Al Tribunale di Roma si respira una brutta aria. A segnalarlo sono alcuni dipendenti, fra cui il giudice Clementina Forleo della decima sezione penale di Piazzale Clodio. A “surriscaldare” il clima delle aule giudiziarie è l’impianto di condizionamento per il quale i lavoratori hanno chiesto di verificare la corrispondenza alla vigente normativa sulla salubrità dei luoghi di lavoro. Nel dettaglio, oltre al controllo delle date di pulizia dei filtri, i dipendenti del tribunale hanno domandato di accertare il corretto funzionamento del termostato che, come rilevato anche da alcuni avvocati nel corso della celebrazione delle udienze, surriscalda le aule in pieno inverno e le congela d’estate.
A seguito di reiterate richieste, girate all’ufficio manutenzione, il presidente del Tribunale, Mario Bresciano, ha dovuto disporre un sopralluogo su domanda apposita della Forleo ai sensi dell’articolo 18 testo unico del 2008. L’intervento però non solo è stato effettuato in assenza del magistrato richiedente, ma non ha neanche rassicurato i dipendenti accertando una situazione che è tutta da appurare. La verifica complessiva, che deve essere fatta dalla Sintesi spa, uno dei più importanti concessionari dell’azienda pubblica Consip per la sicurezza e salute nei luoghi di lavoro, è infatti ancora “in corso” come ha spiegato Bresciano: in una nota interna dello scorso 20 marzo, il presidente del tribunale ha infatti puntualizzato di essere “in attesa di risposta”. Intanto però il sistema di condizionamento continua a funzionare. Il giudice Forleo, affetta peraltro da problemi polmonari ben noti ai vertici dell’ufficio, è stata quindi costretta a celebrare le udienze collegiali senza ottenere lo spegnimento dell’impianto di aerazione. E il suo medico le ha anche imposto l’uso della mascherina sanitaria all’interno del tribunale per evitare ulteriori danni alla salute.
Non è la prima volta, del resto, che la sede di Piazzale Clodio si trova al centro di polemiche legate alla salubrità degli uffici. Alla fine del 2014 fu lo stesso presidente della Corte d’Appello di Roma, Luca Panzani, durante un’assemblea con i dipendenti, a lanciare l’allarme. All’epoca, in seguito di alcuni controlli di routine, venne riscontrata un’elevata presenza del batterio della legionella nell’impianto di dolcificazione dell’acqua. I lavoratori lamentarono inoltre anche la massiccia presenza di topi. Da allora, a causa anche dei tagli cui è stata sottoposta la pubblica amministrazione, hanno complicato di molto le cose. Così ora all’ingresso dei bagni, si legge: “In attesa degli stanziamenti ministeriali per il 2013, si pregano i fruitori dei servizi igienici di munirsi delle proprie forniture a partire dal 25 p.v. perché mancherà l’approvvigionamento”. In tribunale, insomma, mancano persino i fondi per sapone e carta igienica. Figuriamoci quelli per un eventuale intervento straordinario sull’impianto di aerazione. Con il risultato che la legge sulla salubrità dei luoghi di lavoro rischia di non essere rispettata nelle stesse aule dove viene amministrata la giustizia.