PA: altro che premi, forse l’unica soluzione è ‘rivoltarla come un calzino’
Con buona pace dei
tentativi del ministro Boschi di riformare la PA a colpi di mobilità entro pochi km e prepensionamenti dei dirigenti, il problema è evidentemente strutturale e quindi anche la soluzione, per quanto estremamente costosa sul piano politico non può che essere strutturale. Parafrasando quanto ebbe a scrivere il mio amico
Michele Boldrin, occorrerebbe rivoltare la PA come un calzino.
Qualsiasi intervento di portata solo parziale, verrebbe vanificato dall’impostazione disfunzionale del sistema: se domani mattina fosse possibile licenziare i dipendenti pubblici, chi mai si azzarderebbe a farlo? Chi affronterebbe il rischio di contestazioni e si azzarderebbe a rovesciare la logica perversa che vede i dipendenti pubblici come un serbatoio di consenso? Perché un dirigente, che è ancora irresponsabile dovrebbe combattere i mulini a vento?
Una riforma seria e incisiva dovrebbe muovere da considerazioni semplici:
1- i dirigenti privati (quelli veri non delle aziende semi pubbliche operanti fuori dal mercato) se non performano vengono mandati a casa, perché dovrebbe essere diverso per quelli pubblici?
2- i dipendenti privati subiscono gli effetti delle sorti dei loro datori di lavoro (le aziende che vanno male tagliano i benefit, quelle che vanno bene possono permettersi premi e bonus) perché quelli pubblici dovrebbero essere variabili indipendenti?