Ercole Incalza, il “ras” del ministero delle Infrastrutture coinvolto nell’inchiesta della procura di Firenze sulle grandi opere, ha ottenuto gli arresti domiciliari. A riferirlo è stato l’avvocato Titta Madia, spiegando che il gip di Firenze Angelo Pezzuti ha accolto la sua istanza. Il 24 marzo Pezzuti aveva al contrario stabilito, dopo il ritrovamento in casa sua di buste con denaro contante, che l’ex capo struttura di missione doveva rimanere in carcere. “Ora Incalza, con maggiore serenità, può iniziare a preparare la sua difesa – ha commentato il suo legale Titta Madia – Ha appreso la notizia con grande sollievo“. Nell’interrogatorio di garanzia tenuto a Regina Coeli due giorni dopo l’arresto l’ingegnere, davanti al gip Pezzuti, aveva respinto le accuse.

Da questa mattina il superburocrate è tornato dunque nella sua casa romana, dove era stato prelevato dai Ros la mattina del 16 marzo, quando insieme a lui sono finiti in manette Stefano Perotti, Francesco Cavallo e Sandro Pacella, collaboratore di Incalza. Al centro dell’inchiesta battezzata Sistema c’è la gestione illecita degli appalti e quello che i magistrati definiscono un “articolato sistema corruttivo che coinvolgeva dirigenti pubblici, società aggiudicatarie degli appalti e imprese esecutrici dei lavori”. Giovedì, nell’ambito della stessa inchiesta, sono finiti in carcere altri due imprenditori, Salvatore Adorisio e Angelantonio Pica, accusati di corruzione in concorso con Incalza.

 

 

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