Il parente del responsabile della strage nel tribunale di Milano ha ricostruito gli ultimi istanti prima dell'aggressione. L'ex avvocato è stato invece sentito dai carabinieri di Milano: "Il killer aveva crisi maniaco-depressive"
“Ha detto ‘ora basta’ e poi ha sparato”. E’ Davide Limongelli, nipote di Claudio Giardiello, responsabile della strage nel tribunale di Milano, a ricostruire gli ultimi istanti prima dell’aggressione. “Ho sentito lo zio”, ha raccontato a chi è andato a trovarlo in ospedale, “che era seduto sul banco alla sua sinistra dire ‘ora basta’ poi mi sono girato e l’ho visto avvicinarsi. Ha sparato a me, poi a Erba e infine ha fatto alcuni passi verso l’avvocato Appiani e l’ha colpito”. Limongelli ha raccontato così quello che ha vissuto nell’aula del tribuanale durante il processo per la bancarotta della Immobiliare Magenta, società in cui era socio di minoranza accanto allo zio. Limongelli – che era seduto vicino a Erba, morto nell’attacco – ricorda nitidamente Giardiello che spara e scappa dalla porta laterale, i colpi percepiti dal corridoio, i giudici, il pm e gli avvocati che trovano riparo sotto i banchi e un giovane praticante che si sdraia a terra e si finge morto fino all’arrivo dei soccorsi. “Mi sono reso conto subito – ha raccontato Limongelli – che Erba era praticamente morto, è riuscito a dire ‘cosa sta facendo’ e si è accasciato. Quando poi ho capito che tutto era finito e Giardiello se ne era andato ho preso il telefono e ho chiamato il 118”. Limongelli è tuttora in prognosi riservata. E’ stato ferito all’addome e il proiettile gli ha perforato in più punti l’intestino.
Intanto Marco Eller Vainicher, l’avvocato che tra il 2009 e il 2012 ha assistito Claudio Giardiello in una serie di cause contro il nipote Davide Limongelli e l’altro socio Davide Scarpa, è stato sentito come testimone dai carabinieri di Milano. Il legale ha ripercorso la storia della Immobiliare Magenta e si è espresso sulla personalità del killer, che aveva denunciato per minacce e violazione di domicilio. Alle domande Eller Vainicher ha risposto: “Giardiello aveva repentini sbalzi di umore. Era aggressivo e accusava il mondo di avercela con lui, sostenendo di volerla fare finita. Ma non era credibile perché dopo lo sfogo passava tutto”. Giardiello, grazie al gratuito patrocinio dello Stato, aveva avviato una serie di cause contro il nipote e i suoi ex soci, convinto di essere vittima di “un complotto“. Proprio per un presunto complotto – sostiene Eller Vainicher – Giardiello puntava il dito contro Ciampi, i suoi avvocati, suo nipote, i suoi soci e chiunque avesse archiviato una sua denuncia. Anche secondo l’ex avvocato, quindi, Giardiello aveva crisi “maniaco-depressive“. Il giudice Ciampi non era visto di buon grado dal killer, per avergli dato torto in alcune cause. Proprio questo risentimento di Giardiello è stato usato dal gip per dimostrare la premeditazione della strage in cui hanno perso la vita il giudice Ferdinando Ciampi, Giorgio Erba (suo coimputato nel processo sul fallimento dell’immobiliare) e il suo ex avvocato Lorenzo Alberto Claris Appiani che nel processo era testimone, per i quali verranno celebrati i funerali di Stato.