Giochi da tavolo e giochi di ruolo, ma anche giochi di carte collezionabili, giochi di miniature e giochi dal vivo, videogiochi, laser tag, giochi di abilità, giochi in legno e di strada. E addirittura giochi per rivivere e capire la Resistenza settant’anni dopo: si entra virtualmente in un “portale” che si affaccia in una dimensione parallela dove la Liberazione non è mai avvenuta e Germania, Italia e Giappone hanno conquistato Europa e Nord Africa. Ecco una piccolissima parte delle sezioni ludiche che compongono gli oltre 300 eventi della settima edizione di Play (qui la lista completa), il più grande festival del gioco italiano, totalmente gratuito, in programma a Modena l’11 e 12 aprile 2015. Mille i tavoli da gioco per una superficie superiore a due campi da calcio che ospiteranno giocatori provenienti da tutta Italia, per quello che il filosofo John Huizinga, nel suo celebre libro Homo Ludens, definì il centro propulsore di tutte le attività umane, il gioco.
“Il gioco appartiene a tutte le specie intelligenti e l’uomo che è quella più evoluta, intendendolo come divertimento e svago, ne usufruisce in gran quantità”, spiega Andrea Ligabue, direttore artistico del Festival Play. A Modena sono attese talmente tante persone, nell’ordine di parecchie migliaia, che i padiglioni della fiera dove generalmente si svolge il festival non bastano più e ci si allarga a piazze e monumenti storici del capoluogo – Piazza della Torre, il Lapidario Romano dei Musei Civici, il Giardino Ducale Estense, il Museo di Zoologia: “Nella torre della Ghirlandina faremo una sorta di cena con delitto – continua Ligabue – ma ci saranno anche giochi di ruolo dal vivo, cacce al tesoro, efferati delitti al Museo per quello che abbiamo previsto come l’antipasto dell’evento, Play and The City”. Un’altra anteprima nazionale dove “si entra in gioco” con il proprio corpo, è Room Escape (l’11 aprile alle 11 di mattina) che ha spopolato negli Stati Uniti: le regole, quasi da film horror, vogliono che i concorrenti, in genere da quattro a sei, si facciano volontariamente chiudere in una stanza dalla quale si potrà uscire solo dopo avere risolto vari misteri e sfruttando gli indizi disseminati.
“In questo momento la categoria che ha bisogno di giocare di più e meglio è quella dei genitori con i figli adolescenti”, afferma Ligabue. “Finché si hanno bambini piccoli, fino ai 12 anni, papà e mamma sanno come giocare, poi improvvisamente diventano carenti di strumenti. I mondi e le mode tra genitore e adolescente sono già di per sé molto diverse. Non credo abbia senso che io cerchi di far giocare mia figlia che ha 14 anni al Monopoli, al Trivial o all’Allegro Chirurgo. I giochi da tavolo o quelli in cui ci si confronta e si gioca guardandosi in faccia vanno bene, ma la cultura ludica in Italia è ferma agli anni ottanta. Il mio motto invece è “Svolta a sinistra dopo Parco della Vittoria”. Ad esempio un gioco da tavolo e di qualità come Zombicide, prodotto da un’azienda italiana, dove ci si deve mettere insieme per difendere la città invasa dai morti viventi sarebbe un buon modo per passare ad una nuova fase del gioco tra genitori e adolescenti”.
Il divertimento prima di tutto, ma senza dimenticare le relazioni umane. “Il web aiuta molto a creare reti tra giocatori e ha numeri da capogiro come quando uscì il videogame Grand Theft Auto 5 e in un giorno incassò più che in un mese Titanic di Cameron. Anche se nella due giorni di Play vogliamo far riscoprire le emozioni dirette rispetto agli scambi virtuali in rete”. Infine, un invito a Modena per la classe politica attuale senza troppe distinzioni di partito: “Sembra paradossale ma il gioco prevede e insegna un aspetto ben preciso che aiuterebbe molto la nostra classe dirigente attuale: la condivisione delle regole. Se solo si accettasse questo dal mondo del gioco, per i nostri politici sarebbe già un grosso guadagno”.