Sono un dilettante, nel senso del diletto, non potrei mai trasformare in lavoro questa passione che ho per le immagini. Adeguo alla gratuità della vita la mia gratuità. Per questo i miei ritratti sono “forme di vita”. Ogni filmmaker dilettante sogna un compositore “personale “, una colonna sonora originale per i propri film, a me è capitata questa fortuna: Nicola Gelo.
Un angelo. Un angelo decomposto. Un angelo terreno. Anche Nicola mi dona le sue improvvisazioni, sa che non faccio soldi con i miei film, in fondo siamo creature celesti, la sua mente e la sua musica sono schegge di malinconia ultraterrena, una ricerca spirituale continua, un bisogno di purificazione, di pulizia interiore, per accostarsi integro al mondo dei bambini.
Nicola è un maestro, lavora con l’infanzia, sa che i bambini ci guardano, e non solo: ci ascoltano. L’età dove ogni fiore è bagnato di rugiada ha bisogno di un maestro dagli occhi freschi come un mattino di primavera. E Nicola ha questi occhi. Il suo sguardo non tradirà mai lo sguardo di un bambino. Queste sono le sue parole: “considero la mia passata attività artistica come una sorta di olocausto; un combusto preludente all’incontro con la mia vocazione pedagogica. Altra cosa è la scuola; un luogo angusto ove ogni minuscola forma di libertà sembra essere bandita e schiacciata.
Vi è bisogno di arte per dialogare con il mondo degli esseri umani nei primi 9-10 anni di vita. I bambini chiedono dal più profondo di loro stessi che tutto sia loro accostato mediante l’intercessione delle Muse; mediante la viva partecipazione del mondo immaginativo. Il mio desiderio è di aprire un centro di pedagogia terapeutica. Non so da dove nasca questo mio desiderio. Ho imparato a distinguere i sogni dalla vocazione. La vocazione è una scheggia impazzita di futuro che raggiunge il presente. Dobbiamo esser sempre pronti all’incontro.
“Due film vi propongo, un ritratto a Nicola, e un film dove mi sono divertito a strimpellare il piano con lui, improvvisando. Non ho mai suonato il piano ma insieme a Nicola mi sono sentito anche io un maestro. Gli sono grato per la sua amicizia e per i suoi doni musicali.
Pensiero del giorno:
In società sono diventato monosillabico, non ho più voglia di parlare, di fare chiacchiera, a volte mi limito ad annuire, ho dentro un vulcano
spento, è l’amore che non mi fa giocare all’amore, è la condanna di essere sorgente e sete annegata, ma non vivo su un altro pianeta, questa è una fandonia, sono sulla terra come tutti voi, mi sento sempre più vicino alle piante e a chi vive in un coma profondo, mi accontento di sentire la luce sulla mia pelle e il vento, e vorrei dire solo una parola alle feste, una sola…” Ricky, è tutta la sera che non dici una parola “, è vero, può capitare, allora vorrei essere ricordato per avere detto:
“Amore“. Ricky ha detto solo – amore – Non sarebbe meraviglioso?
Ricky Farina
Filmmaker e aforista
Cultura - 12 Aprile 2015
Videoritratti: Nicola Gelo, il ‘decompositore’ angelico
Sono un dilettante, nel senso del diletto, non potrei mai trasformare in lavoro questa passione che ho per le immagini. Adeguo alla gratuità della vita la mia gratuità. Per questo i miei ritratti sono “forme di vita”. Ogni filmmaker dilettante sogna un compositore “personale “, una colonna sonora originale per i propri film, a me è capitata questa fortuna: Nicola Gelo.
Un angelo. Un angelo decomposto. Un angelo terreno. Anche Nicola mi dona le sue improvvisazioni, sa che non faccio soldi con i miei film, in fondo siamo creature celesti, la sua mente e la sua musica sono schegge di malinconia ultraterrena, una ricerca spirituale continua, un bisogno di purificazione, di pulizia interiore, per accostarsi integro al mondo dei bambini.
Nicola è un maestro, lavora con l’infanzia, sa che i bambini ci guardano, e non solo: ci ascoltano. L’età dove ogni fiore è bagnato di rugiada ha bisogno di un maestro dagli occhi freschi come un mattino di primavera. E Nicola ha questi occhi. Il suo sguardo non tradirà mai lo sguardo di un bambino. Queste sono le sue parole: “considero la mia passata attività artistica come una sorta di olocausto; un combusto preludente all’incontro con la mia vocazione pedagogica. Altra cosa è la scuola; un luogo angusto ove ogni minuscola forma di libertà sembra essere bandita e schiacciata.
