Luciano D'Alfonso è stato insultato e spintonato da un gruppo di manifestanti che contestavano il decreto che sancisce l'eliminazione di quattro sale parto. Sono intervenuti polizia e carabinieri
Urla, insulti, spintoni e un tentativo di inseguimento da parte dei più inferociti. A Sulmona un gruppo di manifestanti ha aggredito il governatore abruzzese Luciano D’Alfonso per protestare contro la chiusura del punto nascita dell’ospedale cittadino. Soltanto l’intervento di polizia, carabinieri e vigili urbani ha fermato l’aggressione, e il presidente della Regione Abruzzo è potuto fuggire incolume a bordo della sua auto blu (dopo essere passato per un’uscita di sicurezza).
L’episodio si è verificato dentro e fuori il Palazzo comunale della “città dei confetti”. Il governatore Pd era intervenuto per fornire delucidazioni sul decreto n.10/2015, che sancisce l’eliminazione di quattro storici punti nascita abruzzesi, molto sentiti dai cittadini, “piccoli” solo per ragioni quantitative. Oltre a quello di Sulmona, sotto la scure della giunta D’Alfonso sono finiti anche le sale parto di Atri, Ortona e Penne.
D’ Alfonso, che è anche commissario ad acta per l’uscita dal commissariamento della sanità abruzzese, ha provato ad argomentare la bontà della sua iniziativa di “razionalizzazione”, affrontando gli esponenti del comitato in lotta contro questo provvedimento “calato dall’alto”. Ma per poco il confronto non si è trasformato in un ring di pugilato da strada.
“Mi impegno a convocare una giunta regionale tematica in città, coi tecnici regionali, rappresentanti politici cittadini e membri del comitato, per meglio caratterizzare e valorizzare l’ospedale di Sulmona, concordando un piano di investimenti – ha annunciato pubblicamente D’ Alfonso, prima di dover tagliare la corda col lampeggiante attivato- Di più non posso dire. Vi saluto”.
E dire che solo pochi giorni fa la maggioranza di centrosinistra in Consiglio regionale era andata sotto proprio sulla questione della soppressione dei punti nascita: 17 voti a favore, 14 contrari al loro mantenimento. Insieme alle opposizioni, 5 Stelle e Forza Italia su tutti, hanno disatteso l’ordine di coalizione anche quattro consiglieri di maggioranza, tra cui due del Pd. La risoluzione urgente approvata prescrive la sospensione e il riesame del decreto di chiusura dei quattro punti nascita, oltre che la messa in campo di iniziative ad hoc per donne e neonati. Anche in quel caso si era sfiorata la rissa, con più di mille manifestanti sul piede di guerra.