L'amministrazione ha deciso di costringere i locali etnici pubblici a chiudere alle 20 per combattere il degrado in zona stazione. Su Facebook gli studenti si organizzano per protestare mangiando tutti insieme il panino arabo contestato
Il kebab delle 20.01 non è un pesce d’aprile. Alle 19.45 di mercoledì primo aprile gli studenti del sindacato Studenti Per-Udu hanno fissato la “chiamata alle armi” per rispondere goliardicamente al nuovo dicktat del sindaco di Padova, Massimo Bitonci, che impegnato in una nuova battaglia della lotta al degrado della città (dopo la minacce delle multe durante il Ramadan) ha deciso di emettere un’ordinanza per costringere i locali pubblici etnici (i kebabbari) della zona stazione a chiudere alle ore 20. Il provvedimento interesserà anche distributori automatici di cibi e bevande, le attività artigianali e i market etnici. Il tutto nell’ottica di “bonificare” l’area della stazione ferroviaria.
E gli studenti rispondo, con l’evento Facebook che invita a ritrovarsi in zona stazione per mangiare un kebab tutti insieme alle 20.01, come risposta provocatoria alla decisione dell’amministrazione. Un momento per salutare il “kebabbone salvatore aspettando l’ultimo maledetto treno che arriverà venti minuti dopo”, come scrivono sulla pagina i ragazzi dell’Udu. “L’ormai fasullo re Giovanni è tornato alla carica col suo collega lo sceriffo di Nottingham – si apre l’appello nel post – per riportare ordine e pace nella nostra foresta. Ma non ha capito che la foresta non è la sua. Dopo un anno a suon di ordinanze ridicole, misure restrittive e chiusure anticipate, la nostra amata Padova si avvia a un quinquennio di tristezza, malinconia, gente ordinata e produttiva e macchinone in centro storico”.
Era da settembre che la lotta dal degrado del sindaco Bitonci e dell’assessore alla sicurezza Maurizio Saia era entrata in fase di latenza, dopo l’episodio delle ordinanze che avevano regalato a Padova l’appellativo di “città dei divieti” introducendo sanzioni economiche per chi lega le bici fuori dalle rastrelliere, si siede per terra, si distende sulle panchine o stende i panni in centro storico, consuma alcolici in luoghi pubblici o si bagna nelle fontane, indossa abiti succinti, assume sostanze stupefacenti in pubblico, sporca durante le feste di laurea o fa pipì in luogo pubblico, disegna sui muri o pesca in pieno centro. Anche in quell’occasione gli studenti avevano reagito con ironia con la creazione della pagina Facebook “No al degrado” per raccogliere dei video con le richieste di ordinanze più disparate da presentare al sindaco Bitonci: dal no ai sandali con i calzini, al no a chi lecca con gelati per strada, o a guida auto dai colori imbarazzanti. Ognuno aveva potuto così esprimere il suo dissenso.