In Italia, se ti viene un colpo, devi sperare di trovarti nel posto giusto. Ho appreso, con non poco disappunto, che le unità multidisciplinari stroke unit, atte al trattamento efficace e tempestivo degli ictus, sono sparse sul territorio in religiosissimo ossequio al secolare divario tra Nord e Sud del paese. Solo 24 nelle regioni del Sud, su un totale di 166. Zero a Napoli. Sarebbero 350, secondo quanto riportato nell’articolo, le unità necessarie nel paese. Ce ne sono, invece, meno della metà, distribuite come detto.
Ne parlo qui perché non trovo ragionevole lasciare che si possano avere dei differenziali così ampi nelle potenzialità di cura e di guarigione sul territorio nazionale. Così come negli investimenti pro capite negli asili nido o nelle scuole.
Perché sono così importanti queste Unità? Riporto le parole del Presidente di Alice, Paolo Binelli “Chi viene ricoverato qui ha una degenza dimezzata e una riduzione del 25% della disabilità a un anno – aggiunge Paolo Binelli, presidente di Alice – i costi per creare questi reparti sarebbero perciò ripagati in un paio d’anni, considerati i risparmi possibili”.
Degenza dimezzata e riduzione dell’invalidità. Lascio al lettore immaginare l’entità del risparmio nel lungo termine. Invece, lo stato delle cose comporta un ovvio e inequivocabile incremento dei costi umani ed economici. Il solito circolo vizioso che tende ad accentuare i divari in questo strano paese. Come se ci fosse una faglia che allontana il Sud, inesorabilmente, su una zolla Wegeneriana.
Ne parlo, ancora, perché in questi casi non basta ricorrere alla cura nelle regioni più ricche. Tempo fa, infatti, avevo parlato del fenomeno dei “migranti della sanità”, ossia quei cittadini italiani costretti a cambiare regione per trovare posti letto e cure idonee. Con tutto l’indotto terribile di spese che questi spostamenti comportano su pazienti e parenti accompagnatori.
Nel caso delle malattie come l’ictus, purtroppo, la tempestività delle cure non ammette procrastinazioni. È stato dimostrato, non solo in Italia, che la modalità di gestione delle emergenze detta stroke unit riduce la mortalità e il grado di invalidità dei pazienti, indipendentemente dalla gravità e dall’età di chi è colpito. Diritti e territorio. Questi i temi su cui gli elettori del Sud dovrebbero interrogarsi e interrogare i propri candidati. O no?
Scriveva Francesco Saverio Nitti: “Il Mezzogiorno d’Italia, se è destinato ad un risveglio grande, non può conquistarlo che lentamente, purificando le sue amministrazioni e facendo la sua educazione economica”. Se non fosse triste l’argomento, ci sarebbe da ironizzare sulla lentezza di questa “purificazione”, visto che Nitti scrisse quella frase nel 1900. Certo, le elezioni amministrative sono sempre un’occasione per dar seguito alle parole del politico lucano. Occorrerebbe, e sarebbe occorso, un elettorato maturo e consapevole, sordo alle sirene della demagogia e alle misere tentazioni clientelari e attento a selezionare con scrupolo i destinatari dei propri suffragi.
Tornano alla memoria altre parole dello stesso Nitti: “Ma vogliamo solo dire che se i governi fossero stati più onesti e non avessero voluto lavorare il Mezzogiorno, cioè corromperne ancor più le classi medie a scopi elettorali, molto si sarebbe potuto fare, e che, in ogni caso, la responsabilità non è solo dei meridionali. […] La mancanza di iniziative è più che non si creda frutto delle difficoltà. Si può tentare quando i primi bisogni siano assicurati; ma chi non ha questa sicurezza, non osa”.