Il responsabile delle relazioni esterne e il presidente della cooperativa parlano agli inquirenti. Interrogato il 2 aprile scorso, Simone ammette che il denaro in contante portato da lui stesso dalla Tunisia in Italia serviva ai vertici della cooperativa per "pagamenti in nero"
“Sui libri e sul vino può darsi che sia stata una captatio benevolentiae… magari io avrò detto qualcosa perché sono un chiacchierone, sono un pò un mercante, uno che vende le…”. Così Francesco Simone, responsabile delle relazioni esterne della Cpl Concordia, risponde alle domande del gip Amelia Primavera e dei pm Henry John Woodcock, Celeste Carrano e Giuseppina Loreto, sulle bottiglie di vino e le copie del libro di Massimo D’Alema “Non solo Euro” acquistate dalla coop, circostanza emersa da alcune intercettazioni telefoniche. Interrogato il 2 aprile scorso ammette che il denaro in contante portato da lui stesso dalla Tunisia in Italia serviva ai vertici della cooperativa per “pagamenti in nero”. Il verbale è agli atti del Tribunale del Riesame chiamato a pronunciarsi su una serie di richieste di revoca delle misure cautelari.
“Mi assumo tutte le responsabilità delle cose fatte, contestate”, dice Simone agli inquirenti. Non è il solo a parlare, Simone. Da uno stralcio dell’interrogatorio dell’ex presidente della coop Roberto Casari, avvenuto nei giorni scorsi nel carcere di Poggioreale, emergono altre versioni sulla vicenda. Perché la Cpl Concordia acquistò 2.000 bottiglie di vino prodotte da D’Alema? Casari spiega così, in sintesi: l’ex premier gli parlò della nuova attività vinicola della moglie, lo invitò ad assaggiare il suo vino rosso, lui lo trovò buono perché era “senza solfiti” e decise così di prenderlo, senza che fosse D’Alema a proporglielo. Casari risponde così alle domande del gip Amelia Primavera e dei pm Woodcock e Carrano. Il verbale è stato depositato agli atti del Tribunale del Riesame che ha fissato lunedì prossimo la prima udienza.
“Noi – dice Casari – facciamo i pacchi di Natale, ci mettiamo dentro il panettone. Prendiamo l’uovo di Pasqua, la colomba, siamo in mille e ottocento (i dipendenti della coop a cui distribuire i pacchi dono – ndr), allora ho preso le bottiglie. Perché quello rosso, di D’Alema, mi ha detto che è senza solfiti, allora mi ha incuriosito questa cosa qua. Perché? Perché a me tocca sempre di bere del vino bianco, perché ho un problema particolare, il vino rosso mi dà dei problemi e mi hanno detto che è colpa dei solfiti. Allora ho detto: meno male!”. Le è stato chiesto direttamente da D’Alema?, chiedono i magistrati. “No, lui mi ha detto, ho venduto la barca, ho preso una cantina, se ne occupa mia moglie e faccio vino, speriamo sia buono, provalo! L’ho provato mi è piaciuto e ho detto: prendiamo il vino da mettere nel pacco di Natale“.
Quindi è stato lui a chiederle insomma…? “No, lui mi ha detto che si occupava, perché non era più parlamentare, non era niente. Cosa fai? Dice: ‘Guarda, ho venduto la barca, ho preso la cantina, se ne occupa mia mogliè. ‘Allora speriamo che sia buonò. ‘Ho fatto un ottimo vinò mi ha spiegato. Dico: lo provo, e mi ha detto ‘Guarda, del bianco rosé ce l’ha un mio amico a Bolognà ‘Fattene dare due bottigliè, io l’ho preso, mi sono sembrate..”. Il pm chiede poi da quanto tempo conosce D’Alema? “Beh, insomma, è stato comunista, però devo dire da quando è venuto in Cpl, dal 2012”.