Non c’è nessun colpevole per le maxi varianti in corso d’opera che fecero lievitare di 25 milioni i costi dell’ospedale di Ferrara. Né per il calcestruzzo, ‘depotenziato’ secondo la Procura, con cui venne costruito. Dopo quasi due anni di dibattimento e cinque anni di inchiesta (senza contare i 21 anni necessari per il completamento della struttura e i 500 milioni di costi) si chiude con una assoluzione collettiva il processo di Cona.
Il giudice collegiale ha emesso sentenza di assoluzione con formula piena per 10 degli 11 imputati, chiamati a rispondere a vario titolo di abuso d’ufficio, truffa, omissioni d’atti d’ufficio e falso ideologico. L’unica condanna, a sei mesi, riguarda un capo di imputazione minore, l’incompatibilità di un membro della commissione di collaudo.
Prima di lui, in fase di udienza preliminare, era stato condannato a un anno in rito abbreviato per abuso di ufficio e falso ideologico Marino Pinelli, modenese di 79 anni, all’epoca responsabile amministrativo dell’appalto, ora in attesa dell’appello.
Alla sbarra erano Riccardo Baldi, ex direttore generale dell’azienda ospedaliero universitaria, Fulvio Rossi, ingegnere capo del Comune di Ferrara, Carlo Melchiorri, direttore dei lavori, Giorgio Beccati, responsabile unico del procedimento, Giuliano Mezzadri di Prog.Este, concessionaria dell’appalto, Ruben Saetti, presidente del cda di Progeste, Guglielmo Malvezzi, capo commessa per il Consorzio Cona, Nicola Fakes, responsabile del controllo di produzione, Roberto Trabalzini, addetto alla contabilità lavori, Andrea Benedetti. Per Mario Colombini, amministratore delegato della Calcestruzzi S.p.A., la pm Patrizia Castaldini aveva già chiesto l’assoluzione per mancanza di prove. La pubblica accusa sostenuta (non c’erano parti civili, non essendosi costituita nemmeno l’azienda ospedaliera) aveva chiesto in totale per gli 11 imputati una pena di 15 anni.