Dopo l'addio dei due senatori si alzano i toni dello scontro. Ad accendere la miccia il leader di Forza Italia che richiama i suoi all'ordine: "chi se ne è andato almeno stia zitto". Dopo vent’anni di provata fedeltà, Bondi alza la testa e richiama il leader ai valori liberali: "Dovrebbe almeno ricordare che la libertà dei parlamentari viene garantita dall’autoritarismo dei partiti senza regole e senza democrazia"
Qualcuno potrebbe ironizzare sul “ruggito del coniglio”, ma la faccenda si fa seria. Volano stracci tra la coppia Sandro Bondi–Manuela Repetti e il fondatore e leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi. Dopo vent’anni di provata fedeltà, Bondi alza la testa e non le manda a dire. Parla addirittura di “misera morale e politica di Forza Italia”. Parole impensabili fino a martedì scorso, quando insieme alla compagna aveva deciso di lasciare il gruppo di Forza Italia e di aderire al Misto (leggi). Quel giorno scelse il silenzio come forma estrema di rispetto. Oggi, vedendosi liquidato con parole sbrigative proprio da Berlusconi (“chi se ne è andato almeno stia zitto”), ha preso carta e penna e ha diffuso una nota dura verso il partito, ma soprattutto verso la condotta umana dell’ex Cavaliere. Ecco le sue parole: “La senatrice Repetti ed io abbiamo subito in questi giorni degli attacchi personali, quasi un linciaggio, che hanno confermato la miseria morale e politica di Fi e la giustezza della nostra decisione. Noi non staremo in silenzio perché siamo persone che possono sbagliare ma intendiamo restare persone libere e autonome”. Il mite si trasforma in leone. E scrive versi che sono una lama contro l’uomo cui soleva dedicare mellifue poesie.
Tutta colpa della reazione del “caro leader”, alla fuoriuscita dei due da Forza Italia. Berlusconi è tornato sulla vicenda dell’addio in occasione di un discorso ai militanti che aveva invitato ad Arcore. Berlusconi si lascia andare a uno sfogo che risuona come una damnatio memoriae verso i due fuorisciti, rei non solo di aver abbandonato il partito ma di essersi tenuti lo scranno parlamentare. Ogni riferimento è puramente voluto. “Chi tra noi dispone di visibilità mediatica deve porre immediatamente fine a qualsiasi polemica – è la prima indicazione, dal tono di rimprovero, fornita dall’ex Cavaliere – che risulta non solo inutile ma anche dannosa”. Perché, continua l’ex premier, “stare in un movimento politico significa accettarne le regole, discutere liberamente, e poi collaborare lealmente alla linea che la maggioranza ha deciso. Solo a queste condizioni Fi può continuare ad affrontare con successo le sfide che ci attendono nell’immediato e nel futuro”. Il problema – questo il senso – non è la dissociazione quanto il fatto che venga spiattellata sui giornali, creando un danno di immagine al partito.
Ma il danno, ribattono i coniugi Bondi, “lo abbiamo subito noi”. E dopo due decenni da collaboratori fidati parlano, appunto, di “linciaggio”. Ecco il ruggito del coniglio che diventa leone: “Leggo ora che il Presidente Berlusconi intima a “chi è andato via” a stare almeno zitto”, sottolineando addirittura che dovrebbe “fare i conti con la propria coscienza”. Ebbene – afferma l’ex sindaco comunista di Fivazzano in una nota – sono costretto a rompere il silenzio che mi ero imposto, prendendo atto che al contrario il Presidente Berlusconi non ha evidentemente alcuna intenzione di custodire almeno un lungo rapporto di collaborazione e di amicizia. La senatrice Manuela Repetti ed io abbiamo subito in questi giorni degli attacchi personali, quasi un linciaggio, che hanno confermato la miseria morale e politica di Forza Italia e la giustezza della nostra decisione”. Da qui la risoluta affermazione del proprio diritto di parola.“Noi non staremo in silenzio perchè siamo persone che possono sbagliare ma intendiamo restare persone libere e autonome. Così come – prosegue il senatore – risponderemo proprio solo alla nostra coscienza, in tutti i sensi, perché chi si ispira come Berlusconi ai valori del liberalismo, non sempre con coerenza, dovrebbe almeno ricordare che proprio questa libertà di coscienza dei parlamentari viene garantita dall’autoritarismo dei partiti senza regole e senza democrazia”. Come nei migliori divorzi mediatici, si attende contro-replica da Arcore.