Palazzi & Potere

Investimenti finanziari, ecco tutte le azioni di deputati e senatori

Colaninno, Bombassei, Mucchetti tra i più attivi. Molto intraprendenti in Borsa anche Albertini e Gentiloni. Ma nell'elenco ci sono pure Bindi, Bonifazi, Martino e tanti altri parlamentari illustri. Che acquistano Mediobanca, Enel, Eni, Monte dei Paschi e non solo. Come emerge da questa inchiesta esclusiva de ilfattoquotidiano.it

Ci sono nomi che non sorprendono, come quello del deputato democratico Matteo Colaninno (nella foto) e dell’esponente di Scelta Civica Alberto Bombassei. Ma ci sono pure quelli che non ti aspetti, come il senatore del Pd Massimo Mucchetti, presidente della commissione Industria di palazzo Madama. Che i primi due, imprenditori, detentori anche di pacchetti delle società di famiglia, Brembo (Bombassei) e Omniaholding (Colaninno), con cariche nei consigli di amministrazione di importanti aziende italiane, siano tra i parlamentari possessori del maggior numero di azioni non stupisce. Ma che tra i primatisti compaia anche l’ex vice direttore del “Corriere della Sera”, certamente sì. Soprattutto per chi non ne conosce la specializzazione economica e la grande conoscenza del mondo della finanza della quale si è sempre occupato. Eccole alcune delle sorprese che emergono spulciando gli elenchi delle partecipazioni azionarie annotate da deputati e senatori nelle dichiarazioni patrimoniali per legge depositate in Parlamento. ilfattoquotidiano.it le ha analizzate scoprendo anche che tra i pochi che dichiarano partecipazioni in Mediaset e Mediolanum, società della holding Fininvest proprietà dell’acerrimo avversario Silvio Berlusconi, c’è il democratico Roberto Giachetti, vicepresidente della Camera, mentre non figurano i nomi dei tanti fedelissimi e amici che l’ex Cavaliere ha fatto eleggere a Montecitorio e Palazzo Madama, che preferiscono dirottare su altri titoli i loro investimenti.

BUONE AZIONI Sono 148 in tutto, 83 deputati e 65 senatori, i parlamentari che dichiarano partecipazioni in società per azioni, quotate e non. Quasi la metà, 45 a Montecitorio e 24 a Palazzo Madama, siede tra i banchi del Partito democratico, che distacca di molto Forza Italia, con 27 parlamentari azionisti, Area Popolare con 15, il gruppo Misto con 9, Scelta civica con 8, la Lega Nord con 6, il M5S e il gruppo Per le Autonomie che si fermano a 5, mentre tra le file di Per l’Italia-Centro democratico, Sel, Fratelli d’Italia e Grandi autonomie e libertà si trova rispettivamente un solo parlamentare possessore di titoli azionari. Ancora: tra i deputati e i senatori attentissimi all’andamento delle borse e alle quotazioni dei titoli, c’è chi possiede solo poche azioni e chi diversifica i propri investimenti e accumula pacchetti azionari, più o meno consistenti, nei settori più disparati. Banche, energia, telecomunicazioni e assicurazioni in testa. Ma anche società attive nella gestione di infrastrutture, in campo medico e farmaceutico, nella moda e nel settore alimentare. Italiane ed estere.

FAMIGLIA INNANZITUTTO I pacchetti azionari più consistenti sono quelli detenuti dal deputato di Scelta Civica Alberto Bombassei e da quello del Pd Matteo Colaninno, entrambi titolari di azioni delle aziende di famiglia. Il primo, dopo la vendita nel 2013 di 2 milioni di azioni, pari al 2,99% del capitale sociale, mantiene il possesso di oltre 35 milioni 744mila azioni di Brembo, società attiva nella progettazione e produzione di sistemi frenanti, fondata dal padre Emilio e di cui è presidente. Le azioni sono detenute da Nuova Fourb srl, finanziaria di cui Bombassei ha il 40% in usufrutto. Lo stesso vale per i 7 milioni 449mila azioni di Ntv, compagnia che gestisce i treni ad alta velocità Italo. A queste vanno ad aggiungersi le azioni nella Kilometro rosso e nella Motor quality, rispettivamente 198mila e 104mila. Colanninno, invece, detiene più di 8 milioni 619mila azioni della Omniaholding spa che, come lui stesso precisa nelle annotazioni inserite nella dichiarazione patrimoniale, è una «società familiare con sede a Mantova il cui scopo/oggetto sociale è l’assunzione di partecipazioni in altre imprese» e «non svolge e non ha mai svolto attività finanziarie nei confronti del pubblico». Per lui anche diverse partecipazioni bancarie, con 30.966 azioni di Unicredit, oltre 22mila di Banco popolare, 13.755 di Mediobanca, 6.026 della Banca popolare di Mantova, 4.004 di Ubi Banca e 518 della Banca popolare di Vicenza. A queste vanno ad aggiungersi le azioni nel comparto assicurativo, 21.476 di Generali e 110 di Cattolica Assicurazioni, le 72.500 azioni Telecom e le oltre 5mila di Iberdrola, azienda produttrice di elettricità e gas naturale quotata a Madrid, senza dimenticare le 1.112 azioni di Campus Biomedico, società non quotata collegata all’ateneo e all’ospedale romani omonimi, promossi dall’Opus Dei.

