I rimborsi riconosciuti per la partecipazione ai consigli comunali (dai 56 euro di Messina ai 156 di Palermo) sono un business e ora inchieste di varie Procure e blitz della Finanza stanno portando a galla il fenomeno: a Misterbianco (Catania) le riunioni delle commissioni costano 400 mila euro l'anno, 38 mila solo ad agosto; il comune di Enna ha tagliato l'indennizzo, ma ha aumentato il numero delle riunioni; ad Agrigento nel solo 2014 l'assemblea si è riunita 1.113 volte
A Palermo costano più che a Milano, ad Agrigento sono più diffuse dei caffè offerti al bar, a Enna vengono fissate persino d’estate, quando i cittadini fuggono verso il mare. Sono le riunioni dei consigli comunali, l’ultima frontiera dello spreco targato Sicilia. Una vera e propria manna capace di pesare sui bilanci già disastrati dei comuni per importi a sei cifre: una situazione che va avanti da anni e che solo adesso ha gettato nel panico centinaia di consigli comunali sull’Isola, tra perquisizioni della Guardia di Finanza, proteste di piazza e inchieste della procura. Distratti dalle cronache giudiziarie che vedono protagonisti i membri del Parlamento nazionale, depistati da un consiglio regionale dove la parola spending review fa lo stesso effetto dell’aglio con i vampiri, i siciliani non si erano accorti di un’altra formidabile fonte di spreco: i minuscoli e aurei consigli comunali, capitali della politica minore, che però non si è negata negli anni dorati privilegi.
Agrigento, nel 2014 consiglio comunale riunito 1.113 volte
Le procure che indagano l’hanno chiamata Gettonopoli, un fenomeno che partito da Agrigento ha iniziato a contagiare rapidamente i principali comuni dell’isola. Nella città dei templi, la popolazione era arrivata a protestare davanti al municipio dopo avere scoperto che i consiglieri agrigentini erano riusciti a riunirsi 1.113 volte durante il 2014, e cioè tre volte al giorno, tutti i giorni, Natale e Ferragosto compresi. Costo della stakanovistica attività? Ogni presenza in commissione viene rimborsata con un gettone pari a 50,34 euro, per un totale di 285 mila euro. Cifre che le Fiamme Gialle vogliono controllare dopo aver chiesto e ottenuto gli atti del consiglio comunale.
Siracusa: 720 mila euro e un’indagine della procura
Basta fare qualche chilometro ad est e arrivare a Siracusa per accorgersi che esistono anche casi più gravi. Nella città di Archimede i consiglieri sono retribuiti con un gettone di 65,55 euro a seduta e nel 2014 sono riusciti a collezionare 1.201 commissioni consiliari per un costo totale di 720 mila euro, cifra che lievita fino a 955 mila euro se si aggiungono le sedute convocate tra settembre e dicembre 2013. Casualmente tutti i consiglieri comunali aretusei sono riusciti a raggiungere la cifra massima di rimborso mensile, pari a 1.694 euro. Ma non solo: a Siracusa hanno dimostrato anche parecchia autonomia, forse per sottolineare il remoto passato da capitale della Magna Grecia. Una legge regionale, infatti, non prevede che ai capigruppo dei vari partiti vengano rimborsate anche le presenze in commissione: nel capoluogo aretuseo hanno però fatto finta di nulla, riuscendo quindi a “mungere” dal bilancio comunale altri 152 mila euro. Una mossa che ha attirato l’interesse della procura: la vicenda ha infatti portato all’apertura di un’inchiesta. A fare scoppiare il caso della gettonopoli di Siracusa è stato il Movimento Cinque Stelle siciliano, che da mesi invita i comuni a produrre la documentazione sulle sedute del consiglio. “Solo una cinquantina di Comuni su 390 ci ha risposto – spiegano i deputati del M5S – faremo una nuova richiesta di accesso agli atti e se, anche questa volta, non produrrà alcun esito ricorreremo al Tar. Vogliamo vedere quelle carte nell’interesse dei siciliani”.
A Enna diminuisce il gettone, ma la spesa totale aumenta
Tra i comuni che non hanno prodotto tutta la documentazione c’è Messina, dove il gettone per ogni riunione del consiglio è fissato a 56 euro e dove le commissioni sarebbero addirittura costate 900 mila euro in totale. Esorbitante anche il conto di Gela, dove ogni consigliere comunale è rimborsato con 60 euro a presenza, e dove nel 2014 le riunioni sono state 1.326, per un costo totale di 432 mila euro. Tra i gettoni più alti si trova poi Marsala (99 euro a seduta per un tetto massimo di rimborso di 1.462 euro), mentre è esilarante la situazione a Misterbianco, in provincia di Catania: qui le riunioni delle commissioni comunali costano 400 mila euro l’anno, 38 mila soltanto nell’Agosto scorso, mentre a leggere i verbali si scopre come alcuni consiglieri abbiano il dono dell’ubiquità, dato che riescono ad essere presenti in più commissioni nello stesso tempo. Meno stakanovisti sono invece i consiglieri comunali di Enna che negli ultimi due anni si sono addirittura diminuiti il gettone di presenza: da 56 a 51 euro. La spesa annuale però si è incredibilmente alzata: dai 321 mila euro del 2012 ecco sfiorare quota 360 mila. Come è potuto succedere? Semplicemente se da un lato venivano tagliati i gettoni di presenza, dall’altro aumentavano le riunioni delle commissioni, fino ad arrivare a quota 720 nell’ultimo anno, mentre tra gennaio e febbraio 2015 i consiglieri ennesi si sono riunioni già 81 volte. Per parlare di cosa? Un esempio si può trovare leggendo i verbali della commissione convocata il 16 febbraio scorso, iniziata alle ore 11 e finita 50 minuti dopo, quando all’ordine del giorno c’era lo “stato dell’arte del piano regolatore”. Argomento sicuramente più interessante della commissione convocata il mese prima, quando i consiglieri ennesi si sono riuniti per prendere in visione l’elenco dei “locali comunali concessi alle associazioni”.
Palermo più cara di Milano
Menzione a parte tra le tante gettonopoli siciliane merita il comune di Palermo, capace di collezionare alcuni record. I cinquanta consiglieri eletti nel capoluogo hanno diritto ad un gettone di 156 euro, cifra che è seconda soltanto al comune di Verona, dove però, il limite massimo di rimborso mensile per i consiglieri è calcolato in 1.446 euro: a Palermo invece si può guadagnare fino a 3.260 euro al mese. In totale il consiglio comunale palermitano costa dunque cinque milioni e duecento mila euro, una cifra che inserisce l’assise cittadina tra i consigli più costosi d’Italia: persino Milano, che ha il triplo degli abitanti, costa un milione in meno.
Migliaia di euro in rimborsi per le aziende
Ma non è tutto. Perché in Sicilia a guadagnarci con i rimborsi non sono solo i consiglieri comunali, ma anche i datori di lavoro dei fortunati che riescono a farsi eleggere. L’azienda privata che vede un suo dipendente eletto al consiglio comunale può infatti contare sul rimborso lordo dell’intera giornata in cui il proprio lavoratore si è assentato per impegni istituzionali. E siccome i consiglieri comunali in Sicilia sono sempre impegnatissimi tra commissioni convocate a ferragosto e imperdibili riunioni per discutere delle associazioni locali, ecco che ogni anno dai bilanci dei comuni escono migliaia di euro di rimborso per le aziende che danno un lavoro agli eletti. I consigli comunali dell’isola, insomma, sono ormai diventati una gettonopoli che conviene a tutti, casse pubbliche escluse.
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