Nelle scorse ore Uber, applicazione californiana che consente di prenotare un taxi privato in tutto il mondo via smartphone, ha annunciato una partnership strategica con la Carnegie Mellon University di Pittsburgh. Non un’università qualsiasi: la Carnegie Mellon ha una delle migliori facoltà di ingegneria degli Stati Uniti. All’interno del Campus nascerà l’Uber Advanced Technologies Center con l’obiettivo, spiegano in Uber, di “sviluppare tecnologie a lungo termine per rendere sicuro il trasporto di chiunque verso qualsiasi destinazione”. In altre parole: sistemi di guida autonoma.
Il centro di Uber sorgerà accanto al National Robotics Engineering Center (Nrec) dove si fa ricerca e sviluppo sul “mapping” per la sicurezza dei veicoli e le tecnologie per veicoli senza conducente. Il tutto ha ricevuto il benestare del sindaco William Peduto, ben contento di avere a Pittsburgh tecnologie “in grado di inventare il futuro”.
A questo punto sembra piuttosto chiaro: come avevamo già raccontato, Uber avrebbe deciso di investire parte delle sue risorse finanziarie (il suo valore secondo Fortune sarebbe oggi di 40 miliardi di dollari, con un fatturato annuo che potrebbe aggirarsi sui 2 miliardi di dollari) per arrivare ai taxi robot, taxi senza conducente magari all’inizio solo su percorsi predefiniti. Per quali non si dovrà accontentare del 20% riconosciuto oggi su ogni corsa. Se poi aggiungiamo che la lobby che la sostiene è piuttosto ampia e che uno dei più grandi investitori nella guida autonoma, Google, ha investito con la sua Google Ventures 258 milioni di dollari in Uber, il cerchio si chiude: i taxi robot potrebbero essere presto in strada. Chissà cosa ne direbbe Alberto Sordi e il suo Zara87.
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