ONOREVOLI RECORD Si distinguono, invece, per la varietà dei loro investimenti il senatore   Mucchetti e quello di Area Popolare Gabriele Albertini. L’ex vice direttore del “Corriere”, nella documentazione aggiornata al settembre 2014, dichiara oltre 7o partecipazioni azionarie, tutte in comproprietà al 50%. Vanno dalle banche, come Unicredit, Intesa Sanpaolo, Banca popolare dell’Emilia Romagna, Bank of America e Nordea Bank, all’energia, con Eni, Enel, Snam, fino alle assicurazioni, con Generali, Allianz, Sampo, e alle telecomunicazioni, con Deutsche Telekom ed Eutelsat communications. Ma ci sono anche pacchetti azionari in società attive nel settore del cemento, (Italcementi, Buzzi Unicem, Cementir Holding), nel settore farmaceutico (Bayer, Recordati, Gerresheimer, Shire, AbbVie, Celgene, Merck & Co), automobilistico (Fiat e Volkswagen), nel petrolio e gas naturale (Total, Saras raffinerie sarde, Halliburton, Cabot Oil & Gas, Kodiak Oil & Gas, Dresser-rand, Anadarko Petroleum, Tenaris), nei macchinari agricoli (Agco, Deere & Co), nell’informatica (Apple, Intel, Microsoft), nelle bevande (Coca cola, Pernod-Ricard) e nella ristorazione (Autogrill, Darden Restaurants). Scorrendo il lungo elenco dei titoli azionari di Mucchetti spiccano poi titoli noti come Philip Morris, Caterpillar, Citigroup, Procter & Gamble, Capgemini, Atlantia, Siemens e Cisco. Molti di questi titoli ricorrono anche nell’elenco di oltre trenta pacchetti azionari dichiarati da Albertini. Anche lui possiede azioni di Intesa Sanpaolo, Nordea Bank, Eni, Allianz, Sampo, Deutsche Telekom, Eutelsat communications, Bayer, Volkswagen, Total, Autogrill, Capgemini, Siemens. A queste si aggiungono partecipazioni in Banca popolare di Milano, Endesa, Telefonica Deutschland, Liberty Global e Finmeccanica. Di quest’ultima è il parlamentare con il numero più alto di titoli, 603. Oltre ad Albertini, ne possiedono i senatori democratici Paolo Guerrieri e Walter Tocci, rispettivamente 137 e 138, e la deputata del Pd, Rosy Bindi, anche lei titolare di 137 azioni di Finmeccanica, le uniche in suo possesso.

BANCHE CHE PASSIONE Il settore in cui si concentrano maggiormente gli investimenti dei parlamentari è quello bancario. Spulciando le azioni dichiarate da deputati e senatori, si contano, infatti, 148 pacchetti azionari di banche. Ad andare per la maggiore le banche di credito cooperativo, Unicredit e Intesa Sanpaolo. Di quest’ultima la quota maggiore è nelle mani del deputato del Pd Gregorio Gitti, che dichiara 220.015 azioni. Ma non si ferma qui. Per lui una ventina di partecipazioni azionarie, tra cui spiccano altri istituti bancari, dalle 20mila azioni di Unicredit alle 110mila di Ubi Banca, passando per le 100.050 della Banca popolare di Milano e le 33.750 del Banco popolare. Anche i suoi colleghi di partito Alfredo Bazoli e Carlo Dell’Aringa prediligono gli istituti di credito. Il primo possiede in tutto 10 titoli e tra i più consistenti ci sono proprio quelli di Unipol, Unicredit, Credito valtellinese e Ubi Banca(con rispettivamente 30mila, oltre 17mila, 7mila e 1.000 azioni), mentre tra i 9 pacchetti azionari del secondo figurano oltre 15mila azioni di Intesa Sanpaolo, 6mila di Unicredit e 250 di Ubi Banca.

