La situazione è “al di là del disumano” nel campo profughi di Yarmouk, 8 km a sud di Damasco. Conquistato nei giorni scorsi da miliziani affiliati allo Stato Islamico, che secondo diverse fonti controllano il 90% del suo territorio, e bombardato dal regime di Damasco, nel campo si susseguono da giorni combattimenti tra jihadisti e militanti palestinesi. Una situazione che ha messo in fuga centinaia di profughi e messo in allarme le Nazioni Unite. Secondo l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, i miliziani dell’Isis hanno ucciso 9 palestinesi, decapitandone due.
Secondo le Nazioni Unite, la situazione nel campo è “al di là del disumano”. Chris Gunness, portavoce dell’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, ha detto che l’agenzia non è riuscita a inviare cibo, né altro nel campo da quando sono cominciati gli scontri: “Questo significa che non c’è cibo, non c’è acqua e ci sono pochissimi farmaci”. Intanto, secondo un attivista basato nella zona, scontri sporadici proseguono anche oggi. Centinaia di profughi sono in fuga. L’Osservatorio per i diritti umani e al-Dimashqi riferiscono che coloro che sono fuggiti dal campo hanno raggiunto le periferie sud di Damasco di Yalda, Babila e Beit Sahem, sotto il controllo dei ribelli.
L’inviato del presidente palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen), Ahmed Majdalani, ha annunciato che l’Autorità nazionale palestinese discuterà con funzionari del regime di Bashar Al Assad come intervenire a sostegno dei rifugiati palestinesi. Majdalani, che è anche esponente del compitato esecutivo dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina, ha annunciato che raggiungerà la Siria attraverso la Giordania “per incontrare a Damasco esponenti del regime e delle fazioni palestinesi in Siria per arrivare a una soluzione della crisi nel campo di Yarmouk”.
Nel campo vivono attualmente circa 18mila palestinesi “in una situazione molto complessa”, contro i 160mila che vi vivevano prima dello scoppio della rivoluzione contro Bashar al-Assad nel marzo del 2011. In un comunicato l’Olp ha chiesto “a tutte le parti coinvolte di giungere a un immediato accordo per proteggere il campo ed evitare che si trasformi in un campo di battaglia”. Inoltre viene chiesta la possibilità di istituire corridoi umanitari per i civili in modo da fornire assistenza medica e distribuire beni primari.
A Idlib il Fronte Al Nusra prende in ostaggio 300 curdi
Intanto, nel nord del Paese, gli jihadisti del Fronte al Nusra, branca siriana di Al Qaeda, hanno sequestrato 300 curdi, tra cui anche bambini, nella zona di Dana, alla periferia di Idlib. Lo riferisce l’emittente panaraba libanese almayadeen sul suo sito web. “Un gruppo di 300 persone su cinque pullman e un minibus provenienti da Afrin sono stati sequestrati a un checkpoint a Dana mentre erano diretti ad Aleppo per ricevere la loro paga,” ha dichiarato Newaf Khalil, portavoce per il partito curdo Pyd, citato dal quotidiano libanese in inglese Daily Star. I curdi accusano del rapimento il Fronte al Nusra, anche se l’Osservatorio siriano per i diritti umani non conferma che i responsabili siano i qaedisti. Un ufficiale ha fatto sapere che i 300 curdi rapiti sarebbero tutti uomini, perché il Fronte non ha trattenuto donne e bambini.