Quando Mauro Moretti sedeva ancora sulla poltrona di vertice delle Ferrovie dello Stato non si era trattenuto dal dire chiaramente che cosa pensava del tetto agli stipendi dei manager pubblici (239.181 euro lordi all’anno) introdotto dall’allora neo premier Matteo Renzi. A marzo 2014 si era spinto a dire che se ne sarebbe andato dalle Fs se gli fosse stata decurtata la busta paga. “Prendo 850mila euro all’anno, il mio omologo tedesco ne prende tre volte e mezza tanto”, la giustificazione. Fortuna che un mese dopo lo stesso Renzi lo ha scelto per guidare Finmeccanica, che essendo quotata non è soggetta a quei paletti. Così nel 2014 il supermanager ha potuto guadagnare, per i sette mesi e mezzo in cui ha ricoperto il ruolo di amministratore delegato e quello di direttore generale, 1,44 milioni di euro. Corrispondenti a 2,3 milioni annui: più di quanto riconosciuto al predecessore Alessandro Pansa, la cui busta paga 2013 è ammontata a 1,468 milioni. Mentre per i quattro mesi e mezzo lavorati nel 2014 ha preso 407mila euro, cioè 90.444 al mese, contro una media di 192.267 per Moretti. Pansa si è poi consolato con la buonuscita di 5,45 milioni intascata a fine mandato.
A fare i conti in tasca ai due manager è Il Sole 24 Ore, che riporta come la remunerazione massima del numero uno dell’azienda della difesa e dell’aerospazio possa arrivare a un massimo di 2,28 milioni lordi all’anno suddivisi tra 920mila euro di fisso, 1,28 milioni di bonus massimo e 80mila euro di gettone da consigliere. Ma, nei fatti, a fronte di uno stipendio fisso identico Pansa non ha ricevuto alcun bonus mentre Moretti se ne è visto riconoscere uno di 797mila euro per “aver raggiunto l’obiettivo di deconsolidare AndaldoBreda“. Cioè la sofferente società specializzata nella costruzione di treni, tram e metropolitane, venduta alla giapponese Hitachi insieme al gioiellino Ansaldo Sts.