche finanziariamente”.

Stipendi non versati. Elettricità staccata. Dalla Francia all’Italia la storia si ripete, proprio nei giorni in cui il tribunale ha dato l’ok al piano per il salvataggio dell’Unità, con i 10 milioni di euro messi sul piatto da Veneziani insieme al gruppo del costruttore lombardo Massimo Pessina. “Buone notizie per giornalisti e lettori – ha festeggiato settimana scorsa su Twitter il tesoriere del Pd Francesco Bonifazi -. Anche questa è #lavoltabuona @matteorenzi”. Ma non è ancora la volta buona per gli operai di Alba. Gli stipendi di marzo sono arrivati di nuovo in ritardo. E verso di loro l’azienda ha un debito di diverse centinaia di migliaia di euro, mentre in passato sono saltati pure i versamenti dei contributi al fondo pensione Byblos. “La situazione è ancora critica e l’interruzione della corrente ci preoccupa – dice il segretario provinciale di Cuneo della Slc-Cgil Nicola Gagino -. La speranza però è che l’attività possa andare avanti perché è a rischio il futuro di 150 famiglie”. Settimana scorsa la società avrebbe dovuto presentare il piano del concordato da sottoporre ai creditori, ma ha chiesto una proroga di 60 giorni per valutare un’offerta di acquisizione. Ora tocca al tribunale decidere. Se concedere o meno il rinvio.

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