"End violence against Women" utilizza immagini forti per parlare di abuso di genere e stupro. L'artista: "Voglio difendere i diritti femminili e sensibilizzare sul problema"
Una campagna contro la violenza sulle donne bloccata da Facebook. Erik Ravelo, artista cubano, ha ricevuto un messaggio dal social network in merito alla sua campagna “End violence against Women“, in cui utilizza immagini forti per parlare di violenza di genere e stupro: “Il tuo post non è stato messo in evidenza in quanto viola le linee guida sulle pubblicità di Facebook perché promuove prodotti o servizi per adulti, compresi giocattoli, video o prodotti per il miglioramento delle prestazioni sessuali”. L’artista ha prontamente risposto all’azione del social: “Mi chiedo come sia possibile che qualcosa che lotta contro lo stupro e la violenza sulle donne possa essere una violazione di per sé. Facebook è inondato di messaggi d’odio, foto sexy e immagini di guerra e terrorismo. La mia arte vuole difendere i diritti delle donne e sensibilizzare le persone su questo problema. Sono un ‘artivista‘, ma questo non viene accettato”.
Erik Ravelo è un artista noto, già stato protagonista di polemiche nel 2011 quale art director della clamorosa campagna Benetton dal titolo “Unhate” in cui ritraeva coppie improbabili di volti noti in un romantico bacio sulla bocca: Papa Benedetto XVI e l’immam del Cairo, Barack Obama e il leader cinese Hu Jintao, Angela Merkel e Nicolas Sarkozy, il presidente palestinese Mahmoud Abbas e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyah. Una successiva campagna – “Gli intoccabili” – ha creato altrettanto scalpore, con sette fotografie dedicate alla condizione dell’infanzia nella società contemporanea tra guerre, consumi, abusi e indifferenza. Le immagini ritraevano un bambino innocente crocifisso sul corpo di un adulto tramutato in strumento di tortura: tra gli altri un cardinale, un pagliaccio-icona di fast food, un soldato e un tecnico del nucleare.
Nel mese di marzo un episodio simile ha fatto nascere una polemica sul web, quando Instagram – di cui Facebook è proprietario – aveva rimosso le immagini di una ragazza con le mestruazioni postate dalla poetessa sikh Rupi Kaur. L’artista, che aveva realizzato una gallery per un corso di retorica visiva, aveva risposto con un post: “Avete cancellato la foto di una donna completamente vestita durante le mestruazioni dichiarando che era contraria alle vostre linee guida, quando proprio le linee guida della vostra comunità rendono chiaro che non possa essere altro che un’immagine accettabile. La ragazza è totalmente vestita. La foto è di mia proprietà. Non attacca un determinato gruppo. Non è nemmeno spam. Non chiederò scusa per non aver nutrito l’ego e l’orgoglio di questa società misogina che non ha nulla da dire su foto in biancheria intima ma censura delle perdite naturali per ogni donna, in un mondo in cui i media ci bombardano di immagini di donne oggetto trattate in maniera meno che umana”. A seguito del dibattito, Instagram si è scusato per la rimozione dell’immagine: “Quando il nostro team elabora le segnalazioni provenienti da altri membri della community di Instagram, a volte facciamo degli errori”.