Un documento di 43 pagine proveniente dalla tenuta californiana di Robin Williams e diffuso dal sito The Hollywood Reporter. Sfogliandolo, si incontra il riferimento a una fondazione no profit, la Windfall Foundation, creata dai suoi rappresentanti legali. La notizia è che l’attore statunitense, morto suicida ad agosto del 2014, avrebbe lasciato in eredità anche i suoi diritti d’immagine, ovvero tutti i profitti generati dall’uso del suo nome e di tutto ciò che lo rappresenta, e avrebbe deciso che a gestirli sia proprio questa fondazione.
L’obiettivo è distribuirli ad organizzazioni umanitarie come Medici Senza Frontiere e Make a Wish. Inoltre, secondo le disposizioni testamentarie, per 25 anni dalla sua morte, e quindi fino all’11 agosto del 2039, l’uso dell’immagine di Williams non potrà essere autorizzata in alcun caso e qualsiasi altro introito derivante dal suo uso dovrà essere devoluto in beneficenza. Per capire meglio le dinamiche di queste direttive, si può raccontare il caso di Michael Jackson. Il re del pop, morto nel 2009, e l’attore americano hanno in comune il valore economico che il loro brand continua ad avere anche dopo i funerali.
L’Irs (Internal Revenue Service), l’equivalente dell’Agenzia delle Entrate, aveva calcolato che l’immagine di Michael Jackson, in cinque anni dalla sua morte, aveva generato un valore pari a circa 500 milioni di dollari. Basti pensare che ai Billboard MusicAwards 2014 di Las Vegas, un ologramma del cantante, l’immagine tridimensionale creata con tecniche digitali, di Jackson che cantava sul palco Slave to the rythm è passata alla storia. Per questo genere di cose e per il business generato da t-shirt, foto e audio, il fisco ha reclamato, e ancora reclama, 200 milioni di dollari di tasse.
È la prima volta, comunque, che un “testamento solidale” coinvolge i diritti d’immagine post mortem e li considera al pari dei beni materiali (case, automobili, gioielli, conti bancari e opere d’arte, per fare qualche esempio). E per gli esperti potrebbe trattarsi di un nobile precedente. È possibile, infatti, che altri, pur di tutelare la propria immagine, in futuro, decidano di destinare i diritti a una fondazione no profit. A spingerli potrebbe essere anche il rifiuto di cedere al fisco americano, godendo di una imposizione fiscale minore o addirittura nulla.
A sottolineare l’aspetto benefico è Rossano Bartoli, portavoce del Comitato testamento solidale. “Ci sembra davvero una bella notizia – ha commentato – Un attore amatissimo come Robin Williams ha deciso di mettere a disposizione di chi ha più bisogno la propria notorietà, dando valore a un bene immateriale, legato al successo e all’affetto del pubblico, come la propria immagine”.
di Virginia Della Sala
da Il Fatto Quotidiano del 2 aprile 2015