Oltre 3mila immagini dei più grandi capolavori dell’artista, proiettate in altissima definizione e in dimensioni enormi da 40 proiettori su altrettanti maxischermi installati in ogni angolo della chiesa, offrono un viaggio nell’universo creativo e visionario del pittore e raccontano la genialità del suo percorso artistico
Ritrovarsi davanti a opere d’arte di stupefacente bellezza provoca già un’emozione fortissima. Quando quelle opere d’arte “prendono vita” e ci avvolgono in un’esperienza sensoriale a 360 gradi, la famosa sindrome di Stendhal è molto più reale di quello che può sembrare. È l’effetto che produce “Van Gogh Alive”, una mostra multimediale densa di suggestioni realizzata da Grande Exhibitions e Perlage Grandi Eventi che, con milioni di visitatori, ha fatto il giro del mondo fino ad arrivare nel cuore di Firenze, a due passi dal Ponte Vecchio, nella bellissima Chiesa sconsacrata di “Santo Stefano al Ponte” fino al 12 aprile. Un’altra iniziativa molto particolare per celebrare il maestro olandese a 125 anni dalla sua scomparsa che diventa un’esperienza indimenticabile per tutti i visitatori guidati, con incredibile dinamismo, in una vibrante sinfonia di luci, forme e colori.
Oltre 3mila immagini dei più grandi capolavori dell’artista, proiettate in altissima definizione e in dimensioni enormi da 40 proiettori su altrettanti maxischermi installati in ogni angolo della chiesa, offrono un viaggio nell’universo creativo e visionario di Vincent Van Gogh e raccontano la genialità del suo percorso artistico e la turbolenza della sua vicenda esistenziale grazie alla sofisticatissima tecnologia del sistema SENSORY4. Un sistema unico e innovativo con una grafica multicanale che consente una visione inedita e ravvicinata dei dettagli delle opere, della sua peculiare e avanguardistica tecnica del colore e delle continue sperimentazioni. Come sotto una lente di ingrandimento sono svelati i segreti della sua arte, i colori vivaci e le pennellate vigorose. A questo si accompagnano animazioni, suoni in surround, citazioni che raccontano la poetica del pittore, stralci di lettere che inviava al fratello Theo utili a offrire uno spaccato significativo della sua vita, delle sue idee, del suo tormento interiore e numerosi schizzi che aiutano a conoscere la genesi creativa dei suoi dipinti.
A impreziosire l’esperienza visiva ci sono le musiche di Handel, Tiersen, Lalo, Delibes, Viseur, Barber, Schuberth, Kusturica, Godard, Part, Chabrier, Nielse, Sakura, Satie, Zorn, Saint-Säens e Liszt che immergono lo spettatore in un’atmosfera quasi surreale. E la sensazione è proprio quella di essere lì, nei paesaggi provenzali, tra i campi di grano, sotto il cielo stellato, di toccare con mano i girasoli, perché la mostra permette di entrare nei quadri di Van Gogh non solo mentalmente ma anche “fisicamente”. Il percorso espositivo diviso in “movimenti, come fosse una partitura musicale, abbraccia l’intera vita dell’artista, dagli esordi nei Paesi Bassi alla Parigi degli impressionisti, fino alla permanenza ad Arles, San Rémy e Auver-sur-Oise, dove ha dipinto molte delle sue intramontabili opere d’arte: è un’immersione totale nella pittura geniale, controversa e alla fine struggente (come in quello che è ritenuto il suo ultimo lavoro prima di morire, “Campo di grano con volo di corvi”) di Van Gogh. Una mostra che rappresenta una sorta di “rinascita” e “ridefinizione”, grazie alla tecnologia, di alcune delle sue 864 tele e degli oltre mille disegni che hanno impressionato e affascinato il mondo e non smettono di farlo e che “avvicina anche un pubblico meno abituato alle sale e ai musei” come ha dichiarato il curatore italiano Fabio Di Gioia.