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Grecia e Puglia: l’alleanza euro-mediterranea funziona?

Ponti, incontri e tramonti. Non c’è solo una vicinanza materiale di 80 miglia nautiche tra le coste di Puglia e Grecia. Ma anche la consapevolezza che un humus comune, frutto di storie, culture, esperienze e possibili nuove interlocuzioni, sia tremendamente attuale. E che oggi, complice l’eurocrisi economica e soprattutto politica, può portare ad utili intrecci tra le due sponde dell’Adriatico, con la Fiera del Levante a recitare il ruolo di hub istituzionale per nuovi scenari di rapporti commerciali e interculturali.

Questa la traccia che ho seguito nel realizzare il documentario Puglia e Grecia: storie di ponti, incontri e tramonti edito dalla Nicholaus edizioni, che sarà presentato alla Feltrinelli di Bari il prossimo 20 aprile. Grecia e Puglia si ‘conobbero’ molti anni fa. Troppo forte il filo rappresentato dalle mille e più culture che dallo Ionio all’Adriatico hanno interessato e abbracciato il tacco d’Italia. Un rapporto che è proseguito negli anni, sino a prendere vigorìa dopo lo sviluppo democratico di Italia e Grecia. E che oggi si scopre ogni giorno più intenso, in virtù di nuove consapevolezze, scambi commerciali, filoni culturali che ingrossano progressivamente le proprie fila.

Se c’è un aspetto positivo dell’attuale crisi economica, è che si rendono imprescindibili idee nuove, a costo zero e dall’alto impatto socio-finanziario. E la strategica posizione geografica della Puglia, molo naturale piazzato nel bacino euromediterraneo, potrebbe rappresentare una nuova linfa. Perché allora non immaginare così come fatto qualche anno fa dalla Camera di Commercio italoellenica di Roma degli appuntamenti one to one tra imprese pugliesi e greche? Forse criticità comuni ed esigenze altrettanto comuni di tirarsi fuori dal pantano della recessione potrebbero essere foriere di risultati.

Lecito chiedersi: il futuro della Puglia parlerà greco, e quello della Grecia potrà parlare pugliese? Il pensiero corre a nuovi progetti, legati a cultura e Mediterraneo, al ruolo politico di federatore nel Mare Nostrum, all’interscambio marittimo per proseguire con sagacia sulla strada già tracciata dai progetti Interreg Puglia-Grecia, ma evitando di sprecare il denaro pubblico in partite di giro. Serve osare e alzare lo sguardo oltre il proprio steccato per immaginare come sarà il Mediterraneo del 2030. In questo senso, il piccolo cabotaggio della stragrande maggioranza delle imprese pugliesi può paradossalmente essere un vantaggio nel rapportarsi ad un’economia azzoppata come quella ellenica.

Non dimentichiamo l’apporto anche geopolitico che questa regione può assumere guardando alle primavere arabe fino ad oggi completamente ignorate, alle singole realtà territoriali che possono realizzare una sorta di ‘eurorete del Mediterraneo’. Certo, c’è tanto ancora da fare e realizzare tra le due sponde dell’Adriatico, ma soprattutto grazie alla imminente privatizzazione della Fiera del Levante si potrebbe disporre di un vero e proprio hub istituzionale per progetti commerciali e culturali ad ampio raggio. Con un’interlocuzione da strutturare lungo l’intero Mediterraneo, dove fino ad oggi, Libia inclusa, l’Italia ha semplicemente scelto di non scegliere.