Vi è bisogno di arte per dialogare con il mondo degli esseri umani nei primi 9-10 anni di vita. I bambini chiedono dal più profondo di loro stessi che tutto sia loro accostato mediante l’intercessione delle Muse; mediante la viva partecipazione del mondo immaginativo. Il mio desiderio è di aprire un centro di pedagogia terapeutica. Non so da dove nasca questo mio desiderio. Ho imparato a distinguere i sogni dalla vocazione. La vocazione è una scheggia impazzita di futuro che raggiunge il presente. Dobbiamo esser sempre pronti all’incontro.
“Due film vi propongo, un ritratto a Nicola, e un film dove mi sono divertito a strimpellare il piano con lui, improvvisando. Non ho mai suonato il piano ma insieme a Nicola mi sono sentito anche io un maestro. Gli sono grato per la sua amicizia e per i suoi doni musicali.
Pensiero del giorno:
In società sono diventato monosillabico, non ho più voglia di parlare, di fare chiacchiera, a volte mi limito ad annuire, ho dentro un vulcano
spento, è l’amore che non mi fa giocare all’amore, è la condanna di essere sorgente e sete annegata, ma non vivo su un altro pianeta, questa è una fandonia, sono sulla terra come tutti voi, mi sento sempre più vicino alle piante e a chi vive in un coma profondo, mi accontento di sentire la luce sulla mia pelle e il vento, e vorrei dire solo una parola alle feste, una sola…” Ricky, è tutta la sera che non dici una parola “, è vero, può capitare, allora vorrei essere ricordato per avere detto:
“Amore“. Ricky ha detto solo – amore – Non sarebbe meraviglioso?
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Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "È quello che abbiamo chiesto. Ma capire è una parola inutile. Io non capisco niente e chi ci capisce è bravo. Si chiede, si fa e si combatte per ottenere rispetto. Capire no, mi spiace. Magari, capire qualcosa mi piacerebbe". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, dopo l'incontro con la premier Giorgia Meloni a palazzo Chigi ai cronisti che le chiedono se la giornalista potrà avere altre visite da parte dell'ambasciata.
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - Nella telefonata di ieri "avrei preferito notizie più rassicuranti da parte sua e invece le domande che ho fatto... glielo ho chiesto io, non me lo stava dicendo, le ho chiesto se ha un cuscino pulito su cui appoggiare la testa e mi ha detto 'mamma, non ho un cuscino, né un materasso'". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, dopo l'incontro con la premier Giorgia Meloni a palazzo Chigi.
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "No, dopo ieri nessun'altra telefonata". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, ai cronisti dopo l'incontro a palazzo Chigi con la premier Giorgia Meloni. "Le telefonate non sono frequenti. E' stata la seconda dopo la prima in cui mi ha detto che era stata arrestata, poi c'è stato l'incontro con l'ambasciatrice, ieri è stato proprio un regalo inaspettato. Arrivano così inaspettate" le telefonate "quando vogliono loro. Quindi io sono lì solo ad aspettare".
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "Questo incontro mi ha fatto bene, mi ha aiutato, avevo bisogno di guardarsi negli occhi, anche tra mamme, su cose di questo genere...". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, lasciando palazzo Chigi dopo l'incontro con la premier Giorgia Meloni.
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "Cerca di essere un soldato Cecilia, cerco di esserlo io. Però le condizioni carcerarie per una ragazza di 29 anni, che non ha compiuto nulla, devono essere quelle che non la possano segnare per tutta la vita". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, dopo l'incontro con la premier Giorgia Meloni a palazzo Chigi.
"Poi se pensiamo a giorni o altro... io rispetto i tempi che mi diranno, ma le condizioni devono essere quelle di non segnare una ragazza che è solo un'eccellenza italiana, non lo sono solo il vino e i cotechini". Le hanno detto qualcosa sui tempi? "Qualche cosa - ha risposto -, ma cose molto generiche, su cui adesso certo attendo notizie più precise".
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "La prima cosa sono condizioni più dignitose di vita carceraria e poi decisioni importanti e di forza del nostro Paese per ragionare sul rientro in Italia, di cui io non piango, non frigno e non chiedo tempi, perché sono realtà molto particolari". Lo ha detto Elisabetta Vernoni, mamma di Cecilia Sala, dopo l'incontro a palazzo Chigi con la premier Giorgia Meloni.
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "Adesso, assolutamente, le condizioni carcerarie di mia figlia". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, dopo l'incontro con la premier Giorgia Meloni a palazzo Chigi ai cronisti che le chiedono quali siano le sua maggiori preoccupazioni. "Lì non esistono le celle singole, esistono le celle di detenzione per i detenuti comuni e poi le celle di punizione, diciamo, e lei è in una di queste evidentemente: se uno dorme per terra, fa pensare che sia così...".