Durante una vacanza alle isole Canarie, acquistai un beauty case rigido della Samsonite. Design elegante, colore grigio antracite e ovviamente provvisto della combinazione nel gancio di chiusura. Erano gli anni ’80 e oggi non si vedono più le signore girare negli aeroporti con questi piccoli contenitori da viaggio, a mio parere molto chic. Sfogliando una rivista di articoli erotici mi sono imbattuta in un oggetto simile e senz’altro più utile, progettato da Deborah Semer, una simpatica imprenditrice di Seattle: sto parlando del ‘Joyboxx’.

Sì perché una volta utilizzati i sex toys, bisogna trovare una scatola, un astuccio, un involucro per proteggerli dai microbi, dalla polvere, dagli urti. L’idea è originale e utile. Studi hanno dimostrato che il 20% degli uomini e il 14% delle donne non igienizza i propri oggetti del piacere, cosicché si possono trasmettere virus, funghi e batteri.

Nel Joyboxx si estrae un piccolo vassoio, si appoggia il Rabbit d’ordinanza, si mette tutto sotto l’acqua, si lascia asciugare e si ripone. Le dieci griglie del vassoio – con antibatterico incorporato – permettono l’aerazione e tutto il contenitore può essere messo tranquillamente in lavastoviglie. E’ di plastica riciclabile, colorata, con un piccolo scomparto nel coperchio in cui porre preservativi, lubrificanti, batterie e sex toys di dimensioni più piccole.

Il design è moderno e discreto ed è accattivante per donne, uomini di qualsiasi età e orientamento sessuale. Un altro aspetto importante è che se si hanno oggetti del piacere in casa, è sempre bene collocarli lontano da bambini, colf o suocere curiose. In questo modo tutto è ordinatamente riposto in sicurezza, lucchetto con combinazione incluso. Quindi ode alla ‘Scatola della Gioia’ ricordandovi che se partite per le Canarie, potrebbero farvela aprire al controllo bagagli a mano. E sai che divertimento.

Potete seguirmi anche sul sito www.sensualcoach.it

 

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Giardino di Ninfa, un paradiso in provincia di Latina

next
Articolo Successivo

‘Twittabolario’, per giocare nel nome di Dante

next