Magari la norma non verrà approvata, ma non c’è ministero in cui qualche capo di gabinetto o consigliere giuridico non stia tremando. Se dovesse infatti passare l’emendamento presentato dalla senatrice del Movimento 5 stelle Elisa Bulgarelli al disegno di legge di riforma sulla Pubblica amministrazione del ministro Marianna Madia, tutta quell’ampia schiera di funzionari pubblici “comandati” presso altre amministrazioni, ovvero in prestito, per ricoprire incarichi apicali e di grande prestigio, dovrebbe rinunciare al doppio stipendio finora garantito.
PAGA DOPPIA Attualmente, a consiglieri parlamentari, Consiglieri di Stato e del Tar, avvocati dello Stato, viene consentito di lasciare temporaneamente il proprio incarico (che viene conservato e congelato) per prestare servizio in un’altra amministrazione. Il tutto continuando a percepire il proprio stipendio (pur lavorando a tempo pieno da un’altra parte) e addizionando un’indennità di servizio connessa alla nuova funzione ricoperta. La senatrice Bulgarelli con il suo emendamento propone che per legge si proibisca “a dipendenti pubblici, anche con riferimento al personale dipendente degli organi costituzionali, della magistratura ordinaria e amministrativa e delle autorità amministrative indipendenti” in caso “di comando o di fuori ruolo presso altra amministrazione”, di godere “di indennità ulteriori rispetto al trattamento economico di provenienza”. Niente doppi emolumenti, quindi. Una regola che, se fosse approvata (gli emendamenti verranno votati nell’aula del Senato a partire da mercoledì), finirebbe per alleggerire le buste paga di moltissimi funzionari insediati ai vertici della Pubblica amministrazione.
CONSIGLIERI IN PRESTITO Foltissima è, ad esempio, la schiera dei consiglieri parlamentari comandati presso i ministeri. A quello dello Sviluppo economico (Mise), per esempio, il capo di gabinetto Vito Cozzoli è un consigliere della Camera. Stesso curriculum per i suoi due vice: Annalisa Cipollone, consigliere di Montecitorio, e Edoardo Battisti, consigliere del Senato. Anche il capo dell’ufficio legislativo del ministero dell’Agricoltura, Marco Caputo è consigliere della Camera, proprio come il capo di gabinetto del ministro Marianna Madia, Bernardo Polverari, che però ha precorso i tempi rinunciando all’indennità di gabinetto. Dal sito del Senato risultano fuori ruolo anche i consiglieri Paolo Intreccialagli e Marco Consentino (presso la Presidenza della Repubblica); Chiara Goretti e Luca Rizzuto (nominati componente e direttore del Consiglio dell’Ufficio parlamentare di Bilancio, ma senza indennità aggiuntive); Luigi Fucito (presso il gabinetto del sindaco di Roma, Ignazio Marino); Daniele Piccione (comandato al Consiglio Superiore della Magistratura). Al ministero dei Rapporti col Parlamento c’è una vera e propria concentrazione di funzionari delle Camere beneficiari del doppio regime economico: il capo di gabinetto Roberto Cerreto; il capo dell’ufficio legislativo Cristiano Ceresani e Carla Ciuffetti, capo dipartimento alle Riforme istituzionali. Anche l’ex capo del dipartimento dei Rapporti col Parlamento, Paolo Aquilanti, è un funzionario della commissione Affari costituzionali del Senato: da ieri però è stato nominato da Matteo Renzi nuovo segretario generale di palazzo Chigi. Sempre al ministero della Boschi sono giunte da pochi giorni due new entry: si tratta del nuovo vice capo di gabinetto Stefano Marci, consigliere del Senato, e Daria Perrotta, funzionaria della commissione Bilancio della Camera.
MAGISTRATI ALLA CARICA Molti anche i consiglieri di Stato, del Tar e gli avvocati dello Stato comandati presso altre amministrazioni pubbliche e, dunque, con doppio stipendio in pericolo. Il capo di gabinetto del ministero del Lavoro, Luigi Caso, ad esempio, è un magistrato della Corte dei Conti fuori ruolo, così come il capo dell’ufficio legislativo del ministero della Giustizia, Domenico Carcano, viene dalla Corte di Cassazione. Dal Consiglio di Stato viene Gerardo Mastrandrea, capo dell’ufficio legislativo del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Stessa provenienza hanno anche il capo di gabinetto del ministero dell’Economia Roberto Garofoli (che però come Polverari ha rinunciato all’indennità aggiuntiva) e il capo dell’ufficio legislativo Finanze sempre del Mef, Francesca Quadri. Altri fuori ruolo del Consiglio di Stato sono Giancarlo Montedoro e Umberto Realfonzo, rispettivamente consigliere per gli affari giuridici del presidente della Repubblica e componente dell’organismo indipendente di valutazione del ministero dell’Università e della ricerca scientifica. E poi Luigi Carbone e Roberto Chieppa, componente dell’Autorità per l’energia Elettrica e il Gas e segretario generale dell’Antitrust. Fuori ruolo anche i consiglieri di Stato Paolo Troiano, membro della commissione Consob, e Michele Corradino, componente dell’Autorità nazionale anticorruzione. Dai Tar ottengono invece incarichi e diritti a trattamenti economici aggiuntivi Germana Panzironi, attuale capo dell’ufficio legislativo del ministero dello Sviluppo Economico; Paolo Carpentieri, capo ufficio legislativo del ministero per i Beni e le attività culturali; Giuseppe Chinè, capo di gabinetto del ministero della Salute. E non è finita. Magistrati dei Tar in prestito e con doppio stipendio a rischio sono anche Alfredo Storto, capo dell’ufficio legislativo del ministero dell’Ambiente; Stefano Toschei, consigliere giuridico presso il Ministero della Salute; Massimo Santini, vice capo di gabinetto del ministero dell’Ambiente.