Il direttore della divisione Affari istituzionali, legali e analisi strategiche del Biscione: "Non ho visto la serie su Tangentopoli. Murdoch adora litigare"
“Io non ho Sky” e così la domanda resta appesa e l’interlocutore disarmato. Oltre vent’anni in Mediaset, direttore degli affari istituzionali e membro del comitato esecutivo, Gina Nieri conosce la tecnica per dire molto senza dire troppo. No, non ha visto la serie tv 1992 di Sky, ma l’algido distacco è pur sempre una tecnica, appunto: “I giornali li leggo, mi pare che segnalino anche evidenti falsità storiche“. Non c’è maniera di estorcere a Nieri un aggettivo negativo su Matteo Renzi, anzi: il tentativo più che vano, è stupido. Perché Nieri approva la riforma Rai di Renzi: “Colpisce nel segno: più servizio pubblico e meno ascolti facili. Ha un’idea di Viale Mazzini che contrasta con gli ultimi anni di deriva commerciale”.
Iniziamo da 1992, cos’è che contesta?
Io c’ero e vi assicuro che nel 1992 la politica era lontana, i canali di Mediaset erano il megafono di quel che accadeva in procura. Posso firmare e controfirmare. E quando due anni dopo Berlusconi scese in campo, era lui la mente politica. Dell’Utri selezionò i primi quadri del partito.
E allora boicotta Sky.
Non sono una cliente di Murdoch, non ci crede?
1992 offende Mediaset?
Sky è un gruppo che adora litigare, ne fa un metodo di concorrenza. Non sarà una coincidenza l’errata versione che propinano al pubblico.
Ecco, ci siamo: adesso può giurare a Sky che non cederete i diritti tv per la Champions League.
Esatto, sfrutteremo fino in fondo i benefici dell’esclusiva.
E state preparando l’invasione sul satellite, volete vendere le partite nel territorio di Sky?
È una delle ipotesi che stiamo valutando per allargare l’offerta a tutto il pubblico. Non ci appassiona un’opera di disturbo a Sky.
Chi l’ha spuntata fra di voi?
Il consumatore che ha ottenuto più occasioni e più concorrenza, a differenza della vulgata su Mediaset e Viale Mazzini descritti come la coppia che sguazza fra i palazzi dei politici e Sky regina della libera attività.
Dov’è l’inganno?
Vuole scherzare? Ci appiccicano addosso l’etichetta di monopolisti, ma dimenticano che Sky supera l’80 per cento del mercato pay tv e non è sottoposta a vincoli. In Inghilterra, l’autorità Ofcom non lascia sgambettare Sky con questa serenità.
Che ospitalità ha ricevuto l’australiano Rupert Murdoch?
La politica italiana l’ha trattato con riguardo, in Sky sono bravi a farsi trattare in questo modo. E ammetto che sanno fare televisione.
Ora che la posizione politica di Berlusconi è più debole, non temete interventi su Mediaset?
L’inquilino di Palazzo Chigi in quanto tale non ci ha mai preoccupato e non ci preoccupa. Certo, se corrisponde all’azionista di maggioranza di Mediaset (cioè Berlusconi, ndr), diventa più complicato.
Il titolo in ascesa, le manovre su Premium: il Patto del Nazareno vi è convenuto.
La stabilità politica è un bene per il sistema, non soltanto per un attore di quel sistema. Patto o non patto, la nostra azienda è uno dei pochi campioni nazionali rimasti. Contribuiamo all’identità di questo Paese, produciamo contenuti e diamo lavoro a migliaia di persone.
Renzi non spaventa neanche voi?
Ha il potere per agire come vuole, non penso abbia interesse a penalizzare Mediaset.
Vi piace la Rai che ha disegnato il fiorentino: un canale senza pubblicità e un’azienda senza l’assillo degli ascolti?
Ho esaminato il testo di legge sulla governance e condivido nelle linee guida di Renzi il ruolo di eccellenza culturale del servizio pubblico. E ha senso una Viale Mazzini pubblica, ma con una caratteristica chiara: deve fare un prodotto nazionale e non avere un approccio commerciale aggressivo.
