Caro Beppe Grillo,
noi non ci conosciamo personalmente, a parte amici comuni e un mio lontano ricordo di fratelli Grillo (segnalati un po’ destri e machisti) nella villeggiatura di Savignone; oltre a quello del giovane cabarettista ingaggiato per “tirare i comizi” ai candidati del PLI, allora dominato dal futuro ministro berluscones Alfredo Biondi. Tuttavia so che lei (o chi per lei) legge i miei pensierini, tanto da mettermi periodicamente alla berlina nel suo sito quale “blogger del giorno”. Anche perché nutro una certa sospettosità nei confronti della sua discesa in politica, che monopolizza il bacino di indignazione che altrove ha trovato riferimenti politici (a mio avviso) più solidi e coerenti.
Le scrivo in quanto entrambi genovesi, interessato/preoccupato per recenti vicende che potrebbero determinare o meno la rottura del blocco di potere che da decenni imprigiona la Liguria.
Dalle nostre parti i Cinquestelle si presentano come l’unica opposizione effettiva, mettendo in campo una squadra di ragazzini (nel senso in cui Elsa Morante
Per questo, con un gruppo di attempati liberal, ho fatto endorsement per queste nuove entrate, la cui inesperienza viene largamente compensata dalla dedizione (mi sembra di scorgere nella candidata governatore la passione di antichi militanti nei movimenti giovanili dei partiti che furono). E se nei loro discorsi saltano fuori gli effetti di una indottrinamento fondamentalistico (tipo redenzione del male del mondo: l’uomo nuovo, dalla Prima Internazionale a Pol Pot?) ci diciamo che saranno recuperati a visioni critiche dalle repliche del reale: l’anagrafe (anche politica) è dalla loro parte.
Difatti la capolista Alice si sta battendo con coraggio nei talk show locali rintuzzando i marpioni della politica e non facendosi intimidire se un trucido (ovviamente di parte berluscones) tenta di irriderla con giochi di parole sul suo nome.
Sicché – ad oggi – le proiezioni non preconfezionate ipotizzano un esito in Liguria da fotofinish, con quattro candidati che si aggirano attorno al 20-25% dei consensi (in presenza di un non-voto ancora attorno al 50%): la renziana/burlandiana Lella Paita (che sta perdendo colpi, pur essendo partita dal 35/36% dei consensi), il famiglio di Berlusconi Giovanni Toti, l’uomo di Sel (e Civati, ma già in quota Burlando) Luca Pastorino e – appunto – Alice Salvatore. Questo il quadro. Ma il punto è: in tale contesto altamente contendibile, volete o no far vincere la vostra squadra?
Un dubbio acuito dalla gaffe del vostro parlamentare Alfonso Bonafede l’altro giorno ad Agorà, su RAI 3, quando ha mostrato di ignorare persino il nome della vostra rappresentante alle regionali liguri. Ma una conferma che si innesta sulla sensazione di una sua lontananza già psicologica dalle questioni del nostro territorio.
Intanto gli spazi pubblici sono tappezzati dai manifesti dei soliti noti, quello mediatico tratta con i guanti i residuati bellici in campo (nessuno ricorda a Paita le malefatte della passata gestione di cui è largamente corresponsabile o a Pastorino di essere sempre stato una rotella del meccanismo che produce le Paita. Per Toti ci sarebbe solo l’imbarazzo della scelta, a partire dalla lunga convivenza Scajola-Burlando). Niente.
Quando solo un forte presidio dello spazio pubblico, con l’entrata in gioco dei vostri pezzi da novanta a fianco dei candidati darebbe l’impressione a un elettorato da schiodare dall’indifferenza che il primo a credere nella possibilità di un cambiamento è proprio lei. O ha paura che una vittoria potrebbe farle scappare di mano giovani che inizino a camminare con le proprie gambe?
Non c’è più molto tempo. Attendo una risposta. Non a me, certo; ma alla gente di Liguria. Con i fatti.