Lo diceva Lucio Dalla, “ogni volta che mi tocca di venire mi prendi allo stomaco, mi fai morire”. È Milano l’ambigua, la signora i cui pregi si confondono con i difetti. Entrambi mostrati dalla applicazione in uscita (S)Expo appeal, più che guida della città un manuale per aiutare i turisti di Expo a innamorarsi dei suoi lati meno conosciuti. Chi ha detto, infatti, che si debba venire a Milano solo per ristoranti stellati e shopping in via Monte Napoleone? Se Expo sarà un fenomeno anche per le famiglie, allora qualcuno dovrà mostrare agli ospiti dell’Esposizione Universale il volto low budget della città meneghina. “La particolarità di questa app è proprio il suo carattere soggettivo – racconta Roberto Parisi, 61 anni, ideatore della applicazione – Io sono nato in provincia di Modena, ma da quando mi sono trasferito a Milano non ho più voluto andarmene. Allora ho iniziato a chiedermi come mai”. Portare i visitatori di Expo a conoscere il lato sexy di Milano, la sua capacità attrattiva, “mostrandogli quei luoghi non convenzionali che mi hanno fatto innamorare, dal piccolo artigianato ai negozi a un euro, dalle biblioteche alle chiese nascoste”.
L’app (S)Expo appeal è un progetto indipendente e sarà completamente gratuita e disponibile in nove lingue: oltre all’italiano, previste arabo, russo, cinese, portoghese ma anche giapponese e i classici spagnolo, tedesco, francese e inglese. Forse per avere una rivincita dopo i refusi di inglese sui cartelloni di Expo (“But your ticket” al posto di “Buy your ticket”) o per ottenere una versione moderna del tanto discusso sito internet “VeryBello!”. Sfogliando l’applicazione, oltre alle classiche “Milano da mangiare e da bere” (dove sono stroncati i bar che “irrispettosamente” fanno pagare un bicchiere di vino 10 euro e segnalate locande anche in periferia) e ai consigli per un “unconventional shopping” che escluda lusso e grandi firme, anche quattro capitoli introvabili in una normale guida turistica. “In ‘Milano da sfruttare’ racconto come trascorrere il proprio tempo senza spendere soldi – precisa l’ideatore della app – come l’elenco delle biblioteche dove si può leggere gratuitamente il giornale” o una chiacchierata con il sagrestano della chiesa di San Bernardino delle ossa in Piazza Santo Stefano”. “Milano da raccontare” vuole invece essere una raccolta di citazioni su Milano da cinema e letteratura, “per avere una battuta pronta al ritorno dal vostro viaggio”. Particolare la sezione “Milano da Curare”, dove si suggeriscono posti dove curarsi o rimettersi in forma. “A un turista non serve sapere che all’Ospedale San Paolo entro una certa fascia di reddito si ricevono le cure odontoiatriche gratis – continua Parisi – Ma credo sia un elemento che gli racconti molto della situazione di questa città”.
Non solo Brera ma anche via Padova e il Parco Trotter. Non solo manager ma anche famiglie con bambini e giovani. Bar “dal volto umano” lontani da quelli degli affollati happy hour. “Anche se in fondo è proprio questa duplice personalità il vero sex appeal di Milano”. Un fascino che non è scappato al New York Times che a inizio gennaio ha collocato la città meneghina al primo posto tra 52 destinazioni nel mondo da vedere nel 2015, subito davanti a Cuba, in seconda posizione, e Philadelphia, in terza. Ben prima di Roma, solo quarantottesima. “Merito di Expo ma anche di Milano – continua Parisi – È la città del ‘dipende’. Bruttissima o bellissima, castissima o pornografica, attivissima o apatica: dipende da te. Il suo sex appeal, infatti, sta proprio nella sua conturbante ambiguità e nei suoi effetti a sorpresa”. E sono proprio le sfumature di questa città che Parisi ha deciso di raccontare con la sua app. “Perché milanesi si diventa – conclude il modenese – E Milano merita di essere raccontata per i suoi veri pregi e difetti perché, fortunatamente, esisterà anche dopo Expo”.