Generoso Urciuoli e Marta Berogno, archeologi torinesi specialisti in cibo antico, hanno condotto uno studio sul pasto consumato dai 13
Spezzò il pane e porse il vino. Sono questi gli elementi sicuri dell’Ultima cena che Gesù consumò con i suoi apostoli prima di morire. Ma sulla tavola c’erano anche pesce san pietro insaporito con aromi, timo, tzir – una variante del garum, la salsa di pesce tipica della cucina romana – e una fragrante schiacciata di fichi. Sono queste le convinzioni di Generoso Urciuoli e Marta Berogno, archeologi torinesi specialisti in cibo antico che hanno condotto uno studio sul menù dell’Ultima cena.
Nel mese di aprile Urcioli e Berogno hanno iniziato il loro viaggio da Torino, con ultima tappa Gerusalemme, tra cibi e abitudini alimentari lungo millenni, attraverso un percorso nei luoghi simbolo del mondo antico. Lo scopo era l’indagine sul menù dell’ultimo pasto consumato da Gesù con i suoi apostoli, che ha preso forma nel progetto di divulgazione scientifica “Archeoricette“: utilizzare il cibo come filtro interpretativo per ricostruire le abitudini alimentari delle antiche civilità. L’obiettivo era illustrare, aldilà degli stereotipi o della conoscenza fornita dai testi sacri, una visione attendibile e coerente del mondo antico in merito al cibo.
I risultati dello studio dei due professori, che sono oggetto di un libro, permettono di osservare la presenza di cibo diverso dal solo pane sulla tavolata con al centro Gesù. I Vangeli parlano della sua presenza a Gerusalemme per una ricorrenza che prevedeva il pellegrinaggio. Le occasioni, secondo i due archeologi, potevano essere la Pasqua, la festa di Pentecoste e la festa dei Tabernacoli o delle Capanne. La festa dei Tabernacoli – celebrata in autunno, dove la presenza delle palme è maggiore – commemorava gli anni passati nel deserto vivendo accampati in tende, che venivano ricostruite per l’occorrenza sui tetti o per le strade, corredate da tappeti, e le processioni erano accompagnate dalle grida di “Osanna“. Sulla base di questi elementi, Generoso Urciuoli e Marta Berogno concludono: “Nulla vieta di pensare che su quella tavola fossero presenti alimenti e preparati tipici della Galilea: pesce san pietro, insaporito con aromi e timo, tzir e una fragrante schiacciata di fichi ad accompagnare il tutto”.