Perde il Partito democratico, guadagnano il Movimento Cinque Stelle e la Lega Nord, niente di nuovo al centro. E’ questo il fermo immagine scattato da Nando Pagnoncelli sul Corriere della Sera sulle intenzioni di voto, secondo cui il Pd rimane al primo posto e oggi verrebbe scelto dal 35, 7 % degli italiani. Anche se perde qualcosa rispetto a febbraio: lo 0,9. Subito dopo troviamo i Cinque Stelle al 21,3%, che invece incassa un più 1,5%. La Lega (13,7) di Matteo Salvini è ancora davanti, seppure di un soffio, a Forza Italia (13,5). Mentre in coda troviamo Fratelli d’Italia-An al 4%, Sel (3,6), Udc (2,5), Ncd (2,2) e Prc (1,5).
Il Partito democratico, dunque – ragiona il sondaggista -, si conferma di gran lunga il soggetto politico più solido (elettoralmente parlando), nonostante gli scandali, le difficoltà economiche di parte degli elettori e le polemiche interne. Certo, rispetto alle elezioni europee, il calo che si registra è notevole (-5,1%), ma è dovuto anche alla fine della luna di miele tra Paese e governo. Detto questo, però, il partito di Renzi è un “asso piglia tutto”, in grado di pescare voti in tutte le categorie sociali, eccezion fatta per la fascia di elettori che va dai 35 e i 44 anni e i disoccupati, che preferiscono il movimento di Beppe Grillo.
Puntando la lente a destra, invece, non si può far altro che focalizzare una balcanizzazione senza precedenti. A farne le spese è soprattutto Forza Italia. In calo nei sondaggi, e apparentemente senza bussola. Nell’ultimo periodo, infatti, più che parlare di strategie politiche a lunga durata, il partito di Silvio Berlusconi è in preda a una guerra intestina culminata con l’addio di uno degli ex fedelissimi del Cavaliere, Sandro Bondi.
A gioire, a destra, è solo il Carroccio che sotto la guida di Matteo Salvini guadagna consensi come non aveva mai fatto prima. In 25 anni di vita politica- ricorda Pagnoncelli – solo due volte ha superato il 10% (alle politiche del ’96 e alle Europee del 2009). Anche se dopo la manifestazione di Roma ha registrato una leggera flessione, la parte di elettorato più moderato, infatti, si è allontanata.
In casa 5 Stelle nonostante le fuoriuscite, le critiche alla linea politica giudicata da alcuni sterile e l’opposizione dura al governo contesa con la Lega, l’elettorato rimane fedele. Anzi, si allarga. L’1,5% in più è “merito” dei grandi scandali scoppiati negli ultimi mesi (dalle tangenti Expo al Mose, da Mafia Capitale all’inchiesta Grandi opere) che ancora una volta regalano ai pentastellati l’immagine di movimento “pulito”, “paladino” e rappresentante degli “onesti”.
Il centro invece è fermo in una palude. Nel bene o nel male, si muove poco o nulla. Ncd di Angelino Alfano perde qualcosa dopo le dimissioni di Maurizio Lupi dal ministero delle Infrastrutture. L’Udc invece spizzica qualche voto in più, ma nel complesso, rimangono percentuali da prefisso telefonico. Questo perché il sostegno al governo e le poltrone in ministeri importanti vengono oscurati dal protagonismo di Renzi. Mentre l’altra strada, ovvero passare all’opposizione, significherebbe il suicidio.
Impossibile invece al momento – dice Pagnoncelli – quantificare il gradimento di nuove formazioni come Italia unica di Corrado Passera o Coalizione sociale di Maurizio Landini. La frammentazione della destra e il poco spazio di manovra a sinistra complicano ogni previsione.
Passando al governo si registra un calo notevole. Renato Mannheimer, su Il Giornale, fissa il consenso attuale al 32%, il 1 aprile 2014 era al 54%. Il dato interessante è rappresentato dal 16% di elettori del Pd che boccia l’operato dell’esecutivo. Ma se il governo è calato drasticamente nei sondaggi, lo stesso non si può dire del suo capo. Renzi, infatti, gode dell’appoggio del 41% degli italiani, anche se mese dopo mese ha perso consensi. Ma resta comunque il leader politico più apprezzato, staccando di una buona lunghezza Berlusconi (20%), Salvini e Landini (21).