Politica

Governo, Sacconi: “Sedie e ministeri? No, rapporto con Pd da mettere a punto”

L'ex capogruppo al Senato: "Non stiamo litigando, ma preferiamo una pausa di riflessione. Però i componenti del governo non possono essere decisi a prescindere dalla nostra opinione. Il nostro obiettivo sono le Regionali: se ne uscissimo male le nostre difficoltà nella coalizione crescerebbero"

Su questo Renzi ha avuto ragione: l’interim al ministero delle Infrastrutture è durato pochi giorni. Il successore di Maurizio Lupi è Graziano Delrio, braccio destro del presidente del Consiglio. Ma la partita più delicata sembra cominciare ora. E sembra una partita a scacchi. Con il capo del governo che vuole sistemare tutto il prima possibile per prepararsi come si deve al test elettorale delle Regionali e il Nuovo Centrodestra che rallenta per non sentirsi “ridimensionato” nella squadra di governo. Girano ancora i nomi di Dorina Bianchi, Federica Chiavaroli e Erminia Mazzoni per la nomina a ministro agli Affari regionali (il presidente del Consiglio ha chiesto ad Alfano di indicare una donna). Mentre per sostituire Delrio i nomi sono quelli di Angelo Rughetti, Franco Bassanini, Ettore Rosato.

L’ex capogruppo al Senato Maurizio Sacconi, a ilfattoquotidiano.it, nega che il problema sia all’interno dell’Ncd, nega che sia un problema di poltrone e nega che sia un problema di “deleghe pesanti”. Ma serve, dice, “una pausa di riflessione” per  una “messa a punto dei rapporti” dentro la coalizione di governo. E un crinale per la storia del governo (e nel suo piccolo del Nuovo Centrodestra) saranno le Regionali. E’ su quello, spiega Sacconi, che è concentrata l’energia del partito. Perché “se uscissimo male le nostre difficoltà nella coalizione crescerebbero”. Insomma, Renzi deve sperare che l’Ncd alle Regionali faccia una figurone. Perché il voto anticipato, avverte Sacconi, non conviene solo quando la ripresa sarà dispiegata pienamente e non ora che si vedono i primi timidi segnali.

Senatore Sacconi, l’unica nomina è quella di Graziano Delrio. Perché sul resto è tutto fermo? State litigando?
Assolutamente no. Preferiamo una pausa di riflessione. Abbiamo sempre dichiarato e ribadito, anche in questa fase, che la collaborazione di governo è transitoria perche’ la coalizione è composta da due aree politiche che appartengono a famiglie europee tradizionalmente contrapposte. Anche se in Europa, in Germania, in Italia e in altri Paesi sono costrette a cooperare nel nome di un interesse superiore. La fusione in Area popolare di Ncd e Udc da un lato e l’adesione al Pd di larga parte di Scelta Civica hanno infatti determinato un carattere bipartitico del consiglio dei ministri. In questo contesto e nella prospettiva di una competizione tra le due aree, è lecito chiedere una pausa di riflessione.

E quindi questa pausa di riflessione cosa deve suggerire a Renzi?
Completo il ragionamento. In questa fase il nostro obiettivo principale è consolidare le alleanze per le elezioni regionali, ottenere incoraggianti risultati, e riuscire così a lanciare la fase costitutiva dell’Ump all’italiana, di una unione di partiti, movimenti, reti nazionali e locali alternativa a Salvini come alla sinistra. Non abbiamo fretta di riempire una casella. Ma di valutare con che deleghe, con che competenze e con chi completare la nostra delegazione di governo. Tradotto…

Bravo.
Tradotto in parole povere non abbiamo nessuna fretta. I ministri alla fine li decide il presidente della Repubblica, ma certamente non possono essere decisi a prescindere dalla nostra opinione, no?

Ma neanche volete essere “sfavoriti”.
Se ci fosse stato un problema di pesi, avremmo rivendicato il ministero che è stato lasciato da Lupi con atto rispettabile e responsabile. Ma il problema è rimettere a punto come stare insieme in questa coalizione in termini più generali.

Non ne fate problema di poltrone, ma di settori che siano di peso.
Non è nemmeno questo. Peraltro le funzioni del ministero per gli Affari regionali sono state a lungo assolte ad interim e quindi non si crea un particolare vuoto nell’azione di governo. Ed è bene che facciamo una riflessione complessiva. La scelta da ribadire è che la nostra prospettiva non è fare gli indipendenti di centro nella futura lista del Partito democratico.

E quindi non è vero nemmeno che litigate all’interno del Nuovo Centrodestra, dove nelle ultime settimane si sono registrate sensibilità diverse nei rapporti di governo?
No, non è un problema nostro, dentro di noi. Magari fosse. Sarebbe più facile. E’ un problema di messa a punto del rapporto di coalizione in un percorso che richiede la condivisione di vari elementi. Ha detto bene Quagliariello, fotografando la nostra posizione: non siamo interessati a poltrone, non abbiamo fretta, siamo concentrati sul voto regionale.

Lei parla dell’appuntamento delle Regionali. Non pensate che questa responsabilità di governo insieme al Pd vi “logori”, nei sondaggi e nelle urne?
Sapevamo dall’inizio che sarebbe stato faticoso combinare le due cose. L’ambizione di organizzare la vera alternativa alla sinistra con la presenza nel governo. Per un verso siamo convinti di aver fatto la cosa giusta di fronte al pericolo, non del tutto esaurito, di un commissariamento dell’Italia in presenza di una crisi di sistema “alla greca”, che sommasse la crisi istituzionale con quella economica e sociale. Per l’altro, ci siamo considerati il comitato promotore di una nuova destra di governo, repubblicana, europeista, liberalpopolare. Significa attraversare bene il voto regionale, nel quale ci presentiamo alleati con movimenti locali in Veneto, nelle Marche, in Umbria e in Puglia, che nel giorno dopo potrebbero condividere la prospettiva dell’Unione. Se incoraggiati dal risultato potremo insieme influenzare meglio l’azione di governo e proporre la data in cui verificare quell’ampia convergenza di forze alternative tanto a Renzi quanto a Salvini e alla sua destra scettica. Se invece uscissimo male dalle urne regionali, le nostre difficoltà nella coalizione crescerebbero.

Nel senso che poi voci come quella della De Girolamo si potrebbero moltiplicare?
No, nel senso che potremmo essere più in difficoltà a far valere le nostre ragioni e in quel caso non si tratterebbe di passare all’appoggio esterno.

Accelerazione italicum, non c’è timore che Renzi voglia andare al voto anticipato? Per voi sarebbe una situazione difficile.
Non credo. Noi siamo favorevoli all’Italicum, il compromesso raggiunto ci va bene e lo voteremo. Con quel sistema (il premio alla lista e il ballottaggio) anche il nostro progetto trova sostanza: la lista unica sollecita il rassemblement. Credo sia interesse del presidente del Consiglio andare al voto quando la ripresa economica si sia dispiegata pienamente e non ora che ci dà solo germogli che dobbiamo fare ancora sbocciare.