GIGLIO MAGICO L’unico parlamentare a detenere azioni del Monte dei Paschi di Siena è un esponente del Giglio magico fiorentino raccolto intorno al presidente del Consiglio Matteo Renzi: il tesoriere del Pd, Francesco Bonifazi, che dichiara poco più di 105mila azioni. Molto più ridotti i pacchetti del democratico Matteo Richetti, con 7.500 azioni di Unicredit e 1.724 della Banca popolare dell’Emilia Romagna; del ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, con 1.557 azioni della famosa Banca Etruria e del leghista Giancarlo Giorgetti, che detiene 1002 azioni del Banco Popolare, scelto anche dal vice segretario del Pd Lorenzo Guerini, che si accontenta però di 21. Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, come dichiara nella dichiarazione 2014, ha deciso di acquistare le azioni di Intesa Sanpaolo e Unicredit, che sono andate ad aggiungersi ai 20 titoli (tra gli altri Enel, Espresso, Luxottica, Campari, Total, Amazon) già precedentemente in suo possesso, con un valore complessivo che, a quanto dichiara, si aggira intorno ai 195mila euro. Sceglie una banca per la sua unica partecipazione azionaria anche il sottosegretario alle Riforme e ai Rapporti con il Parlamento Ivan Scalfarotto. Per lui 346 azioni di Citigroup, azienda per la quale in passato ha  lavorato. Discreta  performance anche quella di Alfredo Messina: oltre alle 121mila azioni di Intesa Sanpaolo, il senatore forzista ne dichiara anche 41.300 di Unicredit.

FORZA SILVIO  Messina non si ferma qui: è infatti titolare anche di 414.200 azioni del gruppo Mediolanum. Circostanza che non sorprende, visto che ne è vice presidente. Non ci aspettarebbe invece che nessuno degli altri tre parlamentari che scelgono il gruppo di cui tra i soci di riferimento figura Fininvest appartenga a Forza Italia: detengono infatti azioni Mediolanum i deputati democratici Paola De Micheli (41.715,02 fondi azionari) e Roberto Giachetti (500 azioni) e il senatore del Nuovo centrodestra Franco Conte (250 azioni). Giachetti possiede anche 300 azioni Mediaset, titolo scelto, oltre a lui, solo dal senatore del Nuovo centrodestra Antonio Azzolini, che ne detiene 5.000. Nessun investimento nelle aziende berlusconiane, invece, per i fedelissimi del Cavaliere. L’ex ministro Antonio Martino opta per banche (Banca popolare di Sondrio, Unicredit, Mediobanca, Bank of America), assicurazioni (Generali, Swiss Re), immobiliare (Beni stabili), cemento (Buzzi Unicem) e agricoltura (Syngenta). Mentre  l’ex sottosegretario dei governi Berlusconi, ormai approdato nel Nuovo centrodestra, Paolo Bonaiuti, preferisce Intesa Sanpaolo, Credito Valtellinese, la statunitense Csx Corp, Telecom e Fiat.

A TUTTO GAS Tra i settori più quotati tra i parlamentari anche quello dell’energia, Enel ed Eni in testa. La fa da padrone il democratico Gitti, che possiede più di 20mila azioni di Enel, sulle oltre 56mila detenute complessivamente dai parlamentari, e 2.000 di Eni. Ma non è il solo. Il sottosegretario al Lavoro Luigi Bobba, infatti, oltre a 1.000 azioni Fiat, ne detiene 1.753 di Enel, 2.100 di Enel Green Power e 2.100 di Terna. Scelgono Enel per la loro unica partecipazione azionaria anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti e le senatrici del Pd Linda Lanzillotta e Josefa Idem, rispettivamente titolari di 270, 1.050 e 392 azioni. Per l’ex canoista anche 4.200 azioni di Enel Green Power.