“Superare i campi rom” perché “a mio parere i campi rom sono un modello di segregazione, sfruttamento e isolamento”. Non sono le parole del Segretario Generale delle Nazioni Unite, ma di Matteo Salvini, segretario della Lega Nord. Chissà se l’intenzione iniziale, di colui che poco più di un mese fa ha “marciato su Roma” contro il governo e a braccetto con il popolo neofascista di Casa Pound, fosse veramente quella di un’apertura alla minoranza etnica più discriminata in Italia. I dubbi, certo, nascono da quella frase iniziale che ha dato origine a tutta la polemica: “Raderei al suolo e spianerei con una ruspa tutti i campi rom”.
E da quel post sul suo profilo Facebook (oggi chiuso, ndr) in cui condivide la sua intervista al Corriere della Sera e chiede ai suoi followers di esprimere direttamente la loro opinione. Senza filtri. Né politici, né giornalistici.
Risultato: l’8 aprile, giornata del popolo rom e sinti, internazionalmente riconosciuta dall’Onu a partire dal 1979, in Italia diventa una sequenza di insulti e attacchi neofascisti. Poca informazione e tanta propaganda malamente arginata da giornalisti che anziché dare voce ai soggetti interessati – rom, senti ed esperti del settore – hanno scelto di interpellare Salvini. Un Salvini che non si è lasciato sfuggire neanche questa occasione per tornare a far parlare di sé in un momento strategicamente importante per la politica locale italiana: la campagna elettorale che in queste settimane si sta svolgendo in numerose regioni.
In una giornata in cui forse si sarebbe dovuto e potuto dare maggior spazio a un dibattito serio sulla reale situazione attuale dei rom e sinti in Italia, si è scelta ancora una volta la disinformazione. Era così difficile chiamare a intervenire gli esperti del settore come l’Associazione 21 Luglio che proprio ieri ha pubblicato il suo rapporto annuale, dove mette a fuoco come in realtà i rom e i sinti costituiscano solo lo 0,25% della popolazione italiana presente sul territorio nazionale? La 21 Luglio racconta come di questo 0,25%, solo il 50% possiede la cittadinanza italiana. E gli altri? No. Anche se nati su suolo italiano. Perché, quindi, nessuno ha ribattuto a un Salvini che chiedeva diritti e doveri uguali per tutti gli italiani con la necessità di una seria riforma della legge sulla cittadinanza italiana da cui, di fatto, anche molti rom (e figli di rom nati in Italia) sono esclusi? Giornalisti a caccia di clic e punti in più nello share, o forse solo molto impreparati? Perché nessuno di questi giornalisti ha ricordato a Salvini che, sempre secondo il rapporto dell’Associazione 21 Luglio, solo 1 rom su 5 vive nei campi? Perché si è parlato poco e male delle speculazioni delle amministrazioni locali, in primis la capitolina, su questi campi? Ieri, oggi e domani, gli italiani dovrebbero vedere in prima serata quei 4 rom su 5 che invece hanno scelto o vorrebbero scegliere percorsi diversi di integrazione nel tessuto sociale italiano, che non vivono in campi attrezzati, alle “nostre” spalle, senza pagare l’Imu e sfruttando i bambini per chiedere l’elemosina. Come ben raccontato nei due recenti documentari“Fuori Campo” e “Container 158” ancora, purtroppo, sconosciuti al grande pubblico.
Invece, in pasto al grande pubblico degli elettori, si continueranno a dare frasi razziste e populiste. Quanto ancora rimarranno impunite le affermazioni dell’eurodeputato leghista, Gianluca Buonanno, che su La7 urlò in prima serata contro Djana Pavlovic: “I Rom sono la feccia della società”?
O, ancora, “Rom cibo per maiali” e inviti hitleriani allo sterminio dei rom, passati da Giuseppe Cruciani e David Parenzo all’interno della trasmissione La Zanzara su Radio24, contro cui anche l’Ordine dei Giornalisti è stato chiamato a esprimersi e ad applicare il codice deontologico che, in questi casi, prevede la sospensione dei giornalisti.
Un paese dove un politico va in tv a dire che una minoranza etnica è la “feccia della società”, non è normale. Ma un paese dove un politico va in tv a dire che una minoranza etnica è la “feccia della società”, “cibo per maiali” e che i posti in cui vive vanno “rasi al suolo” e la sua società civile, fatta anche di giornalisti, non reagisce, è in coma.