Vorrei rassicurare Marcucci, presidente della Commissione Cultura del Senato. In un articolo uscito sull’Huffington post qualche giorno fa- Scuola, la rivoluzione di cui non vi siete accorti – con un finta contrizione, si rammarica del fatto che gli italiani non abbiano compreso la straordinarietà della riforma scuola attualmente in discussione alla Camera. In un profluvio di retorica da regime (epocale, storico, rivoluzione, straordinario) Marcucci attribuisce grottescamente (non c’è stato, dopo il fascismo, governo che abbia goduto dell’attuale disponibilità acritica e servile di quasi tutti i media) alla responsabilità della stampa – che starebbe confinando l’epocale riforma nelle pagine interne – il mancato entusiasmo del popolo italiano nei confronti di “questa rivoluzione che ci consegnerà un Paese migliore”.
Tranquillo, Marcucci. Ci siamo accorti bene di quello che state cercando di far passare, anche attraverso affermazioni completamente inattendibili come quelle che costellano il suo post. Ed è proprio per questo che ci stiamo organizzando per contrastare la distruzione della scuola pubblica che la vostra rivoluzione (lo è, ma in questo senso) prevede. Innanzitutto cercando di rispondere alle false verità che lei ostenta.
Le cifre snocciolate nella prima parte del pezzo sono le solite: i “pagherò” del futuro, che attendiamo di vedere realmente impiegati per la scuola, prima di credere. Del resto, lei comprende, siamo piuttosto allergici ai vostri annunci: lo sanno bene i 150mila cui erano state promesse assunzioni entro il prossimo 1 settembre, il numero dei quali – oggi, sulla carta – è diminuito di 1/3 e che ragionevolmente – a meno che non lo vogliate realmente, ricorrendo ad un provvedimento urgente – non verranno assunti in settembre nemmeno in versione ridotta; a questo porta la vostra decisione di provare a ricattare il Paese scambiando assunzioni con l’acquiescenza a tutto il resto dei perversi interventi sulla scuola della Costituzione che prevedete nel ddl.
Climax della negazione della realtà è il coinvolgimento, l’ascolto che sta solo nella demagogia delle vostre parole, certamente non nei fatti. “2 milioni di persone raggiunte nella campagna di ascolto on e off line (…) una consultazione che ha prodotto modifiche sostanziali nel testo”. Stia tranquillo, Marcucci. Anche di questo ci siamo resi conto.
Pareva impossibile, ma il testo depositato è ancora più aberrante di quello prevedibile dalla lettura del rozzo Pdf su cui dite di aver ascoltato il mondo della scuola. Lo spazio del post mi impone la sintesi. Ma se avrà voglia di aprire i link, essi certificano puntualmente quanto le sue semplificazioni demagogiche siano inesatte. “Con decisione straordinaria, le Commissioni istruzione di Camera e Senato hanno cominciato audizioni congiunte. In una settimana, ovvero fino a giovedì 9 aprile, ascolteremo 80 sigle, dai sindacati, alle associazioni, ai rappresentanti degli studenti. Audizioni che ripeteremo, sempre in forma congiunta, quando il provvedimento arriverà in Senato. Alla fine di questo percorso straordinario, avremo raccolto il contributo praticamente di tutto il mondo della scuola. Vi ricordate consultazioni simili? Impossibile, non ci sono precedenti”. Straordinariamente straordinario! Ascoltare 80 associazioni il pomeriggio del giovedì prima di Pasqua e poi il martedì, mercoledì, giovedì – con orari 8.30-22 – le pare una garanzia di lucidità e di attenzione? Vedremo. Intanto riguardi le registrazioni delle audizioni che già circolano: il mondo della scuola vi sta dicendo per l’ennesima volta no, argomentando nel merito e nel metodo.
La vostra ottusa visione familistica e privatistica (voi, eredi – solo nominali – di una tradizione politica di donne e uomini che si sono fatto uccidere per difendere la libertà e affermare la democrazia nel Paese) che vi porta a celebrare “le erogazioni liberali e le sponsorizzazioni che ognuno di noi potrà fare per la scuola della nostra città, per quella frequentata dai nostri figli” vi impedisce di pensare – ma per voi non è più un valore – che questo condurrà a scuole di serie A e di serie B, ben oltre la deriva in cui siamo già da tempo, con i privilegiati sempre più privilegiati e gli sfigati sempre più sfigati. Ma per voi è evidente che il secondo comma dell’art 3 della Costituzione non vale nulla. Se, come credo, non le torna a memoria, le ricordo che è quello secondo il quale la Repubblica ha il compito di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono la piena espressione dell’individuo. E sa qual è lo strumento privilegiato per far ciò? La scuola statale, quella aperta a tutti ed istituita dallo Stato per ogni ordine e grado. Troppo complesso? Troppo poco market oriented? Capisco.
Come sarà difficile farle comprendere come quella che voi celebrate come autonomia compiuta non è che un passo all’indietro verso forme gerarchizzate, con il preside manager unico decisore, organi collegiali depotenziati, un frullatore da cui verranno pescati, secondo i capricci del dirigente (reclutatore-valutatore-accentratore delle prerogative degli organi collegiali) oggi i nuovi assunti (che quello stesso decisore unico deciderà se assegnare alla cattedra o demansionare in una delle varie attività previste) domani tutti i docenti, anche quelli di ruolo, che – per un motivo o per l’altro – dovranno lasciare la scuola di titolarità. Dalla quale verranno pescati anche se – meritevoli, in una non meglio identificata definizione di merito – il dirigente scolastico di un’altra scuola vorrà reclutarli per arricchire la propria “squadra” (sic!). Libertà di insegnamento, dignità del lavoro, democrazia scolastica, centralità del soggetto in apprendimento, continuità didattica: addio.
“Ultimo ma non per importanza: sul dossier scuola è all’opera un formidabile team del Pd, composta da donne, preparate e appassionate come Francesca Puglisi, Simona Malpezzi, Maria Coscia, Flavia Piccoli Nardelli, Anna Ascani, Manuela Ghizzoni, Rosa Maria Di Giorgi, Elena Ferrara, Josefa Idem. Una squadra che racconta molto del Pd di oggi, allenata da un’altra donna infaticabile come il ministro Stefania Giannini.” La liturgica, melensa, ultrademagogica svisata sulle “quote rosa” del progetto: di molte delle ladies citate ricordiamo – soprattutto – l’imbarazzante ed arrembante passaggio al carro del vincitore. Tra le altre, proprio Giannini docet. Ma, d’altra parte, Marcucci – che viene dal Partito Liberale per approdate (non stupisce) nel Pd – quanto a cambio di casacche ha molto da insegnare.