Quando Viale Mazzini tampina gli inserzionisti, vi dà fastidio. E poi vi infuriate.
Mi perdoni, applicare sconti, che Nielsen stima superiori all’80 per cento per drenare ogni genere di pubblicità, è un danno per l’intero mercato dei media, carta stampata in testa.
Renzi sistema le cose, lo dovreste ringraziare.
Non vorrei dare l’abbraccio mortale al premier, ma questa riforma che dà a Viale Mazzini una guida manageriale mi sembra corretta. Ovviamente, visto che parliamo di soldi pubblici, con il Parlamento che sorveglia. Ovunque in Europa il servizio pubblico è finanziato dai cittadini e non s’avventura in rincorse commerciali per strizzare l’occhio all’indice Auditel.
Non mollate neppure Rai Way.
Vorrei un po’ di sincerità: l’offerta di fusione con Ei Towers è una follia? Nessuno ha definito così il progetto industriale. Piazza Affari ha accolto con entusiasmo l’operazione, ma non abbiamo ancora avuto risposte nel merito, solo reazioni politiche. Il ministro dell’Economia, mentre afferma che per controllare l’Enel è sufficiente il 25 per cento, alza le barricate su Rai Way che deve rimanere pubblica al 51 per cento.
Non vi inducono a una resa, però.
Tutt’altro, Ei Towers ha comunicato che è disponibile anche a quote di minoranza. Questo dovrebbe rendere più facile la strada per l’operatore unico che, a certe condizioni, anche il sottosegretario Giacomelli pare non escludere.
Questa vostra smania prelude a una vendita di Mediaset?
No, lo escludo. Deciderà l’azionista, ma in termini di business siamo aperti a collaborazioni con altri gruppi.
Telecom o Vivendi?
Non lo so, ci sono situazioni ancora fluide che ci passano sopra la testa, come Vivendi in Telecom. Mediaset vuole diffondere i propri contenuti su tutte le piattaforme, anche attraverso la banda larga.
Volete replicare l’accordo che Telecom ha siglato con Sky?
Telecom sostiene che l’accordo non è esclusivo, ma si narra di introiti minimi garantiti e di penali salate: questo renderebbe l’accordo irreplicabile. Telecom detiene l’unica infrastruttura di rete e non può tenere fuori la concorrenza. Le regole non possono pesare soltanto su di noi.
Non vi hanno mai ingabbiato, le regole.
Guardi, ho sul tavolo un manuale di 165 pagine che riporta gli infiniti paletti che dobbiamo rispettare per competere sul mercato e, nel frattempo, Google, Youtube e Facebook godono nell’anarchia. Solo Google si prende circa 1,4 miliardi di pubblicità l’anno, e tutto quel gruppo non paga le tasse e ignora il diritto d’autore. È un problema che tocca le televisioni e la carta stampata, i siti internet e il cinema: tutti i produttori di contenuti originali.
Qual è il rischio?
L’Europa ha un paio di anni per rimediare a una lunga stagione di sonnolenza. Il governo italiano ci ha ascoltato. Durante il semestre europeo, l’Italia ha fatto ratificare dei provvedimenti molto utili sulla difesa della produzione europea e a favore di un campo di gioco con regole uguali per tutti. Non siamo scemi, non vogliamo che Google & C. siano sottomessi a 165 pagine di norme astruse, ma che siano rimosse le asimmetrie.
E com’è il futuro di Mediaset, chi comanderà?
Chi vuole che comandi? Fedele Confalonieri e Pier Silvio Berlusconi.
Al Biscione farebbe comodo o sarebbe scomodo un nuovo Berlusconi in politica?
Di Silvio ce n’è uno, tutti gli altri…
Com’è rigorosa. C’è da scommettere che ha sempre votato Forza Italia.
Mi sembra una scommessa intelligente.
Non guarda né la Rai né La7, banale.
Sbagliato. Rai5 mi piace molto, La7 la vedo meno.
Un giornalista che vorrebbe in Mediaset?
Le interviste di Giovanni Minoli di Mixer erano fantastiche.
da Il Fatto Quotidiano dell’11 aprile 2015