“Un macroscopico errore giudiziario” e, sullo sfondo, l’ipotesi di un “mostruoso depistaggio”. Il libro ‘Dalla parte sbagliata‘ (edito da Castelvecchi), scritto dalla giornalista Dina Lauricella e dall’avvocato Rosalba Di Gregorio, racconta la storia dei tre processi sulla strage di via D’Amelio a Palermo, dove il 19 luglio 1992 Cosa Nostra uccise il magistrato Paolo Borsellino e la sua scorta. Durante la presentazione del volume alla libreria Hoepli di Milano, le due autrici hanno ripercorso la vicenda narrandola “dalla parte sbagliata”, cioè dalla prospettiva delle 11 persone ingiustamente condannate all’ergastolo nell’ambito del processo Borsellino bis, accusate di essere i mandanti della strage e messe in libertà dopo 18 anni. Nel 2011, la procura di Caltanissetta ha chiesto di revisionare quel processo, fondato sulle dichiarazioni del “falso pentito“, così lo definiscono le autrici, Vincenzo Scarantino. Le nuove indagini stanno facendo luce sulla possibilità di un “mostruoso depistaggio“, come dice l’avvocato Di Gregorio, probabilmente ad opera delle forze di polizia. Eppure, c’è chi non condivide questa ipotesi, come lo storico ed ex direttore del Corriere della Sera Paolo Mieli: “Non credo al depistaggio. Giudici e poliziotti hanno voluto dare un colpevole in bocca all’opinione pubblica per fare carriera”. Peter Gomez, direttore de ilfattoquotidiano.it, sottolinea che rimane il dubbio sugli eventuali mandanti e aggiunge: “Questo processo è stata una sconfitta. I condannati hanno passato 18 anni in carcere per un reato che non hanno commesso” di Stefano De Agostini