Chi descrive l’avvocatura come una lobby invincibile (o da avversare) propone una tesi indicibile. Chi ora scrive non è certo in posizione di terzietà ma si limiterà a raccontare fatti oggettivi, utili per chi li vorrà analizzare, così da costruirsi un pensiero critico scientifico e non emotivo. Partiamo dalla perdurante leggenda secondo cui in Italia l’enorme carico processuale arretrato (civile in primis ma anche penale e amministrativo) di circa 5 milioni di processi pendenti (per il solo civile) sia imputabile al numero abnorme degli avvocati. E’ come sostenere che se avessimo troppi idraulici in una regione, avremmo conseguentemente molti tubi che perdono. Magari invece è proprio l’opposto o no?
L’enorme carico processuale è invece causato da ben altre ragioni che vorremmo elencare:
1) fonti legislative mal scritte che disegnano un quadro assoluto di incertezza del diritto;
2) modello processuale formalistico e non sostanzialistico (nel civile in particolare);
3) ordinamento giuridico indulgente non teso alla celere ed effettiva esecuzione della ‘pena‘ (premiale per i furbi);
4) mediocre organizzazione degli uffici giudiziari e carenza di personale;
5) sistema incompiuto del Processo Civile Telematico;
6) esistenza di vergognose prassi e circolari che intaccano il già mediocre quadro legislativo;
7) elevata conflittualità socio-culturale-antropologica degli italiani, inclini all’ego;
8) cronica inefficienza della Pubblica Amministrazione (il contenzioso contro l’Inps è buona parte del contenzioso) che alimenta cause;
9) diritto tributario formatosi in spregio alla riserva costituzionale, con leggi delega in bianco e circolari dell’Agenzia delle Entrate;
10) tutela mediocre del consumatore (con Autorità Garanti molto politiche e poco indipendenti);
11) principi fondamentali incompiuti quali indipendenza, trasparenza, efficienza, responsabilità. Ma l’elenco potrebbe continuare a lungo.
L’avvocatura non può suscitare simpatie perché svolge un delicato ruolo di litigator. E in tale pressione si confrontano tesi opposte, toni aspri, grandi interessi. Si snoda la rivendicazione di diritti spesso fintemente tutelati. In tale campo si consuma una partita fondamentale anche per la democrazia e per la tutela dei diritti dei più deboli contro i più forti (che da noi continuano ad essere banche, assicurazioni, oligopolisti, chi gestisce autostrade, chi vende energia e comunicazioni, spesso premiati impunemente proprio dalla classe di politicanti asserviti ai veri lobbisti).
Usciamo da un equivoco: l’avvocatura non legifera e soprattutto (ove potesse) sarebbe incapace di farlo a proprio vantaggio. Se fosse lobby non sarebbe nello stato precario in cui versa (la Guardasigilli e avvocato Severino è stata una delle peggiori della storia). E’ un’armata brancaleone, che nei decenni passati ha compiuto gravi errori (non vigilando sulla propria qualità e sul rigore deontologico), divisa tra parrocchie e individualismi, con una visione miope del futuro, troppo tesa a barcamenarsi tra le onde dei veri squali e lobbisti che intendono mercificare a costo 0 una professione intellettuale impegnativa, delicata e, spesso, con enormi responsabilità.
Darci dei lobbisti è come dare l’allarme in aereo al solo vedere l’uomo barbuto e spaesato. Surreale. In Italia non ci sono 250.000 avvocati. Basta numeri a caso! Gli avvocati italiani oggi iscritti agli albi sono meno di 210.000. Molti, vero. Ma solo poco più della metà si occupa di contenziosi giudiziali, il resto si occupa di stragiudiziale oppure è impegnato come ‘dipendente’ e/o in posizione precaria. Metà ha un’età media di 44 anni ed è donna (chiamata poi spesso a svolgere altri ruoli sociali e familiari). Il reddito medio oggi è di 44.000 euro, in costante declino da vari anni.
La liberalizzazione dell’avvocatura è nei numeri e nei fatti, non occorrevano Bersani, Catricalà e Davigo. Ruolo e funzioni dell’avvocato sono costituzionalmente disciplinate per garantire l’effettivo esercizio del diritto di difesa ex art. 24 Cost. Diritto di difesa che il legislatore, assai sensibile alla corruzione e al vero lobbismo di potere, ha negli ultimi anni fortemente indebolito. Insieme alle funzioni dell’avvocatura. Gli avvocati sono liberi professionisti senza alcun paracadute, dalla clientela e dal reddito incerto. Con tanti oneri (fiscali, previdenziali, assicurativi, con scadenze perentorie e non ordinatorie come i magistrati, con una responsabilità reale e non virtuale come i magistrati).
I figli d’arte sono solo una piccola minoranza e merito e capacità divengono sempre di più criteri selettivi. Gli avvocati non hanno alcun interesse: a sobillare le cause (anche se esistono i mediocri e scorretti che lo fanno, così come tra i medici esistono quelli che prescrivono cure inutili o dannose); ad allungare i processi (i tempi processuali sono esclusivamente governati dai giudici!) atteso che da anni non esiste un tariffario e il compenso prescinde dalla lunghezza e durata della causa. Dunque di che lobby stiamo disquisendo?